Un gioco delle parti o un braccio di ferro? Di carne a cuocere sulla brace del tavolo Stellantis convocato ieri mattina, alle 11.30, al Mimit, ce n’è stata oggettivamente poca.
Nell’incontro al ministero delle Imprese e del Made in Italy convocato dal ministro Adolfo Urso hanno partecipano i rappresentanti dei sindacati Fim-Cisl, Uilm, Fiom-Cgil, Fismic, Uglm e Aqcfr, delle Regioni sede di stabilimenti produttivi (Piemonte, Lazio, Basilicata, Abruzzo, Campania, Molise ed Emilia Romagna), e dell’Anfia (Associazione Nazionale Filiera Italiana Automotive). Per Stellantis hanno partecipato Daniela Poggio, Vice President Communication and Public Affairs Italy, Giuseppe Manca, responsabile risorse umane per l’Italia, e Antonella Bruno, Managing Director di Stellantis Italia. Al centro della discussione, la situazione che sta attraversando il sistema Italiano e tutti gli stabilimenti produttori dell’auto che sono in affanno, avvolti da una crisi produttiva e occupazionale che riguarda anche gli indotti. Il titolare del dicastero ha anche affermato che «I dazi non sono un problema, ma il Green Deal è un limite», ma anche su questo versante la prospettiva è strabica rispetto a Stellantis, perché se c’è il pressing politico e dei costruttori per modificare le norme in vigore dal prossimo gennaio, proprio Tavares & Co. non vogliono che cambi.
«A Stellantis oggi chiediamo che si assuma la responsabilità sociale del rilancio dell’auto italiana’ – è quanto ha affermato Urso nel corso del tavolo Stellantis al Mimit – Gianni Agnelli – ha proseguito il ministro citando le parole dell’Avvocato – disse: ‘Tutto quello che ho, l’ho ereditato. Ha fatto tutto mio nonno. Devo tutto al diritto di proprietà e al diritto di successione, io vi ho aggiunto il dovere della responsabilità’. Chiediamo un vero, significativo e chiaro piano industriale, che entri nel dettaglio di ogni stabilimento in Italia e che preveda un significativo aumento degli investimenti nel nostro Paese. È questa la posizione del sistema Italia non solo del governo. Come dimostrano le mozioni parlamentari approvate alla Camera e lo stesso sciopero dei sindacati, vi è una condivisione generale, una piena unità di intenti, dal Parlamento ai sindacati, dalle Regioni alla filiera della componentistica, tutti chiediamo insieme che Stellantis si impegni concretamente per il rilancio dell’industria dell’auto e per la salvaguardia dei posti di lavoro. Il sistema Italia, non questo governo o questo ministro, chiede a Stellantis con forza di scommettere sul nostro Paese. Di dare all’Italia quello che l’Italia ha dato alla Fiat. Se il piano industriale risponderà a queste esigenze noi ci siamo, daremo il massimo sostegno’. Servono indicazioni e dati precisi, impegni sulle risorse e sui nuovi modelli, investimenti sulla ricerca e sulla formazione, sulle nuove piattaforme produttive e quindi sulla componentistica. Serve un piano Italia, chiaro e strategico. Noi siamo disposti a mettere in campo ciò che è necessario per sostenere questo sforzo, con politiche nazionali appropriate, anche per quanto riguarda l’energia, e con politiche europee adeguate. Abbiamo cambiato il regolamento Euro 7, ora abbiamo più forza per cambiare il percorso del green deal. Ma dobbiamo sapere subito se Stellantis crede nell’Italia e scommette davvero sull’Italia. Basta polemiche – ha concluso – ma anche basta elusioni». A fronteggiarsi c’erano da un lato i rappresentanti italiani di Stellantis e dall’altro i sindacati (come Fim, Fiom, Uilm, Ugl Metalmeccanici, Acqfr, Fismic, Anfia) e le istituzioni delle regioni dove vi sono gli stabilimenti automobilistici. Urso ha elencato quello che separa la posizione del Governo dall’azienda, specie sul fronte della salvaguardia occupazionale.

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