Critica politica ampia al Governo Meloni e mirata a quello della Regione Molise, l’inchiesta della Dda di Campobasso, che ha indagato 47 persone, coinvolgendo direttamente la figura del governatore Francesco Roberti, per i parlamentari Valter Verini, capogruppo in commissione antimafia, e la responsabile Giustizia dem Debora Serracchiani, è lo specchio di un approccio, che vede indebolita a livello centrale la lotta alla criminalità organizzata. Quasi gremiti in ogni ordine di posti (ne sono 150) l’auditorium comunale di via Elba, per la manifestazione sulla legalità ‘Il Molise che (r)esiste – Per un futuro senza mafie’.Al tavolo intervenuti oltre ai due esponenti nazionali, il segretario regionale dem, Ovidio Bontempo, il vicepresidente del Consiglio regionale, Vittorino Facciolla, e i due giornalisti-scrittori Giovanni Mancinone e Paolo De Chiara, moderati da Francesca D’Anversa.Lavori aperti proprio da Bontempo, che ha ricordato la posizione espressa dal Pd Molise sull’attività della magistratura in Molise, poi approfonditi dallo stesso Facciolla, dai colleghi di Palazzo D’Aimmo Micaela Fanelli e Alessandra Salvatore, nonché dai consiglieri comunali di opposizione Manuela Vigilante e Oscar Scurti. Interessante quanto riferito dalla Vigilante, con la maggioranza che spingerebbe per non portare la vicenda in Consiglio comunale, vista la cessazione del rapporto con Energia Pulita, ma l’esponente dem ha ribadito con forza i contenuti della mozione.Verini e Serracchiani non hanno che ribadito come la politica debba assumersi le proprie responsabilità e il Molise non possa permettersi di avere un governo delle ombre. Quelle ombre che la Fanelli ha agitato in modo particolare, ricordando come il presidente Roberti abbia la delega all’Ambiente – in sostanza – solo affidata a un consigliere delegato.«Io vedo una grande coerenza tra ciò che fa il Governo e ciò che accade in questa regione – ha spiegato Verini – il Governo indebolisce tutti i presìdi di contrasto alla criminalità organizzata e alla corruzione. Trasforma i reati in semplici episodi di microcriminalità, e allo stesso tempo indebolisce gli strumenti per contrastarli: per esempio, aumentando le soglie per gli affidamenti diretti negli appalti, ampliando l’uso del subappalto, alzando i limiti per l’utilizzo del contante, abolendo reati come l’abuso d’ufficio e limitando l’uso delle intercettazioni. Tutte scelte che, di fatto, indeboliscono la lotta alle mafie. Qui in Molise, quanto accaduto al presidente pone un problema molto serio di trasparenza, di rispetto delle regole e soprattutto di credibilità istituzionale. Questa terra non merita che comportamenti opachi o violenti aprano la strada alla penetrazione della criminalità organizzata. Attenzione: la Quarta Mafia, quella foggiana, e le aziende che possono ruotare attorno a questi ambienti, quando si infiltrano lo fanno in modo capillare e devastante». La Serracchiani incalza: «Colpiscono il mercato, stravolgono le regole, danneggiano la cittadinanza e mettono in seria difficoltà le imprese sane, quelle che lavorano nel rispetto della legalità. Perché in questo modo si altera il mercato in maniera sleale e profondamente dannosa». Quindi, il passaggio sulla richiesta di acquisizione degli atti alla commissione parlamentare antimafia, di iniziativa proprio senatore dem Verini: «Per quanto riguarda l’inchiesta, abbiamo ricevuto gli atti e, per quanto abbiamo potuto constatare, le accuse ruotano attorno a elementi che voi stessi – stampa, radio e tv – avete riportato. Tuttavia, vorrei sottolineare che qui non si tratta solo di un piano penale, dove ovviamente vale la presunzione di innocenza. Il tema è politico: c’è un problema di opportunità, di trasparenza e di etica». Di nuovo la Serracchiani: «Noi riteniamo che, di fronte a fatti così gravi, sia necessario fare delle scelte politiche coerenti. Per questo abbiamo chiesto che il presidente della Regione valuti un passo indietro. Del resto – come diceva il senatore Verini – siamo di fronte a un Governo e a una maggioranza che non fanno mai passi indietro, neanche di fronte a indagini, condanne o situazioni ben più gravi. Eppure, resta una questione morale: la politica deve essere un esempio. Se la politica smette di esserlo, allora si indebolisce anche dall’interno».

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