Potrebbe profilarsi un duello nel duello, quello interno al centrosinistra, prim’ancora che contro il centrodestra. Alle elezioni amministrative dell’8 e 9 giugno mancano ormai poco più di due mesi, tra cinque settimane si consegneranno le liste e ora ogni giorno conta per i processi decisionali. Lo sa bene anche Patrizia Manzo, già due volte consigliere regionale del Movimento 5 Stelle e coordinatrice provinciale. Proprio dall’incarico fiduciario e dalla realtà pentastellata si è dimessa in modo irrevocabile, già da tempo, ma ha voluto renderlo noto solo nelle ultime ore, attraverso il periodico “La Fonte” e il profilo Facebook. Lei già da settimane partecipa ai tavoli della coalizione civica, con Termoli Domani, ora denominata coalizione civico-progressista poiché ha ampliato il novero dei simboli presenti (perdendone due per strada). Proprio sulla Manzo si concentrano le idee di puntare sull’ex esponente di minoranza a Palazzo D’Aimmo, per una candidatura più politica che rappresenti l’area riformista. Dall’altra parte, coloro che hanno animato il tavolo al Café de Paris di due sere fa, non arretrano di un millimetro, e parliamo soprattutto del Pd e della lista civica VotaxTe, col supporto di Socialisti e Italia Viva, ma anche lo stesso Movimento 5 Stelle starebbe rivedendo le proprie posizioni, perché fino a ora di nomi, a parte quello di Joe Mileti, non ne sono stati fatti e allora si riparte dal certo per l’incerto e non viceversa. Vedremo, domani sera sarebbe in programma l’ultimo vertice, mentre oggi in riunione ci sarà proprio la coalizione civico-progressista, che qualcuno chiama “manziana”. Intanto, la Manzo, non lo dice, ma è chiaro anche le parole che ha usato, avviano un nuovo percorso: «Se dovessi spiegare cosa è per me un politico, racconterei la “teoria della cura” e la figura dell’artigiano che la applica. Nel mio personale percorso, ho incontrato molti strateghi del risiko, tanti generali vendicativi che, per strada, hanno dimenticato cosa è la gratitudine, la cura, il valore della gentilezza praticata in ogni ambito. Anche nel fare politica, anche e soprattutto nelle Istituzioni. Il mio percorso politico, già. Dieci anni dentro la massima Istituzione della regione, quella che rappresenta tutti i cittadini, con il Movimento 5 Stelle. Al quale va dato atto di aver dato voce a tantissimi giovani, preparati e competenti, che si confrontavano animatamente sì, ma sui temi. Ricordo ancora, con particolare emozione, le interminabili discussioni su argomenti che oggi sono entrati di prepotenza, e gioco forza, nell’agenda politica. Temi che sono la concretizzazione della “teoria della cura”. Le energie rinnovabili, le azioni da porre in essere per fermare il consumo di suolo e la enorme produzione di rifiuti, la necessità di una maggiore democrazia diretta e partecipativa, l’economia circolare, l’autoproduzione dell’energia, ai tempi impensabile. Cura dei luoghi, del territorio che diventa rispetto per chi lo abita.
E poi, quel concetto che oggi racchiude il senso dell’impegno, che è parte della “teoria della cura”: nessuno deve rimanere indietro. Il Movimento 5 stelle non è cambiato, è cresciuto e si è evoluto. Ma come spesso accade, con il tempo e il gradimento sempre maggiore che ha riscontrato nei cittadini, alcune volte si è trasformato in un ring dove hanno combattuto progetti diversi da quelli originari. Insieme a quell’impegno, totalizzante e assolutamente interessante grazie al quale sono cresciuta come donna e come persona, c’è stata “La Fonte”. Un luogo dell’anima, dove ho ritrovato quel senso della cura, uno spazio dove i temi diventano centrali, dove gli ultimi sono i primi. Ha provato con determinazione e senza cedimenti a portare avanti una “piccola” rivoluzione culturale. E chissà, forse senza rendersene pienamente conto, l’ha già fatto. Con i miei nuovi compagni di viaggio, che non mi hanno mai voluto sovrastare né hanno tentato mai di assorbire i miei primi amici di avventura, sempre rispettati pur nelle diversità, mi sono sentita a casa e ho trovato una mia nuova dimensione. Dopo l’esperienza delle ultime elezioni regionali, ho avuto bisogno di staccare, di prendermi cura di me, di tornare ad accudire quello che mi gratifica. I fiori del giardino, le amicizie vecchie e nuove, un cambiamento che ha richiesto uno sguardo diverso ma sempre rispettoso.
In questo percorso personale, ho ritenuto doveroso presentare le mie dimissioni irrevocabili dalla dirigenza del Movimento, con la speranza che questa decisione avrebbe lasciato spazio a qualcuno pronto a dare un nuovo slancio al Movimento 5 Stelle. Io non potevo, ne ero pienamente consapevole. Per le tante dinamiche subite, per lo sforzo profuso nel mantenere fede a una volontà popolare, ho dimenticato di prendermi cura di me. Così, a un certo punto, dopo aver assunto – consapevolmente e con orgoglio, e ne sono infinitamente grata – la responsabilità di settemila molisani che mi hanno indicato come la loro portavoce, sono entrata in una sorta di debito di ossigeno, ho avuto bisogno di respirare. Il mio ingresso nelle Istituzioni è avvenuto che avevo 36 anni, con una carriera professionale in crescita che ho consapevolmente accantonato per il fine ultimo del bene comune. Per quella “teoria della cura” che pratico da sempre. Ma, in questo tempo sospeso, mi sono resa conto che mi stavo prendendo cura di qualcosa che era solo mio. Quella non era la cura dell’artigiano, quella alla quale io invece mi sono sempre ispirata nei miei comportamenti personali e nell’agire politico. Allora, mi sono rimboccata le maniche. L’ho fatto grazie ai nuovi compagni di viaggio che sono riusciti a coinvolgermi, che mi hanno spronato a portare avanti un progetto che avevamo già intrapreso insieme. Quel progetto è un programma, per la città che tutti amiamo. Una città di riferimento per il basso Molise e per tutti i molisani, il vero cuore pulsante della nostra regione, il motore del futuro di una terra che non ha alcuna intenzione di arrendersi. Termoli.
Un programma di cura, di attenzione, di sensibilità e di dedizione. Tutti insieme, ognuno portando in dote la propria sensibilità, abbiamo iniziato a costruire un progetto di governo con i cittadini, mettendo a disposizione di tutti il lavoro costruito negli anni, con attenzione e senza aspettare la campagna elettorale… Un lavoro che sottintende il vero concetto del ‘fare politica’: avere una visione non meramente analitica ma sforzarsi il più possibile verso una sintesi, che assorba in maniera proficua le varie anime che compongono il corpo sociale. Nei fatti, significa confrontarsi anche con il territorio, le comunità e le minoranze, in maniera più concreta e meno divisiva. E ora è arrivato il tempo per chi vuole prendersi cura dell’altro nel senso più alto. Fare politica attraverso le Istituzioni che ci rappresentano. C’è un mondo fuori dai Palazzi che avverte il bisogno di una leadership della gentilezza, orientata al compito e al risultato ma vocata all’ascolto, all’attenzione, alla cura appunto. Perché prima di dire cosa bisogna fare, occorre ascoltare e rendere partecipe la comunità. Gentilezza è prendersi cura degli altri, dei luoghi in cui lavoriamo, in cui viviamo, della nostra terra e dei cittadini. Forza Termoli! Forza Molise! Facciamo in modo che ognuno possa dire: questa è la mia casa, voglio prendermene cura!»