Per i comitati, “Donne per l’Ambiente” in particolare, «la situazione sanitaria della Valle del Volturno è a rischio». Non è un allarme campato in aria bensì supportato dalla relazione che il medico Gaetano Rivezzi ha consegnato ieri in primis al Comune di Presenzano che a tanto lo aveva incaricato a furor di popolo. Stiamo parlando della questione turbogas, che interessa da vicino, molto vicino anche il Venafrano e la Valle del Volturno. Numerosi sono infatti i cittadini che hanno preso parte alle varie proteste che si sono succedute negli scorsi mesi e tanti quelli che aderiscono al comitato “Antica Terra di Lavoro”.
Sul punto è intervenuto pure il consigliere regionale grillino del Molise Vittorio Nola: «Ora il sindaco di Presenzano deve fare valere in tutte le sedi istituzionali opportune la relazione del dottor Rivezzi e sottoporla all’intero Consiglio comunale».
Le “Donne per l’Ambiente” ricordano come «abbiamo insistito tanto per il mandato al dottor Gaetano Rivezzi, che ringraziamo per il suo impegno gratuitamente messo a disposizione di tutti i cittadini. Abbiamo insistito affinchè ci fosse un medico a fare una valutazione perchè fin dal primo momento la questione turbogas ci è sembrata inscindibile dallo stato di salute della gente del nostro territorio. I dati parlano chiaro. Quando la concentrazione di No2 aumenta nell’aria sono a maggior rischio di complicanze e morte: le persone affette da malattie cardiovascolari, in particolare quelle che hanno già avuto un ricovero per questo motivo; i pazienti diabetici; i soggetti con malattie croniche multiple; gli anziani, che costituiscono una alta percentuale della popolazione”». Dunque, «questa relazione è fondamentale per motivare il forte “no” alla centrale in Conferenza dei servizi».
Sulla stessa lunghezza d’onda il comitato Antica Terra di Lavoro al quale, ricordiamo, aderisce Città Nuova di Venafro: «Auspichiamo che il sindaco di Presenzano prenda coraggio per la prossima Conferenza dei servizi e faccia tesoro della relazione da lui stesso commissionata, essendo competente ad esprimersi su tali valutazioni, sulla base delle disposizioni degli articoli 216 e 217 regio decreto 27 luglio 1934, numero 1265 (Testo unico delle leggi sanitarie), che attribuiscono al sindaco un ampio potere di valutazione della tollerabilità o meno delle lavorazioni provenienti dalle industrie, classificate “insalubri” per contemperare le esigenze di pubblico interesse con quelle pur rispettabili dell’attività produttiva, anche prescindendo da situazioni di emergenza».
Va detto che la relazione è stata inviata non solo al Comune dell’alto Casertano bensì pure ai Ministeri e dipartimenti competenti.
Il presidente regionale dei Medici per l’Ambiente (Isde) della Campania aveva ricevuto mandato lo scorso gennaio di studiare «gli aspetti sanitari, ambientali e tecnici per i quali va rivalutata oggettivamente e nuovamente l’autorizzazione ministeriale che Edison Spa ha ottenuto 11 anni fa (2009) ai sensi della legge numero 55/2002 ed in attesa di una definitiva Conferenza dei servizi (Aia) da parte del Ministero dell’Ambiente».
La relazione sugli impatti sanitari. Rivezzi nelle sei pagine di dossier ha dunque pure ricordato come «fin dal gennaio 2009 l’Asl Caserta si esprimeva contrariamente all’ipotesi della costruzione dell’impianto in Presenzano».
Dunque, nello strudio si legge che «Presenzano risulta un comune che ha avuto numerosi ricoveri, più del proprio distretto e molto più degli altri distretti».
Poi, «da medico esperto in prevenzione, intendo sottolineare la fragilità della popolazione locale nelle fasce di età oltre i 60 anni soprattutto per le patologie metaboliche (diabete), cardiovascolari e pneumologiche che sicuramente, con dati scientifici che alleghiamo si aggraveranno se esposti agli inquinanti secondari che questa tipologia di impianto emette in grandi quantità».
Anche perché «è ormai acclarato nel mondo scientifico che incrementi di 10 µg/m3 di Pm 2,5 nell’aria respirata sono correlati ad aumenti statisticamente significativi di mortalità per cause naturali, respiratorie e cardiache: il rischio di morte aumenta del 2.09% (IC95% 0.96-3.24) per tutte le morti naturali, del 2.63% (IC 95% 1.53-3.75) per cause cardiache e del 3.48% (IC 95% 0.75-6.29) per cause respiratorie».
Insomma, «in caso di realizzazione dell’impianto in oggetto nel comune di Presenzano, la previsione di complicanze mediche ed il calcolo costi/benefici e qualità della vita tenendo conto dei circa 2.500 pazienti cronici già assistiti attualmente dal Ssn, impone una attenta e logica disamina».
Il medico Rivezzi ha inoltre citato il recente monitoraggio dell’Arpac: «Nel territorio di Vairano distante solo pochissimi chilometri da Presenzano, tra ottobre e dicembre 2019, si sono evidenziati numerosi sforamenti di Pm 2,5 e Pm 10».
Ma «dal punto di vista sanitario i primi studi sulla zona sono quelli che vedono coinvolta l’area venafrana, che fanno luce su criticità non trascurabili, e per le quali lo stesso Istituto superiore di sanità definisce la piana di Venafro come area critica dal punto di vista sanitario». E poi: «Dalle prime valutazioni dello studio preliminare condotto dal Cnr di Pisa sullo stato di salute nei comuni di Venafro, Pozzilli e Sesto Campano (paese limitrofo al nostro in questione, ed ospitante uno dei cementifici più imponenti d’Europa), emergono eccessi di mortalità, morbosità e ricoveri ospedalieri statisticamente significativi».
A conti fatti, «l’impiantistica energetica che mira al profitto, non deve e non può ignorare le criticità del territorio dove si va a collocare un impianto di tale portata, ed il governo nazionale deve confermare l’attuale necessità di rivalutare con i Ministeri dell’Ambiente, dello Sviluppo economico e della Sanità i parametri di sostenibilità, trasparenza e prevenzione sanitaria per quanto riguarda l’iter relativo alla centrale».
Per il presidente dell’Isde Campania «i dati analizzati mettono in risalto le numerose fragilità sanitarie della popolazione di Presenzano, segnalate già in precedenza ai Ministeri». Insomma, «una esposizione di quest’ultima a ulteriori fattori inquinanti ne comprometterà seriamente la salute e la longevità».
In conclusione, «unitamente alla gravissima omissione del parere sfavorevole dell’Asl Caserta 1, questi dati ci impongono, in vista della tutela della salute pubblica, a richiedere una revisione del progetto e una revoca delle precedenti autorizzazioni per mancanza di valutazione del rischio sanitario e mancata applicazione del diritto costituzionale».