Il presidente di Confindustria Molise Vincenzo Longobardi interviene sul tema dell’industria dell’automotive, auspicando un futuro per lo stabilimento di Termoli. «Sono anni che il settore dell’automotive europeo e tutta la catena di fornitura soffrono per l’incapacità di soddisfare la domanda dei mercati. Lo scenario è diventato ancor più critico con la sciagurata decisione della Commissione europea di imporre un forzato passaggio all’elettrico, con buona pace di un’intera filiera ed un milione di lavoratori, ma soprattutto con la completa noncuranza degli interessi dell’unico vero interlocutore: il consumatore. A qualunque imprenditore attento, ben consapevole della capacità competitiva dei produttori asiatici nel settore – non solo sui costi, ma anche in tecnologia – era molto chiaro che sarebbe stato un suicidio. Ma tant’è, ed ora bisogna correre ai ripari. Una volta compreso che l’auto elettrica avrà un futuro quando saremo in grado di avere abbondante energia elettrica a basso costo (o meglio, il cui costo sarà quasi solo fiscale), quando saremo in grado di effettuare ricariche in breve tempo con batterie a lunga durata e soprattutto quando il prezzo di vendita sarà sostenibile con i costi dell’industria europea, quando il “vero” impatto ambientale, dato non solo dalle emissioni dirette sarà chiaro e trasparente, quando si terrà anche conto della neutralità tecnologica e sociale, allora forse conquisteranno il mercato, senza bisogno di incentivi ed obblighi dall’alto. Prima di allora, dubito che le quote di mercato superino cifre da minima sostenibilità. L’effetto maggiore di questa folle decisione paradossalmente si riflette proprio in quelle aree che la Commissione europea vorrebbe riequilibrare con le politiche di coesione. Lo strabismo dirigista da una parte toglie linfa vitale a un’industria principalmente collocata nel Mezzogiorno e sostenuta nel passato da politiche ad hoc e dall’altra dispone fondi che spesso non arrivano dove dovrebbero o non producono gli effetti sulla competitività del nostro settore industriale. In questa cornice viene anche revocata la decontribuzione Sud, come se già non bastassero i danni subiti negli ultimi 4 anni. La decontribuzione ha sicuramente favorito e favorirebbe l’occupazione molto più di tante altre iniziative sporadiche e avrebbe sicuramente facilitato proprio quegli investimenti che oggi stanno timidamente defilandosi. Quello che sta accadendo a Termoli è solo l’ultimo tassello degli effetti di una politica europea sviluppata ideologicamente contro l’industria, e senza alcun senso; a favore di paesi esteri, molto più inquinatori e senza alcuna seria valutazione di impatto sociale. L’automotive è solo uno dei settori, quello più evidente perché sotto la lente dell’opinione pubblica, ma sono molteplici i settori industriali colpiti da queste politiche indirizzate ad un unico scopo senza nessuna profonda valutazione degli impatti che generano. Mi auguro che l’Automotive Cells Company (Acc) – la joint venture tra Stellantis, Mercedes-Benz e Saft -riesca a contemperare nuove strategie di sviluppo dell’ibrido in modo da mantenere a Termoli un impianto che coniughi le reali esigenze del mercato con lo sviluppo del territorio, facendo leva su competenze, layout e investimenti disponibili”.