Assolto perché il fatto non sussiste: si è conclusa con una assoluzione piena la vicenda del pensionato di Trivento che nel 2014, al termine di una indagine dei carabinieri, era stato rinviato a giudizio (il reato ipotizzato era la truffa) con l’accusa di essere un ‘falso cieco’.
Nell’ultima udienza del processo, durato tre anni, il giudice del Tribunale di Campobasso, Roberta D’Onofrio, ha assolto il pensionato, difeso dall’avvocato Mariano Prencipe, perché il fatto non sussiste.
L’uomo – ha stabilito il Tribunale – aveva diritto alla indennità di accompagnamento perché non autosufficiente a causa di una malattia incurabile agli occhi.
Dunque, nessuna violazione della legge, nessun raggiro sono stati commessi dal pensionato che da decenni combatte, purtroppo inutilmente, contro la grave malattia che lo ha colpito.
Davanti agli investigatori si era proclamato innocente e in questi anni ha atteso fiducioso l’esito del processo avendo massimo rispetto del lavoro degli inquirenti, le forze dell’ordine e la magistratura.
Molti, i testimoni che sono stati ascoltati durante il processo, tra questi anche il professor Ermanno Dell’Omo, luminare dell’oculistica e professionista di fama nazionale. È stato lui a spiegare in aula la patologia da cui era affetto il pensionato, evidenziando che questa era riscontrabile con strumenti di precisione tecnologicamente avanzati. Il professor Dell’Omo ha sottolineato come sia possibile comunque per chi è affetto da questo tipo di malattia svolgere in limitata autonomia determinate azioni della vita quotidiana, soprattutto nei luoghi familiari, conosciuti negli anni passati quando la malattia era ancora nella fase iniziale.
Soddisfatto per la sentenza di assoluzione l’avvocato Prencipe. «Siamo giunti alla fine di un percorso molto doloroso per il mio assistito – commenta il legale – che è stato ingiustamente accusato di aver truffato l’Inps quando invece aveva una patologia reale, riconosciutagli anche attraverso verifiche tecnologicamente avanzate e al quale era stata mossa una accusa per il semplice fatto di non essersi mai rassegnato a una vita totalmente passiva».
Durante le indagini i carabinieri avevano effettuato appostamenti e realizzato filmati che ritraevano l’invalido mente camminava in strada o mentre si trovava all’ufficio postale o in altri luoghi.