Si rivolge «a tutti i lavoratori dello stabilimento Unilever di Pozzilli e dell’indotto nonché a tutti i molisani» Antonio Martone. Il responsabile sindacale della Cisal sottolinea in premessa come «siamo tornati in piena crisi sanitaria. Si respira di nuovo aria pesante in tutto il Paese».
Tuttavia, «con grande rispetto per questa sciagura planetaria, da questo piccolo paese del Molise ci permettiamo di riprendere il filo del nostro discorso sul futuro della fabbrica di Pozzilli. Lo facciamo soprattutto per quei lavoratori che ogni giorno ci rappresentano il proprio stato d’animo, il proprio pensiero, il proprio disagio per un futuro incerto».
Secondo Martone «non è più un mistero che Unilever ha pianificato il percorso che porta ad abbandonare Pozzilli. In tempi non sospetti la Cisal rilevò che “Per Unilever, Pozzilli è un capitolo chiuso perché la sua chiusura è meno costosa e difficile di Casalpusterlengo. Lo dicono i numeri (e purtroppo anche i fatti recenti): meno lavoratori, popolazione più anziana, territorio da incanalare con facilità in percorsi illusori e privi di fondamento. Popolazione che per differenza generazionale è più facile da dividere”. Intanto riconfermiamo, senza il timore di essere smentiti, che se Unilever avesse avuto davvero un progetto alternativo per Pozzilli, lo avrebbe dovuto presentare da tempo. E, invece, a novembre 2019 (una anno fa!), colta impreparata dalla nostra azione, l’azienda ha prima negato e poi letteralmente inventato non una, ma tante soluzioni con l’unica finalità di prendere tempo. E ha avuto ragione della nostra debolezza e della nostra ingenuità: si è presa tutto il tempo che le serviva».
Quindi la Cisal invita ad attenersi ai fatti. «Se Unilever avesse davvero voluto creare le condizioni per un rilancio di Pozzilli, avremmo assistito ad un altro percorso, ben diverso da quello che abbiamo fatto negli ultimi dieci mesi, durante i quali siamo stati spettatori (paganti) di acrobatici cambiamenti di prospettiva, dalla plastica alle batterie per le auto elettriche… quanta fantasia! Intanto i lavoratori hanno continuato a contribuire ai risultati aziendali con la loro proverbiale professionalità, con resilienza e senso di responsabilità. Lo hanno fatto nonostante l’incertezza, nonostante la “sonnolenza” o forse dovremmo dire l’indifferenza dei vertici Unilever che hanno sospeso qualunque contatto con il sindacato e con le istituzioni (ultimo incontro ufficiale: luglio 2020). In silenzio imbarazzante e sprezzante delle ragioni dei lavoratori, la Cisal continua, indoma, a chiedere chiarezza».
Infatti, «i lavoratori hanno il diritto di capire cosa sta succedendo. Hanno il diritto ad essere trattati con rispetto. È in gioco il futuro loro e delle loro famiglie».
Dunque, la Cisal chiede ad alta voce che «la Unilever renda conto del mancato rispetto delle tempistiche che essa stessa aveva annunciato al Mise. E soprattutto chiede di sgombrare definitivamente il campo da false promesse e giochi di prestigio: Unilever dica chiaramente, una volta per tutte, che non ha alcuna intenzione di mettersi a riciclare plastica in un impianto che produce detergenti liquidi».
In altre parole, la Cisal chiede che «si smetta di giocare (sulla pelle dei lavoratori) con ricorrenti voci di ipotetici incontri e/o telefonate fatte tra direzione del personale di Roma e qualche sigla sindacale ben selezionata in base a improbabili criteri di affidabilità. Queste stesse voci lasciano intendere che si sta pianificando un incontro addirittura a febbraio 2021. Nel frattempo buon Natale e felice anno nuovo a tutti. Siamo veramente sconcertati da questa totale mancanza di rispetto per i lavoratori».
Pertanto, «di fronte a un simile comportamento e a difesa della dignità dei lavoratori e del territorio, la Cisal si dice pronta ad agire, concordando con i lavoratori tutti un percorso di protesta e di contestazione. Ad ognuno le proprie responsabilità!».
A proposito di proteste, la Rsu – per motivazioni di gestione interne allo stabilimento – ha proclamato lo stato di agitazione e il blocco di qualsiasi flessibilità e straordinario. Nello specifico, è stato indetto lo stop allo straordinario già a partire dal 31 ottobre.