L’onda lunga del calo delle vendite del mercato automobilistico occidentale, cominciato e causato dagli effetti dello stop alle importanti avvenuto in Asia, dopo aver coinvolti alcune carrozzerie si è fatto sentire anche allo stabilimento Fca di Termoli. Di ieri la notizia pubblicata su Primo Piano Molise per la soppressione del turno di notte al mitico reparto otto valvole del motore fire e su questo c’è preoccupazione, espressa dalla segreteria regionale della Fiom-Cgil. Per il segretario Giuseppe Tarantino, «A seguito del calo produttivo, relativo al motore 8 valvole è un tema che la Rsa Fiom-Cgil ha affrontato nel penultimo incontro con la direzione aziendale, confermando le perplessità sul futuro del motore che uscirà fuori produzione tra 3 anni circa e ribadendo la necessità di fare investimenti su un nuovo prodotto della motoristica in sostituzione dell’attuale. Oggi in quel reparto lavorano circa 600 lavoratori e senza fare allarmismi, per la Fiom, è un problema da affrontare nell’immediato ricordando le dichiarazioni dell’Amministratore delegato Marchionne che disse che nel 2018 ci sarebbe stata la piena occupazione negli stabilimenti. L’altro problema è relativo ai lavoratori interinali affrontato con la direzione che non ha dato risposte in merito ai rinnovi e questa la dice lunga sulla breve programmazione. La Fiom pensa che bisogna affrontare il tema del futuro degli investimenti e dei lavoratori interinali coinvolgendo anche le istituzioni regionali, cosa che abbiamo chiesto in passato e ribadiamo oggi». Più duro, ma su un sito dove le problematiche sono maggiori (e a cascata riguardano anche Rivolta del Re), il responsabile nazionale della Fiom per l’automotive e il gruppo Fca, Michele De Palma, che sostiene sia ora di finirla con le promesse elettorali. «A Cassino il 25 novembre l’allora presidente Renzi annunciava 1800 assunzioni nello stabilimento di Cassino a dispetto dei gufi della Fiom. I gufi hanno una dote vedono nel buio della crisi quello che altri non vedono. Ma ora non è tempo di discutere delle ragioni e dei torti, ma sarebbe il caso di evitare promesse elettorali e di affrontare seriamente il problema del futuro dello stabilimento di Cassino e dei 500 lavoratori lasciati a casa e della implementazione dei modelli per tutti gli stabilimenti a partire da Mirafiori e Pomigliano, dell’innovazione di modelli a cominciare dalla sfida dell’auto ecologica (ibrida e elettrica) per il futuro produttivo e occupazionale in Italia. C’è bisogno di un tavolo nazionale con il governo per decidere le politiche di investimento e industriali nell’automotive che è attraversato da una vera e propria rivoluzione». Ultima battuta, quella del sindacato cigiellino laziale. «Siamo pronti a verificare la concretezza delle proposte della Regione Lazio per sostenere gli oltre mille lavoratori somministrati di Fca e dell’indotto dello stabilimento di Cassino. Speriamo che la riflessione fatta dopo il confronto con le rappresentanze sindacali abbia portato la Giunta Zingaretti a smuoversi. Come Fiom-Cgil abbiamo fatto proposte concrete per dare sostegno economico ma soprattutto prospettive occupazionali per i lavoratori». Lo dichiarano in una nota congiunta Fabrizio Potetti segretario Fiom Roma e Lazio e Donato Gatti segretario Fiom Frosinone e Latina. «La situazione di crisi dello stabilimento di Cassino non riguarda solo le lavoratrici e i lavoratori buttati fuori e lasciati senza tutele. L’azienda ha anche comunicato che ci saranno 8 giorni di fermo della produzione, e in più utilizzeranno i permessi o il recupero produttivo senza le maggiorazioni dello straordinario. Fca continua a far pagare le sue scelte ai lavoratori, è opportuno fare chiarezza sulle prospettive produttive e occupazionali di tutto il settore automotive». Per la stabilità del parco occupazionale bassomolisano occorrerà monitorare attentamente quello che avviene anche nelle carrozzerie che equipaggiano motori e cambi prodotti a Termoli. Infine, uno spaccato welfare, con la presa di posizione della leader della Fiom-Cgil Francesca Re David. «Le manifestazioni del 2 dicembre sono l’avvio di un percorso di mobilitazione per protestare contro le misure contenute nel pacchetto pensioni presentato dal Governo. Oltre a questo vanno intensificati gli scioperi nelle aziende e nei territori. Per il 2 dicembre la Fiom proclama altresì Io sciopero degli straordinari, delle flessibilità e dei turni a partire dal venerdì notte. Non c’è ombra di nessuno dei punti contenuti nella piattaforma presentata unitariamente da Cgil, Cisl e Uil in cui chiedevamo il blocco dell’aumento dell’età pensionale a 67 anni, la diversificazione dei lavori sulla base della gravosità, e l’apertura sulle pensioni di garanzia per i giovani e i discontinui. Per noi la modifica radicale della legge Fornero, a partire dal blocco dell’età pensionabile, è uno dei punti fondamentali. Ma le nostre richieste sono rimaste del tutto inascoltate. Il Governo fa cassa sul lavoro dipendente, per tentare di ripianare il debito pubblico. E’ una riforma iniqua che aumenta le disuguaglianze sociali. La mobilitazione nazionale del 2 dicembre è solo l’inizio».