«Pubblico non è uguale a privato». La minoranza al Comune di Termoli torna sul matrimonio celebrato alla vigilia di Natale tra l’ex segretario generale Domenico Nucci e la dipendente comunale Anna De Marco. «E’ sempre bene evitare polemiche, ma dato che il signor sindaco risponde ad un comunicato con argomentazioni senza fondamento riteniamo necessario ribadire alcuni punti, peraltro chiarissimi, al fine di non creare confusione tra i cittadini sul concetto di pubblico e privato. Affermare che si può fare quanto non espressamente vietato in un regolamento comunale è del tutto inesatto, in quanto esistono regole immanenti che non consentono l’utilizzo di beni pubblici a fini privati, e soprattutto esistono principi impliciti di decoro e decenza che dovrebbero orientare ogni azione di un amministratore pubblico. Trasformare il Comune di Termoli in una sala ricevimenti contraddice tutti questi principi, e ciò che è più grave autorizza qualsiasi cittadino a pensare di poter fare lo stesso, dato che come cittadini abbiamo tutti gli stessi diritti, e non esistono cittadini più uguali di altri: non vogliamo credere che quanto accaduto possa essere l’inizio di una nuova era di attività di catering e organizzazione matrimoni nelle sale del nostro comune… Oltretutto il regolamento comunale per la celebrazione di matrimoni e unioni civili, aggiornato nel 2023, parla chiaro a chiunque sia in grado di interpretare un semplice testo scritto (competenza che dovrebbe essere acquisita al termine della scuola secondaria di primo grado) . L’articolo 7 recita infatti: “Al termine della cerimonia, a cura degli sposi, gli addobbi dovranno essere tempestivamente rimossi, così come si dovrà provvedere al ripristino dei luoghi.” Ora è evidente che il termine cerimonia in italiano significa unicamente celebrazione di un rito, quello appunto di matrimonio civile, e non può in alcun modo intendere festeggiamento e banchetto, né può consentire l’utilizzo della sala Giunta e di uffici comunali come spogliatoio e deposito regali. L’articolo 7 è chiarissimo anche nel riferirsi agli addobbi da rimuovere tempestivamente, e limita la tipologia di ciò che è consentito utilizzare, vietando giustamente anche il lancio di riso, coriandoli o confetti. Una volta dichiarati marito e moglie i convenuti, in altre parole, la sala va subito sgombrata. Come si può pensare che sia ammesso l’allestimento di un buffet nuziale e lo svolgimento di una festa in piena regola? Aggiungiamo per ulteriore chiarezza che è possibile chiedere la celebrazione del rito civile solo negli orari ordinari di apertura degli uffici comunali, nel nostro caso le 14: essendosi la festa protratta ben oltre, chi pagherà gli straordinari dei dipendenti? Signor sindaco, eviti giustificazioni che offendono la sua e la nostra intelligenza, oltre a quella di tutti i cittadini, e ammetta di essere stato quanto meno inopportuno e superficiale: si ricordi che ciò che è di tutti non può diventare di uno solo, specie quando incarna una istituzione il cui decoro va difeso e tutelato in primo luogo da chi la rappresenta». Posizione espressa dai consiglieri comunali Mario Orlando e Joe Mileti (Voglia di Termoli), Manuela Vigilante e Oscar Scurti (Pd), Marcella Stumpo (Rds).

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