Giornata di assemblee quella di ieri allo stabilimento Stellantis di Termoli, dopo dalle 12.30 alle 13.30, dalle 14 alle 15 e dalle 22 alle 23, i segretari territoriali e regionali di Fim-Cisl, Uilm, UglM e Fismic-Confsal hanno discusso coi lavoratori delle novità, purtroppo non positive, inerenti al progetto della Gigafactory di Acc, dopo lo stop imposto almeno fino a tutto il 2024.
Li abbiamo incontrati all’uscita dopo quella pomeridiana, davanti ai cancelli di Termoli 1, per farci dire cosa sia emerso e soprattutto cosa si intenderà fare.
Per Giovanni Mercogliano, segretario provinciale della Fismic-Confsal, «Abbiamo fatto queste assemblee molto partecipate, per riportare quelli che sono stati gli esiti degli incontri che abbiamo avuto al Mimit, l’ultimo quello dell’11 giugno dove abbiamo registrato lo stop al processo che porterà alla costruzione della Gigafactory qui, sul territorio di Termoli, uno stop dovuto secondo l’azienda a un mercato dell’elettrico che non tira in questo momento e a una ricerca sui prodotti e sulle tecnologie che potrebbe migliorare i costi e anche le performance delle nuove batterie che andranno sui prodotti di Stellantis. C’è molta incertezza molto incertezza per il futuro, ma noi ribadiamo che la Gigafactory per questo territorio deve essere un’opportunità, in quanto la transizione dell’elettrico e si è decisa a livello europeo, la Gigafactory è fondamentale per salvaguardare l’occupazione». A seguire Marco Laviano, segretario regionale della Fim-Cisl: «Le assemblee sono il primo passo di un percorso di sensibilizzazione dentro e fuori lo stabilimento. Il nostro interesse era principalmente coinvolgere tutte le lavoratrici e i lavoratori, spiegare qual era lo stato dell’arte, le decisioni del gruppo Stellantis in primis. Ora proveremo a coinvolgere tutti, maestranze, istituzioni a livello comunale, provinciale e regionale in un direttivo regionale in cui tutte le organizzazioni sindacali, dove siano invitati tutti gli attori che dovranno in qualche modo dire la loro e trovare una strada comune per dare la massima rilevanza e attenzione al territorio di Termoli, a questo nucleo industriale, alla regione Molise stessa». Sollecitato a riguardo, Laviano non ha escluso che una mobilitazione a largo raggio possa sfociare anche in una protesta. «A quel tavolo dovremmo prendere le decisioni finali, abbiamo l’idea di una mobilitazione che possa essere una manifestazione, che possa essere qualcosa di più grande, che vada nell’unica direzione di alzare il livello di attenzione su Termoli a livello nazionale e non solo, non si piò più scherzare. Se l’indirizzo è quello dell’elettrico, si vada in quella direzione. Se invece qualcuno sta ripensandoci, a quel punto Stellantis deve garantire produzioni endotermiche sul territorio molisano. Perché solo così avremo saturazione produttiva e livelli occupazionali adeguati». Francesco Guida (Uilm) evidenzia che: «Quello che è accaduto la scorsa settimana al Mimit è stata una doccia fredda, perché sicuramente non ci aspettavamo quello che poi è accaduto; è chiaro che da parte nostra, dopo aver illustrato quelle che poi saranno le nostre rivendicazioni nelle prossime settimane, faremo un incontro con tutte le organizzazioni sindacali, territoriali e nazionali, in cui è chiaro che alzeremo il tiro, cercheremo di coinvolgere anche il territorio, perché in questo momento Termoli ha bisogno di certezze, le certezze in questa fase ci provengono dal motore endotermico, che per noi Stellantis deve continuare a produrre a Termoli, in attesa di capire che cosa poi ne sarà del progetto di Acc, quindi faremo pressione su questo. Noi crediamo che diversi siano i fattori alla base della frenata sulla Gigafactory, sicuramente il nuovo quadro politico europeo determinerà probabilmente un cambiamento rispetto all’auto elettrica e soprattutto rispetto ai suoi tempi, poi abbiamo un’altra questione. Ad oggi questo progetto che conta di 400 milioni di euro di finanziamento pubblico, non ha visto lo Stato erogare nemmeno un centesimo. Infine, abbiamo un mercato dell’auto elettrica che ha dei numeri risibili in Italia, il mercato occupa il due per cento. Quindi se sommiamo il mix di queste tre componenti abbiamo la verità complessiva». Infine, Domenico Guida della Ugl metalmeccanici: «Era da tempo che non erano così partecipate le assemblee. Dovremmo reagire con molta forza e molta energia. I lavoratori sono preoccupati quanto noi, però si aspettano un qualcosa di buono, da noi e dalla Regione, dalle segreterie nazionali e dal Governo. Diciamo che c’è ancora una fiducia a tempo».
Emanuele Bracone

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