Un anno trascorso sulle montagne russe (ma stavolta non c’entra la guerra) nel mondo dell’automotive. Un anno, è esattamente questo il lasso di tempo trascorso da quando si è insediato il tavolo al Mimit (6 dicembre 2023), che riuniva e riunisce Governo, Gruppo Stellantis, Regioni, Sindacati e Anfia. Certo, gli obiettivi messi sul tappeto della discussione sono cambiati in modo drastico, ma gli stessi interlocutori hanno subito scossoni non da poco. Intanto, dalle nostre parti ci si aspettava l’avvio della realizzazione della Gigafactory allo stabilimento di Termoli, prevista nel giugno scorso e, invece, prima l’annuncio da parte delle istituzioni politiche regionali della posa della prima pietra e quindi da Acc il congelamento del progetto, che perdurerà almeno fino alla prossima primavera. Nel frattempo, anche la politica europea ha avuto modo di ricalibrarsi e l’attuale esecutivo della Ue, in funzione dal primo dicembre, è chiamato a scelte in retromarcia, poiché la spinta sulla strada della transizione ecologica ha fatto crollare vendite e occupazione, in Germania soprattutto, ma non ce la passiamo bene nemmeno in Italia, dove la cassa integrazione è divenuta l’ancora di salvataggio delle famiglie, specie monoreddito. Infine, dopo un autunno a dir poco conflittuale, sono giunte le dimissioni (sospinte internamente) del Ceo di Stellantis Carlos Tavares. In questi giorni ci sono licenziamenti drammatici anche nell’indotto e il Governo sta mutando orizzonti, dopo aver ribadito il no agli incentivi, costato il corto circuito con Tavares e allo stesso manager portoghese, “ripulendo” il vecchio fondo nella Manovra di bilancio, ma ora qualcosa potrà accadere. Ricordiamo anche la revoca del finanziamento Pnrr per la Gigafactory. Insomma, nel giro di 366 giorni (l’anno è bisestile) si tratta di salvare il salvabile. Senza dimenticare che dal primo gennaio le nuove regole sulle emissioni dovrebbero portare a un taglio della produzione di motori endotermici. Per il segretario della Fismic-Confsal, Roberto Di Maulo, «La Presidente della Commissione Europea deve compiere i passi previsti dallo studio sulla competitività di Draghi per salvare l’Automotive», In previsione dell’incontro del 12 dicembre con il responsabile Europa Stellantis, Imparato, e del previsto incontro del 17 dicembre presso il Mimit, Roberto Di Maulo, segretario generale Fismic Confsal, incontrando alcuni responsabili territoriali dei territori dove insistono gli stabilimenti Stellantis ha dichiarato: «Chi pensa ad una inversione di rotta, rischia soltanto di portare l’industria europea fuori dal mercato presente e futuro delle automobili. L’industria europea dell’Auto è stata il motore della ripresa economica dal dopoguerra ad oggi e deve continuare a essere il presidio tecnologico ed occupazionale che produce reddito e occupazione. Pertanto, la Presidente della commissione europea Von Der Leyen, che ha avocato a sé la crisi dell’Automotive, deve compiere i passi previsti da Draghi nel suo studio per la competitività europea, e porre le condizioni attraverso i necessari finanziamenti affinché l’Industria si doti di campioni europei capaci di mettere insieme le grandi case automobilistiche, per la produzione a costi competitivi di batterie e motori elettrici.. Inoltre, i governi italiani ed europei devono pensare a sviluppare forme di incentivi al mercato in grado di aiutare i consumatori ad acquistare automobili elettriche e ibride a costi maggiormente accessibili. Al di fuori di questa strada, chi pensa che si debba tornare ai vecchi tempi del motore a scoppio rischia di far fare alle industrie europee la stessa fine dell’industria dei tv color e di quella informatica che, rifiutando la sfida con il progresso, hanno lasciato sul campo centinaia di migliaia di posti di lavoro, lasciando a coreani giapponesi e cinesi campo libero», ha concluso Di Maulo. In campo anche la proposta di rinnovo contrattuale, trasmessa tre giorni fa dai sindacati firmatari del Ccsl, anche se il clima non è quello dei momenti migliori. La richiesta prevede un incremento salariale a regime dell’8,8% della paga base, corrispondente a 185,83 euro mensili per il terzo gruppo professionale; 179,40 euro mensili per la seconda area professionale; un’erogazione una tantum di 680 euro. «L’obiettivo – dichiarano Boschini e Uliano – è di ottenere in tempi brevi una risposta positiva da parte delle aziende, in linea con le aspettative dei lavoratori. Un accordo tempestivo rappresenterebbe un segnale significativo non solo per il benessere dei dipendenti, ma anche per la ripresa economica del Paese». Una piattaforma che vede esclusa la Fiom-Cgil, che il contratto precedente non l’ha firmato e che rivendica «In relazione al Ccsl, legittimamente le proprie richieste chiedendo un unico tavolo, unitario per la negoziazione. La richiesta principale è quella relativa all’incremento dei minimi che è di 187 euro per il biennio 2025-2026. Prevedere una clausola di “salvaguardia” con adeguamento nel caso in cui l’inflazione risultasse superiore; stabilire nuovi trattamenti economici e normativi per le trasferte. È centrale anche la richiesta di una integrazione del salario in caso di utilizzo di ammortizzatori sociali. Inoltre, chiediamo che Il Premio di Risultato deve prevedere una parte fissa e la sua maturazione deve avvenire anche nei periodi di assenza (infortunio, malattia, ammortizzatori sociali, maternità). Riguardo allo smart working, la richiesta è di affrontare il tema dei costi utenze, materiali di consumo ecc., di mettere a disposizione tutti gli strumenti atti allo svolgimento del lavoro da remoto e garantire il rispetto delle norme in materia di salute e sicurezza. Per la Fiom l’obiettivo di tutelare i salari dei lavoratori è centrale, e riteniamo che un’azione unitaria possa certamente dare risposte più efficaci a lavoratrici e lavoratori. Di fronte alla crisi di interi settori industriali, a partire dall’automotive e macchine agricole e movimento terra, la Fiom vuole continuare a rappresentare un elemento di coerenza e di fiducia per le lavoratrici e i lavoratori», a dichiararlo in una nota congiunta Samuele Lodi, segretario nazionale Fiom-Cgil e responsabile settore mobilità e Maurizio Oreggia, coordinatore nazionale automotive per la Fiom-Cgil.
EB