Anna Minchella dovrà scontare i 30 anni di reclusione che le erano stati comminati dal Tribunale di Isernia (giugno 2019) e dalla Corte di Appello di Campobasso (dicembre 2019). Lo ha deciso ieri la Cassazione, che ha così confermato le sentenze di primo e secondo grado, arrivate con il rito abbreviato.
Nessuno sconto, dunque, per l’infermiera – a questo punto si può dire – non solo accusata ma riconosciuta quale responsabile della morte di Celestino Valentino. La donna si trova rinchiusa da anni ormai nel carcere di Benevento per omicidio volontario aggravato e furto aggravato (collegato all’appropriazione degli schizzettoni utilizzati poi per avvelenare la vittima).
I familiari del povero 77enne di Pratella, assassinato mentre si trovava ricoverato al “Ss Rosario” di Venafro, hanno accolto la sentenza definitiva con un pianto liberatorio: «Giustizia è fatta». Il legale di parte civile Alfredo Ricci, raggiunto da Primo Piano Molise, ha parlato di «umano sollievo dietro questa vicenda. Per 5 anni i congiunti hanno sentito addosso le sofferenze atroci a cui è stato sottoposto Celestino. È stato un rivivere un dramma continuo, udienza dopo udienza. Il loro Celestino non glielo restituirà più nessuno ma adesso c’è un maggiore sollievo». Il 77enne, come ha ricordato l’avvocato delle figlie, «non è stato “semplicemente” assassinato. Le modalità dell’omicidio hanno reso ancora più atroce l’accaduto». Da parte dello stesso Ricci c’è stata «soddisfazione tecnica nel vedere riconosciute le nostre ragioni. Con la Cassazione si chiude una dolorosa vicenda, una vicenda confermata nella sua interezza in ultimo grado, grazie anche alle indagini svolte nell’immediatezza dei fatti».
La 49enne Anna Minchella dovrà insomma scontare 30 anni di reclusione. La donna originaria del Casertano dall’estate 2017 si trova rinchiusa nel carcere di Benevento: era il 22 giugno 2016 quando l’infermiera, per vendetta verso una collega (figlia di Celestino Valentino), iniettò a forza in gola dell’acido cloridico al pensionato, infermo nel letto dell’ospedale, che morì tra atroci sofferenze dopo una settimana. Ricordiamo che alla Minchella erano state addebitate le aggravanti per l’uso di sostanze venefiche (veleno), per aver perpetrato la propria condotta nei confronti di una persona indifesa e per aver agito con crudeltà: per lei oltre ai 30 anni di carcere, erano scattati pure l’interdizione dai pubblici uffici e la sospensione della potestà genitoriale. L’imputata era stata condannata pure ad indennizzare i familiari della vittima con una provvisionale quantificata in 450mila euro complessivi.

Commenta

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

*

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.