Nonostante il freddo e la presa di distanza della curia vescovile tante persone domenica scorsa hanno partecipato alla “Fiaccolata della speranza” per invocare la nomina del nuovo vescovo. Il corteo, silenzioso, si è mosso da piazza Fontana e risalendo la scalinata di San Nicola ha raggiunto piazza Cattedrale. In testa al corteo due striscioni con la scritta «I fedeli di Trivento invocano il nuovo vescovo». Nessuna polemica con l’autorità ecclesiastica ma solo la speranza di riavere, com’è stato per più di mille anni, la propria guida spirituale. Alla fiaccolata c’erano anche alcune autorità politiche locali, ad esempio il sindaco di Trivento Luigi Pavone e l’assessore di Agnone Enrica Sciulli, ma soprattutto gente comune che ha raccolto l’invito del comitato organizzatore. Tante le associazioni, dagli Alpini alle “uncinettine”, dalla Pro loco al comitato “Centro Storico”, che con la loro presenza silenziosa hanno voluto testimoniare l’affetto e il legame con l’antica diocesi. I partecipanti per arrivare in piazza Cattedrale hanno fatto la stessa strada che da secoli fanno i vescovi quando entrano a Trivento per prendere possesso della diocesi. Sono stati in molti ad augurarsi che quella grande accoglienza che ebbe anche il vescovo Claudio Palumbo, fino ai primi anni ‘60 del secolo scorso il nuovo vescovo saliva in Cattedrale su un cavallo bianco, possa continuare con una nuova guida spirituale. Dopo la sosta in piazza Cattedrale i cittadini che hanno partecipato alla fiaccolata hanno ridisceso la scalinata girando intorno al palazzo vescovile. Nei giorni scorsi il comitato organizzatore aveva inviato una lettera al papa per sostenere la nomina del nuovo vescovo da cui, poi, aveva preso le distanze, non senza un po’ di meraviglia, la curia. Il mese prossimo Mons. Claudio Palumbo lascerà Trivento per raggiungere la sua nuova sede di Termoli e per la diocesi trignina si aprirà un periodo di vacatio che si spera sia al più presto chiuso con la nomina del nuovo pastore. Quella di Trivento, anche se dal punto di vista demografico è la più piccola d’Italia, non lo è sicuramente dal punto di vista storico e geografico avendo la particolarità di estendersi su 3 province e 2 regioni. Fino agli anni 70’ del secolo scorso erano addirittura 4 le province facendone ancora parte anche Castel di Sangro ed altri 2 centri della Provincia de L’Aquila. Da diversi anni nella Chiesa italiana è in corso un processo di riorganizzazione ma si spera che a pagare non siano sempre i più deboli.