Non più dinanzi alle Prefetture, come indicato in precedenza, ma direttamente davanti ai cancelli dello stabilimento Stellantis, questa la decisione assunta ieri mattina dalle tre organizzazioni metalmeccaniche che non manifesteranno a Roma, il prossimo 18 ottobre, ma che scenderanno comunque in sciopero sulla vertenza automotive. Si sono riunite, dunque, le segreterie territoriali di Aqcfr, Fismic Confsal e Uglm, per fare il punto sullo sciopero del 18 ottobre indetto dalle Segreterie Nazionali per tutto il settore automotive. «Nel merito, riteniamo che in un momento delicato per tutto il settore automotive in Italia e in Europa c’è necessità di un’azione forte e compatta da parte di tutti. Mai come questa volta sono a rischio migliaia di posti di lavoro, è a rischio la realizzazione della Gigafactory di Termoli che metterebbe in ginocchio tutta l’economia della regione Molise, per questi motivi è il momento di essere tutti uniti e mettere da parte ogni forma di protagonismo e vedute politiche. Dopo mesi di incontri che hanno visto come oggetto la futura realizzazione della Gigafactory a Termoli, fondamentale nella transizione all’elettrico, e un presidio unitario in piazza Monumento dove avevamo annunciato tutti che in assenze di risposte nell’incontro del 17 settembre ci sarebbe stata una mobilitazione unitaria sul territorio. È giunto il momento di agire! Le organizzazioni sindacali Fismic Confsal, Ugl metalmeccanici e l’Associazione capi e quadri faranno una manifestazione con i lavoratori del comparto Automotive il 18 ottobre 2024 alle ore 10 davanti lo stabilimento Stellantis di Termoli, dove nascerà la futura Gigafactory indispensabile per questo territorio nella sfida alla elettrificazione delle auto. Pertanto invitiamo tutti i lavoratori e le loro famiglie a partecipare alla manifestazione, invito esteso anche alle istituzioni e forze politiche locali, associazioni e a tutti coloro tengono a cuore il territorio molisano per la salvaguardia di questo grande patrimonio di tutti che è l’Automotive». Uno scossone anche sul mercato azionario, quello che sta subendo Stellantis, per il segretario territoriale della Uilm, Francesco Guida, «Le azioni di Stellantis sono in calo da oltre un mese, prima per le vendite in diminuzione in Europa e ora anche per il Nordamerica. Noi ci auguriamo che il gruppo adotti una strategia complessivamente diversa e che tenga in debita considerazione lo stabilimento di Termoli, che per noi è fondamentale». Infine, abbiamo interpellato il segretario regionale della Fim-Cisl, Marco Laviano: «C’è stato un rallentamento generale del mercato dell’auto legato alle prospettive di lungo termine e non solo, ci sono tante incertezze che sono anche da segnalare sul mercato cinese delle autovetture elettriche, però è chiaro che il gruppo Stellantis aveva un’economia forte e stabile, soprattutto radicata nei paesi americani, mercato che in questo momento registra delle frenate davvero brusche e improvvise, così come sta accadendo nel panorama europeo, dove Stellantis fa fatica a imporsi. La transizione sull’elettrico in questo momento sta segnando il punto più basso dell’Industria legata all’automotive, il punto più basso perché al di là delle incertezze per i costi oggi di trasformazione del prodotto e di realizzazione dell’autovettura, a partire dal motore, ha un costo per alcuni inaccessibile, se consideriamo l’Italia con il suo ceto medio, con la sua grande forza legata alla agli operai e lavoratori e con degli stipendi dignitosi, è impossibile poter pensare di acquistare un’autovettura da 40mila euro e questo in qualche modo fa sì che le immatricolazioni scendano, fa sì che le persone, l’utente finale, sia in forte confusione, e poi non dimentichiamo che talvolta probabilmente le scelte del gruppo sono fuori tempo». «Finché il processo di transizione non sarà meglio definito, sarà difficile ripartire con numeri adeguati. Questo è un momento cruciale perché probabilmente stiamo rischiando di distruggere uno dei settori più importanti dell’Italia, ovvero l’industria metalmeccanica legata all’auto, con il suo grande indotto. Questo sta mettendo in difficoltà il sistema economico di una intera nazione».