Il mondo metalmeccanico è stato scosso ieri da una inchiesta giudiziaria sul sito di Termini Imerese, che coinvolge anche un’azienda dell’indotto Sevel, del gruppo Blutec. «Ieri mattina la Guardia di Finanza ha posto sequestro l’azienda Blutec spa, la società che ha rilevato l’ex stabilimento Fiat di Termini Imerese, e sono finiti agli arresti domiciliari con l’accusa di malversazione ai danni dello Stato il presidente del consiglio di amministrazione Roberto Ginatta e l’amministratore delegato Cosimo Di Cursi – ricapitolano dall’Usb -i due manager sono accusati di aver distratto 16 milioni e 516 mila euro dei 21 milioni di fondi pubblici ricevuti da Invitalia, indirizzati allo sviluppo dell’azienda e in particolare dello stabilimento di Termini Imerese. Come più volte l’Unione Sindacale di Base ha segnalato e, come dimostrano le numerose iniziative di sciopero messe in campo dai lavoratori, sia nello stabilimento di Termini Imerese che in quelli di Atessa e Tito Scalo, il futuro dell’azienda è appeso a un filo, così come la vita e il salario di centinaia di lavoratori.
A un tavolo ministeriale convocato ad hoc per lo stabilimento di Atessa a ridosso delle elezioni regionali abruzzesi, abbiamo avuto rassicurazioni rispetto a una trattativa per l’acquisizione dell’azienda da parte della Ma s.r.l.. Ci eravamo lasciati al tavolo con la promessa della riconvocazione di un nuovo incontro al ministero per fine febbraio. A oggi non c’è stata nessuna riconvocazione e anzi, ci svegliamo questa mattina leggendo che Blutec è posta sotto sequestro e i manager sono stati arrestati. A questo punto, con tutte le nostre preoccupazioni diventate realtà , chiediamo a gran voce l’immediata convocazione del tavolo ministeriale e la presa in carico da parte del Governo e del Ministero del Lavoro del futuro del nostro stabilimento». Richiesta di tavolo ministeriale anche per Fim-Fiom e Uilm, che con Gianluca Ficco ha così commentato: «La notizia dell’arresto dei vertici di Blutec ci ha spinti a chiedere un incontro urgentissimo al Ministero dello Sviluppo economico. C’è un intero gruppo presente in più stabilimenti sul territorio nazionale che corre il rischio di essere travolto e un progetto di riconversione industriale di Termini Imerese che deve andare avanti: non devono essere i lavoratori a pagare per colpe altrui». Lo dichiara Gianluca Ficco, segretario nazionale della Uilm responsabile del settore auto. «Il Governo ha promesso più volte di prendere in mano la situazione – continua Ficco – e ora è giunto davvero il momento di passare dalle promesse ai fatti. Ci sono centinaia di lavoratori coinvolti dalla Sicilia al Piemonte, dall’Abruzzo alla Basilicata e moltissimi di loro purtroppo sono già in cassa integrazione. Da troppo tempo attendiamo una soluzione e un cambiamento che tarda a venire»