Dal presidente del comitato San Timoteo Nicola Felice aspra è stata la critica sulla decisione di nominare un commissario straordinario per soli tre mesi ai vertici dell’Asrem, espressa nella conferenza stampa di ieri mattina, ospitata nei locali dell’omonima parrocchia. “La giunta regionale del Molise ha mutuato le vecchie logiche da prima repubblica dei governi balneari, assumendo una scelta inappropriata e incoerente con l’investiture del dottor Gaetano Fuiano – ha calcato la mano l’ingegnere – che secondo lo stesso esponente civico con le nuove norme sul divieto di offrire incarichi esterni ai pensionati della pubblica amministrazione renderebbe davvero di corto respiro questo ulteriore passaggio”. Insomma, in attesa di verificare il merito dei ricorsi al Tar, non ci sono buone nuove sulla sanità commissariata che rischia un ulteriore commissariamento e i tre passaggi istituzionali in Regione non hanno fornito rassicurazione alcuna sulla salvaguardia degli ospedali in Basso Molise.

Il timore espresso è che se il governo non si farà carico di un deficit che la Regione non è in grado di riassorbire il Molise sarà avviato al fallimento. Ma non è tutto, all’ospedale San Timoteo di Termoli andranno in pensione cinque o sei primari nel breve volgere di qualche mese e questo potrebbe significare la paralisi del nosocomio, come avvenuto già nell’ultimo anno dopo il pensionamento del direttore dell’Uoc di Ortopedia. Il Comitato San Timoteo ribadisce quelle che sono state le proposte presentate nell’audizione in commissione a Palazzo Moffa, con particolare riferimento al trasferimento della Fondazione Giovanni Paolo II al Vietri.

Inoltre, per Felice, “Sarebbe opportuno, almeno fino alla sentenza della Corte Costituzionale, che venga approvato un atto deliberativo indirizzato esclusivamente al presidente-commissario Frattura, affinché sia l’unico soggetto con poteri programmatori sulla Sanità. Occorre però cambiare l’indirizzo programmatico finora seguito con investimenti sul personale e sull’alta tecnologia nelle strutture pubbliche, capaci di generare crescita”.

È per questo che il comitato chiede il rispetto di requisiti essenziali come superare il sistema di programmazione sanitaria finora attuato, garantire il rispetto e il riequilibrio dei servizi e dei Lea. Ancora, “stipulare gli accordi di programma con le regioni confinanti, in sede di definizione del nuovo Patto della Salute, al fine di poter potenziare i presidi ospedalieri di confine, per garantire e migliorare i servizi ai cittadini, ridurre la mobilità passiva e ottimizzare quella attiva e potenziare il sistema di emergenza su tutto il territorio. Massima attenzione alla medicina territoriale e alla diagnostica, vero affare economico e fonte di grande spesa, attualmente totalmente appannaggio delle strutture private. Programmare, investire e realizzare con fondi e tempi certi nelle strutture pubbliche territoriali. Questa è un’altra strada maestra per ridurre la mobilità passiva e quindi il disavanzo”.

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