Stop alle scorribande di Juan Carrito. Uno degli orsi più “social” della storia del Parco nazionale d’Abruzzo, Lazio e Molise è stato infatti catturato. Troppo pericolose – per la specie e per l’incolumità pubblica malgrado gli orsi bruni marsicani non siano aggressivi – le incursioni nel centro abitato di Roccaraso, comune che era stato ormai eletto da Juan Carrito come residenza. Al punto dall’esserci tornato pure dopo l’allontamento forzato operato dal Pnalm.
I video e le foto diventati virali su tutti i social hanno mostrato una “brutta” realtà. L’orso era diventato così confidente che non solo non si spaventava alla vista dell’uomo ma addirittura in qualche caso ha “sopportato” di buon grado anche la presenza di cani.
Così, si è optato per gli estremi rimedi. Juan Carrito è stato dunque condotto nella struttura del Parco nazionale della Majella a Palena dove trascorrerà un periodo in cattività, separato dagli altri orsi già presenti nella struttura.
Come riferito da Salviamo l’Orso, «i tecnici del Parco sperimenteranno alcune tecniche di condizionamento dell’animale per cercare di disabituarlo a servirsi dei cassonetti dell’immondizia. Anche le condizioni meteo attuali nelle zone di alta montagna dove era stato pianificato il suo trasloco hanno consigliato questo periodo di cattività che ci auguriamo sia molto breve».
In effetti, la prima scelta era quella di allontanarlo ancora di più dai centri abitati, poi si è deciso di “rinchiuderlo” e successivamente provare a reimmetterlo in natura.
Dure le accuse delle associazioni al Comune di Roccaraso, intimato per mesi a mettere in sicurezza i bidoni dell’immondizia nelle strade del paese. Così come la ‘condanna’ è stata firmata dai cittadini che hanno lasciato cibo incustodito.
Intanto già impazza una petizione online, con oltre mille firme, per chiederne l’immediata “liberazione”.