Ritorna in Parlamento in una mozione articolatissima, che parla anche del no al nucleare, con primo firmatario la deputata Emma Pavanelli (M5S), dove «con particolare riferimento al settore dell’automotive, secondo recenti dati Anfia, la produzione di autovetture è crollata del 35,5 per cento nei primi sette mesi dell’anno e del 54,7 per cento nel mese di luglio. Sono inoltre slittati anche gli investimenti da parte di Stellantis nella Gigafactory di batterie di Termoli anche a seguito del dirottamento su altri progetti da parte del Ministero delle imprese e del made in Italy dei 250 milioni del Pnrr che vi erano stati destinati. Si tratta di un comparto produttivo nel quale si sta producendo il 29 per cento in meno che nel 2023, è cresciuto significativamente l’utilizzo degli ammortizzatori sociali, l’indotto sta vivendo una crisi senza segnali di inversione a causa delle scelte strategiche di Stellantis di spostare la catena di fornitura in paesi con minor costo del lavoro e si prosegue nello spezzettamento del gruppo, con l’annunciato spin off di Comau ad un fondo di investimento». Nella mozione si invita il Governo «a non intraprendere iniziative tese a consentire nuovamente lo sfruttamento e l’impiego dell’energia nucleare con le tecnologie attualmente disponibili, incapaci di abbattere i costi energetici per le imprese e di renderle competitive nel breve-medio periodo e ad adottare opportune iniziative per un piano di investimenti volto ad incrementare i finanziamenti pubblici per le realtà imprenditoriali che investono nella ricerca scientifica in materia di efficienza energetica, di fonti rinnovabili, di trasmissione, distribuzione e stoccaggio dell’energia elettrica, destinando la gran parte dei fondi disponibili alla ricerca nei predetti campi, da considerare predominanti e con vantaggi maggiori su scala temporale, per il raggiungimento degli obiettivi al 2030 e 2050 e la riduzione dei costi energetici del tessuto industriale». A intervenire ieri alla vigilia dell’incontro odierno al Mimit sul dossier Stellantis è stato Roberto Gravina, consigliere regionale del M5S. «Stiamo assistendo in questi giorni a un tentativo di riacquistare consenso e credibilità riguardo all’investimento della Gigafactory. Noi stiamo seguendo l’aspetto che ci riguarda, ovvero la Gigafactory di Termoli che è un investimento strategico che riguarda non soltanto evidentemente il territorio di Termoli e del basso Molise, ma della regione intera. Non ci lasciano tranquilli le dichiarazioni che il ministro Urso ha voluto fare per quanto riguarda il fondo sull’ Automotive. Ricordiamolo, a oggi quel fondo tra quello che era stato inserito e poi stralciato e quello che oggi viene reinserito ha più o meno 3 miliardi e mezzo di disavanzo. Questo significa che evidentemente il governo a parole dice una cosa ma poi nei fatti realizza tutt’altro. Noi crediamo che per attrarre investimenti come è stato fatto in Spagna per la Gigafactory la Spagna ha investito 1 miliardo e mezzo di euro; certo non possiamo risolvere i problemi con un miliardo per tutta la filiera dell’automotive. Questo significa che appunto non c’è non soltanto chiarezza ma soprattutto non si capisce che cosa faccia il Ministero. Parliamoci chiaro, noi adesso abbiamo un’emergenza che riguarda le attuali linee produttive. Stiamo vedendo una chiusura delle linee che sta riguardando vari stabilimenti e non c’è una prospettiva per il futuro, con evidenti preoccupazioni per i lavoratori. Ebbene è ora che qualcuno faccia chiarezza e che il governo regionale si adoperi affinché sia rispettato l’impegno della Gigafactory che il governo tanto amico faccia qualcosa davvero per tutelare il nostro territorio visto che ha 500 milioni del Pnrr, non è stato investito nulla per questo settore così strategico».

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