Al Meridiano per ascoltare il candidato premier. Per sapere chi sarà candidato alla Camera e al Senato. E per iscriversi al Movimento 5 Stelle: individuata la postazione con un computer, qualcuno chiede come diventare tesserato. Ma quello è l’angolo stampa…
Luigi Di Maio arriva a Termoli da Vasto, dove ha fatto tappa dopo il Villaggio Rousseau di Pescara. Nella città adriatica molisana avrebbe dovuto incontrare, stamattina, gli imprenditori. Ma l’agenda è cambiata all’ultimo minuto. Nonostante questo, la sala dell’hotel che guarda il mare registra il tutto esaurito. Qualche volto noto perché in passato impegnato a sinistra sul territorio o perché fa parte del comitato vittime di San Giuliano di Puglia. Il resto è elettorato grillino puro: facce nuove che nelle kermesse degli schieramenti tradizionali non vedi. Un bel numero di giovani, ma pure tanti che sono negli ‘anta’.
Alle 21, mentre Di Maio è in viaggio dall’Abruzzo, sul blog viene pubblicata la lista dei candidati nei collegi plurinominali. In Molise, sul listino proporzionale della Camera i nomi sono due: capolista Antonio Federico, numero due Rosa Alba Testamento. Con le parlamentarie sono stati indicati anche i candidati supplenti : Angelo Spina e Giuseppina Azzarone. Per il Senato, la rete molisana ha scelto Fabrizio Ortis (il nome sulla scheda in quel caso è unico), candidato supplente Antonio Bovio.
Dieci minuti dopo una lunga ovazione. Incitamenti e applausi. Non più il coro di una volta “onestà onestà”. Questo è un tempo diverso, ora i 5 Stelle puntano a governare l’Italia. Di Maio dice diversamente: «Oggi non c’è più paura di esporsi col Movimento. Perché chi fa parte di questa comunità lo sa, abbiamo rischiato in questi anni, anche di perdere il lavoro».
La parola chiave è cambiamento, dunque. Il ‘rally’ per il governo dell’Italia punta al cambiamento. «Abbiamo dimostrato che si può fare politica senza corrotti nelle liste, dimezzandosi lo stipendio e combattendo le battaglie per gli italiani. Abbiamo tanto da fare, ci dobbiamo mettere al lavoro».
In questa settimana, assicura Di Maio, ancora sorprese e novità dalle liste M5S con le scelte per i collegi uninominali. «Tanti non ci conoscevano e ora che ci conoscono vogliono candidarsi con noi». Qualche colpo è già ufficiale: Gianluigi Paragone capolista a Bari, a Livorno per il Senato Gregorio De Falco, a Roma nel maggioritario Emilio Carelli, a Trieste il presidente del forum italiano delle associazioni disabili. «Stamattina mi ha chiamato una personalità che avevo contattato per la candidatura. Ha deciso di sì dopo che lo ha chiamato Renzi offrendogli un assessorato regionale per non farlo candidare con noi».
Vice presidente uscente di Montecitorio, ci era arrivato da Pomigliano convinto che per ogni problema ci fosse bisogno di una legge. Ne esce, spiega tra gli applausi, convinto che invece il vero problema dell’Italia sono le oltre 187mila leggi. Non solo sburocratizzazione, ma eliminazione di ciò che blocca il sistema o finge di risolvere, questa la proposta M5S.
Prima di entrare in sala, ai cronisti ha spiegato che Federico capolista alla Camera «porterà con sé una grande esperienza da consigliere regionale in Parlamento, speriamo di poter avere un ottimo risultato qui perché questa terra ha tante istanze da rivendicare. È stata una regione dimenticata e abbandonata, conosco lo Stato dell’edilizia scolastica e della sanità. Dobbiamo togliere la sanità dalle mani dei politici, dobbiamo rimettere in piedi infrastrutture. C’è tanto da lavorare e con Antonio e tutti gli altri candidati porteremo il Molise in Parlamento per la prima volta per ascoltare le istanze di questo territorio».
Cosa promettono i 5 Stelle? «Ancora una volta di tagliare vitalizi, stipendi e rimborsi elettorali. Ma negli ultimi cinque anni noi lo abbiamo già fatto. Questa è la credibilità, i programmi vengono dopo. Non giudicate gli altri partiti per quello che vi propongono ma per quello che hanno fatto negli ultimi 20 anni». Infine, il Molise che più che inesistente è ‘irraggiungibile’. Come si risolve l’isolamento? «Con gli investimenti nelle infrastrutture. La mia squadra di governo – la chiosa di Di Maio – metterà nelle politiche di governo testa e cuore. Quando fai una legge o una riforma delle pensioni, ti devi chiedere che fine fanno le persone, altrimenti sei solo un tecnico di cui non c’è bisogno».

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