Avrà sortito l’effetto lo sciopero di ieri dei metalmeccanici confederali? A sentire il ministro del Mimit, Adolfo Urso, pare proprio di sì. Perché oggi dovrebbe convocare nuovamente Stellantis, principale pomo della discordia. Anche se la manifestazione di ieri, in piazza del Popolo, dopo il primo briefing di piazza Barberini, ha visto discutere di tutto, anche dell’indotto. Secondo gli organizzatori di Fim-Cisl, Fiom-Cgil e Uilm, sono stati «20mila lavoratori a Roma per difendere l’occupazione, il lavoro e per rilanciare il futuro dell’industria dell’auto», e almeno 600 sono partiti dal Molise, con una dozzina di autobus, più o meno. Nella stessa piazza, anche coloro che si sono dati battaglia, come il Governatore del Molise, Francesco Roberti, unico presidente di Regione presente, nonostante ne siano diversi, da Nord a Sud, quelli con Plant di Stellantis sul proprio territorio, e il consigliere regionale Roberto Gravina (accanto al presidente del M5S Giuseppe Conte), ma tanta espressione politica e amministratori del territorio non sono mancati nemmeno a Roma, c’erano i dem Vittorino Facciolla e Laura Venittelli. «Cambiare marcia e accelerare verso un futuro più giusto» ha mietuto quindi migliaia e migliaia, due decine, di lavoratori provenienti da tutta Italia hanno manifestato a Roma insieme per difendere l’occupazione, il lavoro e per rilanciare il futuro dell’industria dell’auto in Italia e in Europa- commentato le sigle sindacali- La crisi del settore automotive rischia di provocare effetti devastanti per la produzione e l’occupazione. Sono urgenti risposte da parte dell’Unione europea, del Governo e di Stellantis e delle aziende della componentistica. L’Unione europea sia coerente e conseguente rispetto il percorso di elettrificazione e stanzi tutte le risorse necessarie a sostenere il settore e a rendere la cosiddetta transizione sostenibile. Il Governo deve assumersi le sue responsabilità e svolgere un ruolo decisivo. Non è più rinviabile il coinvolgimento della Presidenza del Consiglio, del presidente di Stellantis John Elkann e dell’amministratore delegato Carlos Tavares, che insieme alle organizzazioni sindacali, determinino le prospettive dell’automotive nel nostro Paese, per poter dare risposte ai lavoratori degli stabilimenti Stellantis e delle aziende della componentistica. Il piano industriale di Stellantis deve prevedere missioni produttive in grado di saturare tutti gli stabilimenti, nonché investimenti in ricerca e più in generale negli enti centrali e invertire la tendenza di cassa integrazione favorendo nuove assunzioni. Di seguito i primi dati parziali di adesione allo sciopero rilevati in alcune aziende: il 100% alla Lear di Grugliasco, alla Industria Italiana Autobus di Bologna e Flumeri (Avellino), alla Marelli di Caivano (Napoli), alla Maserati di Modena, negli stabilimenti Stellantis di Melfi e di Pratola Serra; il 95% allo stabilimento Stellantis di Pomigliano e alla Dumarey di Pisa; oltre il 90% alla Tiberina; il 90% allo stabilimento Stellantis di Cassino e alla Marelli di Bologna; l’85% allo stabilimento Stellantis di Mirafiori; l’80% alla Bosch di Bari; il 75% alla Denso di Chieti; il 70% alla Marelli di Sulmona e alla Trigano di Siena. Infine, il 66% alla VM di Cento e il 63% allo stabilimento Stellantis di Verrone. Il presidente Roberti ha preso parte all’iniziativa insieme ai sindacati, ai sindaci arrivati dal Molise e dai Comuni delle altre regioni d’Italia per portare la solidarietà ai lavoratori dell’automotive di tutta Italia e dei molisani impiegati nel settore. Roberti, che ha avuto modo di avere diversi confronti coi partecipanti alla manifestazione, è anche salito sul palco di Piazza del Popolo. «Questa è una manifestazione contro nessuno, ma siamo qui per tenere alta l’attenzione su un settore in crisi in Europa e, più in generale, in tutto il mondo – ha commentato il Presidente Francesco Roberti – I riflessi di questa crisi colpiscono le famiglie. Dobbiamo alzare l’attenzione nei confronti di Stellantis, con cui dobbiamo trovare le migliori soluzioni, al fine di evitare ulteriori sofferenze degli operai e delle famiglie coinvolte. La crisi esiste, ma dobbiamo far sì che gli attori si siedano attorno a un tavolo permanente, perché una soluzione per gli stabilimenti italiani e, nel nostro caso, per quello di Termoli va trovata e anche il prima possibile. Non si può pensare che Stellantis divida gli utili, per poi chiedere allo Stato italiano la cassa integrazione per i propri dipendenti». «Stellantis deve presentare un piano industriale sostenibile – ha concluso Roberti – e, insieme a tutti gli attori, occorre ragionare sulle migliori soluzioni, in favore di tutti gli stabilimenti italiani. Ognuno deve fare la propria parte, dall’azienda, passando per il Governo e le istituzioni preposte, per far sì che, col nuovo piano industriale, Stellantis torni a dare certezze all’intero settore dell’automotive, agli stabilimenti italiani e a tutti i dipendenti impiegati in quest’ultimi». Come coordinatore Enti Locali, Roberto Gravina, è sceso in piazza per essere al fianco dei tantissimi operai metalmeccanici, sindacati e rappresentati nazionali del MoVimento 5 Stelle per difendere il futuro dell’intero indotto, e soprattutto per rivendicare le proposte concrete avanzate nei mesi scorsi e tese a salvaguardare il progetto della Gigafactory di Termoli. Roberto Gravina ha colto l’occasione per favorire un confronto tra i delegati sindacali Fiom degli stabilimenti di Abruzzo e Molise e il presidente del MoVimento 5 Stelle, Giuseppe Conte. Durante il corteo in piazza, i rappresentanti hanno avuto un dialogo con Conte, nel quale sono state espresse le incertezze e la precarietà degli stabilimenti delle due regioni. Si è trattato di un momento prezioso anche per il presidente Conte, che ha ascoltato con attenzione le preoccupazioni dei lavoratori del Molise. «Per il Molise abbiamo presentato interrogazioni e mozioni sia in Parlamento che in Regione Molise per chiedere chiarimenti e lo scorso 20 settembre abbiamo presentato una mozione in Parlamento a prima firma Chiara Appendino, membro della commissione Attività Produttive alla Camera e Vicepresidente del Movimento 5 stelle, con cui si chiedevano oltre all’audizione dell’amministratore delegato o del presidente di Stellantis, anche azioni concrete e decisive».. Le proposte del MoVimento 5 Stelle sottolineano l’urgenza di istituire un tavolo automotive permanente presso Palazzo Chigi e favorire un dialogo tra tutte le parti coinvolte; convogliare finanziamenti pubblici per favorire posti di lavoro stabili e incentivare la transizione verso l’elettrico, un’opportunità di crescita che ha bisogno di strategie lungimiranti; introdurre ammortizzatori sociali per le aziende, tutelando così i cassintegrati. Ma soprattutto per il Molise è necessario supportare il progetto della Gigafactory di Termoli attraverso un piano finanziario solido ed un piano industriale che con chiarezza stabilisca i tempi di avvio dei lavori, dando prospettive certe ai 2 mila lavoratori impegnati nell’indotto. Il MoVimento 5 Stelle da mesi lavora a tutti livelli per tutelare il futuro dei tantissimi lavoratori coinvolti nella crisi del settore e per tutelare il futuro dei tantissimi lavoratori coinvolti. L’industria automobilistica è uno dei pilastri fondanti dell’economia italiana e, una crisi del genere rischia di trasformarsi in una bomba sociale soprattutto per il Mezzogiorno e per il Molise. «Il nostro impegno continua ad essere costante per difendere i diritti dei lavoratori. Oggi era il momento di scendere in piazza con i lavoratori, ma continueremo a sollecitare il Governo per dare seguito alle nostre proposte e salvaguardare gli investimenti del Paese». Per la Fim-Cisl: «La crisi che sta colpendo il settore automotive, in particolare Stellantis, rischia di trasformarsi in una “catastrofe industriale” che coinvolgerà l’intera filiera, composta da centinaia di aziende di componentistica, non solo metalmeccaniche. Alcune imprese stanno affrontando il momento con la cassa integrazione, mentre altre potrebbero dover ridurre la produzione, arrivando a licenziamenti collettivi. Il Ceo di Stellantis, Tavares, ha segnalato diverse criticità, tra cui l’aumento dei costi di produzione, i rincari energetici, le scarse vendite di auto elettriche e la competizione cinese».

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