Sono 28.618 gli elettori chiamati oggi pomeriggio e l’intera giornata di domani alle urne a Termoli, sia per rinnovare l’amministrazione comunale che per esprimersi alle elezioni europee. Ma è chiaro che il dato che più importa localmente è quello di chi sarà il nuovo sindaco, successore del tandem Francesco Roberti-Vincenzo Ferrazzano che ha caratterizzato l’ultimo quinquennio. Dei 28.618 elettori, 13.924 sono maschi e 14.694 sono donne, distribuiti sulle 29 sezioni, compresa quella speciale dell’ospedale San Timoteo. Sei gli aspiranti primi cittadini in lizza, con quattordici liste nel complesso. Rigorosamente in ordine di apparizione sulla scheda elettorale: Daniela Decaro col simbolo di Termoli Libera, Nico Balice con le sei liste, in base all’ordine progressivo estratto oggi: Popolari, Fi, Fdi, Diritti e Libertà, Lega e Termoli Insieme; Marcella Stumpo con Termoli bene Comune-Rete della Sinistra, Manuela Vigilante con M5S e Pd. Andrea Montesanto con Costruire Democrazia e Joe Mileti con Voglia di Termoli, Democrazia è Solidarietà e Giovani per Termoli. Proposte diverse e distinte, cinque appartenenti a un ipotetico unico schieramento, frammentatosi da novembre a maggio, e il centrodestra compatto. Due blocchi quelli che ieri hanno caratterizzato i comizi di chiusura della campagna elettorale, le 3 civiche con Montesanto in piazza Insorti d’Ungheria, la Decaro sul lungomare Nord e la Stumpo in piazza Monumento, nel giro di un’oretta abbondante, dalle 18.10 alle 19.20 come orari di inizio (la Decaro alle 18.40), più serali gli altri, con uno spettacolo particolare per Mileti, dalle 20.30 a Largo Tornola nel cuore del borgo antico per poi chiudere in tarda serata con Vigilante al Belvedere dei Fotografi alle 22 e più tardi ancora con Balice in piazza Duomo, che ha replicato la chiusura che già avvenne lo scorso anno per la candidatura di Francesco Roberti a Governatore, coi parlamentari di centrodestra e lo stato maggiore della coalizione, a mostrare i muscoli. Toni che solo a volte si sono accesi per davvero, in una strana competizione dove ormai a farla da padrone sono più i social che le piazze, con sedi che fungevano da segreteria e non da catalizzatore di consenso. Nell’ultima settimana c’è stato un marcato attacco da parte dei cinque largo-progressisti verso Balice, forse nel tentativo di strappare un ballottaggio, strategia che saranno gli elettori a dover giudicare, ma è chiaro che la battaglia primaria di tutti è contro l’astensionismo.