Il pianeta che muta, di questi ogni estate, negli ultimi anni ci troviamo a parlare col fisico aquilano legato al nostro territorio, dove trascorre le vacanze, Domenico Mastrogiuseppe. Di ricerche di Fisica della Terra condotte negli ultimi 15 anni. In passato è stato infatti nostro concittadino per molti anni. Pur se totalmente ignorato dalla comunità scientifica, nel suo blog e nei molti articoli che gli sono stati pubblicati in vari quotidiani e nelle molte interviste rilasciate in varie televisioni dell’Abruzzo e del Molise, ha sempre sostenuto e dimostrato, con solidi e fondati argomenti, le sue teorie sulle cause delle criticità che si hanno a livello planetario. Gli esiti delle sue ricerche sono purtroppo in netto contrasto con quanto nel merito sostengono famosi e molto titolati scienziati (del calibro di Rubbia e Zichichi) e i più famosi divulgatori scientifici (da Tozzi agli Angela ecc.). In contrasto perfino con il TG della Scienza Leonardo. È un attento studioso delle dinamiche terrestri, che cerca in qualche modo di monitorare anche con proprie misure sulla durata del giorno. Dai suoi studi ha tratto intuizioni che pur se di grande rilevanza scientifica, non hanno mai avuto alcun riconoscimento dalle diverse università che ha cercato in più occasioni di coinvolgere, con l’intento di dare a quelle intuizioni la forza necessaria per coinvolgere la grande informazione e quindi la politica; è perfino andato fino in Australia, nel tentativo di coinvolgere l’Istituto di Fisica dell’università di Melbourne. Inutili furono anche gli allarmi lanciati all’indomani del devastante terremoto di L’Aquila del 2009, con i quali Mastrogiuseppe indicava nella diminuzione della velocità di rotazione della Terra, la causa della aumentata sismicità planetaria. Iniziò a parlarne pubblicamente ovunque poteva, ma nessuno gli dette la rilevanza che meritava. Accadde però che nel 2018, La Repubblica e Il Corriere della Sera pubblicarono la notizia che due scienziati americani delle università del Colorado e del Montana, pubblicarono una loro ricerca nella quale si sosteneva che il rallentamento della Terra era causa di un aumento della sismicità planetarie; ovvero proprio ciò che il Prof. Mastrogiuseppe aveva sostenuto e scritto ben otto anni prima. Alla cosa fu dato il dovuto risalto. Il mese scorso, gli studi e le intuizioni di Mastrogiuseppe hanno avuto un’altra conferma, dalla ricerca effettuata da cinque scienziati di varie università (Svizzera, Usa e Canada). Conferma molto importante in quanto pubblicata sulla rivista scientifica “Pnas” (organo ufficiale dell’Accademia Americana delle Scienze). Se ne mostra a fianco il titolo di testa, ma lo si può comunque leggere entrando nel sito ufficiale della rivista “Pnas”. Nell’articolo si afferma, pari pari, ciò che Mastrogiuseppe aveva intuito e scritto già nel 2010; ovvero, con 15 anni di anticipo rispetto ai suddetti ricercatori. È tutto scritto nel suo articolo pubblicato su Il Centro, nella edizione del 28 maggio 2010. Mastrogiuseppe già allora scriveva che fra le perverse conseguenze del cambiamento climatico, c’era anche il rallentamento della rotazione terrestre e tutte le relative nefaste conseguenze: più terremoti, più eruzioni, più inondazioni, più frane ecc. Per meglio capirne l’importanza, gli abbiamo rivolto alcune domande:
Professore, lei come spiega il fatto che gli scienziati più illustri non abbiano prima di lei rilevato le anomalie così gravi che stanno subendo le dinamiche terrestri?
«Indirettamente la risposta l’ho avuta alcuni anni fa proprio dal prof Rubbia, a margine di un seminario che tenne nell’aula magna del Gssi (Gran Sasso Science Institute). Gli chiesi del perché del rallentamento della rotazione della Terra e mi rispose che era dovuta all’azione frenante della luna. Quando a mia volta gli dissi che invece secondo me era dovuta all’aumento del momento d’inerzia della Terra, mi rispose abbastanza irritato suggerendomi di fare un seminario per dimostrarlo e dicendo che comunque la domanda da me posta non era pertinenza del suo campo (me lo rispose in inglese dicendo “it is not my field”). Quella risposta, data di fronte ad una platea di oltre mille persone, fu davvero sconcertante; un Fisico, per giunta premio Nobel, non può ritenere il “Momento d’inerzia” non pertinente al suo campo. Probabilmente lo è diventato perché ha sempre inseguito le estreme complessità ed ha perso i riferimenti agli “Elementi semplici”. Così diceva ai suoi allievi Giuseppe Levi, il professore di istologia di Rita Levi Montalcini: “non perdete mai i riferimenti agli elementi semplici”. Cosa che invece hanno fatto i Rubbia e i Zichichi a forza di inseguire le estreme complessità della loro fisica e della matematica che la governa: dalle simmetrie alle super simmetrie fino alle smisurate equazioni polinomiali che governano le collisioni di particelle nel “Large Hadron Collider” di Ginevra».
Perché considera molto importante la ricerca pubblicata dalla rivista dell’Accademia delle scienze americana?
«Innanzitutto perché finalmente e per la prima volta, un organismo scientifico di così grande rilevanza, quale è l’accademia delle scienze americana, riconosce ufficialmente che c’è una emergenza climatica (spero che finalmente sia Rubbia che Zichichi, che hanno ancora la sfrontatezza di negarla, ne prendano atto). Da quell’articolo si evince inoltre che è un’emergenza talmente grave da incidere anche sulle dinamiche terrestri, modificando la velocità di rotazione della Terra. Non solo quindi causando severissime turbolenze climatiche, insieme a temperature ardenti e siccità mai sofferte nei termini così drammatici in cui si sta manifestando proprio in questi giorni; e specialmente proprio nella nostra regione e nella confinante Puglia. Senza dimenticare che a tutto questo vanno aggiunti i disastri conseguenti alle variazioni della velocità di rotazione della Terra. Personalmente considero quella ricerca molto importante, perché finalmente sancisce una mia personale rivalsa; con l’autorevolezza scientifica che l’accademia delle scienze americana conferisce alla ricerca, si stabilisce incontrovertibilmente che il rallentamento della rotazione terrestre, nella sua larga prevalenza, non è dovuto all’azione frenante della luna, come sempre hanno sostenuto tutti, bensì all’aumento del momento d’inerzia della Terra causato dall’uomo, come ho sempre sostenuto io in tutti i trascorsi ultimi 15 anni».
Tuttavia, in futuro potremmo scoprire anche altro?
«C’è molto altro da scrivere; e un’intervista deve necessariamente essere breve. Sarebbe necessario un libro. Il tentativo lo sto facendo e spero di riuscire a condurlo a termine al più presto. Per risponderle mi limito comunque ad un argomento, ugualmente di enorme rilevanza in quanto esiziale. Argomento relativo ad un possibile intervento del quale ho proposto l’attuazione nell’appello che ho inviato l’anno scorso al segretario generale delle Nazioni Unite Antonio Guterres. Un appello al quale attraverso Facebook hanno aderito sottoscrivendolo circa cinquecento persone di ogni parte del mondo. Al quale però purtroppo non è seguito alcun esito. Nessuno si è ancora reso conto che la nostra Casa, la Biosfera, che a noi minuscole formichine appare immensa, è invece molto piccola; e i gas serra, che da miopi e masochisti come siamo, continuiamo a produrre a dismisura, la stanno lentamente trasformando in una sorta di gigantesco thermos, dal quale il calore che noi produciamo, ugualmente a dismisura, fa sempre più fatica ad uscire. Fatica ad uscire perché l’unica via di uscita è il vuoto spazio siderale in cui la nostra casa è immersa; e nel vuoto non c’è assolutamente nessuna particella cui poter trasferire per conduzione (per contatto) almeno un po’ del nostro calore; e non può neanche uscire per irradiazione perché i raggi infrarossi, che potrebbero disperderlo irradiandolo nelle profondità cosmiche, sono quasi totalmente bloccati dalla sempre più impenetrabile cappa di gas serra. A tutto ciò è da aggiungere quel che purtroppo nessuno ci dice, forse perché ancora nessuno lo ha compreso; forse neanche tutti quei luminari che ancora negano il cambiamento climatico, perché se lo avessero compreso, tacendolo si comporterebbero davvero da criminali irresponsabili. Non lo hanno ancora compreso neanche tutti gli esperti e i climatologi che quotidianamente calcano numerosi le varie passerelle televisive. Non sanno che il calore è energia e come tale è destinato a conservarsi. A noi sembra che dopo averlo generato si dissolva nel nulla; invece trasferendosi via via da corpi più caldi a corpi più freddi (per conduzione o per irradiazione), si diluisce solamente, ma inesorabilmente si accumula; ed avendo ormai trasformato la nostra Casa nel suddetto gigantesco thermos, la temperatura al suo interno è fatalmente destinata a crescere sempre di più; lentamente, ma inesorabilmente. In altri termini, ogni fonte di calore che accendiamo contribuisce a tale esiziale accumulo.
È come dire che siamo praticamente condannati?
«Mario Tozzi, molto più prosaicamente concluse un suo “Sapiens” dell’anno scorso, dicendo “Siamo fregati” e mostrandone la scritta a caratteri cubitali, che emergeva dal pavimento del suo studio televisivo. Però si limitava a darne le ormai solite ed inflazionate spiegazioni, senza spiegarne la vera causa; ovvero quella che ho appena descritto. Probabilmente perché lui, non essendo un fisico, non sa che il calore è una forma di energia e come tale deve conservarsi e quindi fatalmente accumularsi. A questa impegnativa domanda posso rispondere con la proposta contenuta nell’appello inviato l’anno scorso all’Onu. Con le avanzatissime tecnologie spaziali di tutti i più avanzati Paesi aderenti all’Onu, non sarebbe certamente difficile mettere a punto una ricerca intesa a conoscere quanto calore riesce ancora a disperdersi negli spazi siderali, oltrepassando la cappa di gas serra che ci opprime. Dopodiché ogni Paese dovrebbe impegnarsi a non produrre calore in misura maggiore alla quota che gli spetta per riportare il complessivo calore prodotto nel mondo al di sotto di quella soglia. Quindi niente più produzione di calore per scopi non strettamente indispensabili alla Vita. Si pensi al potente deterrente di pace che avrebbe una risoluzione dell’Onu, che prendendo atto di questa semplice evidenza scientifica, imponga a tutti i Paesi aderenti, il bando di tutte le fonti di calore non strettamente indispensabili alla Vita: insieme a tante stupide ma diffusissime attività umane, niente più missili termobarici, niente più bombe né carri armati né cacciabombardieri. Se non si acquisisce questa conoscenza e se nessun Paese si impegnerà a rispettare il limite che ne risulterà eventualmente stabilito, allora sì che potremo dire, purtroppo con certezza “siamo fregati”. La cosa andrebbe spiegata in particolare a quei piromani che continuano a non capire che i mostruosi incendi che appiccano, ovunque nel mondo, danneggiano fortemente anche loro e le loro famiglie. Andrebbero quindi inasprite fortemente le pene: non 4 anni come qui da noi, che poi per buona condotta diventano si e no uno; ma taglio della mano oppure, a loro scelta, almeno venti anni di gabbio senza sconti».
EB

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