In attesa dei dati, a Venafro si continua a respirare aria malsana e a morire.
Nulla di scientifico, ci mancherebbe!, ma basta svolgere un compitino facile facile, da scuola primaria, per capire che il livello di particolato fine nell’ultimo mese in città è stato a dir poco allarmante. Negli ultimi 30 giorni – dati ufficiali Arpa Molise – il valore medio del Pm2,5 è stato pari a 42,3 ug/m3. Un dato che mette spavento, se si considera che in media annuale il livello massimo previsto dalla normativa vigente è 25 ug/m3, tralasciando di dire che l’Organizzazione mondiale della Sanità segnala rischi già a una media di 10 ug/m3, al punto dall’aver adottato recentemente raccomandazioni che fanno scendere questo limite a 5 ug/m3 (e quello sulle 24 ore da 25 a 15 ug/m3)…
La situazione è insomma devastante. In tutto ciò, anche l’assemblea pubblica di Città Nuova non ha prodotto risultati: chiaramente non per colpe da ascrivere all’associazione che anzi ha avuto il merito di tenere alta l’attenzione, bensì per l’assenza di impegni assunti dalle istituzioni e per la gravissima assenza di tutti i parlamentari molisani.
«Un’altra giovane mamma è andata lontano dalla sua famiglia! Tanti altri sono malati, chissà quanti di noi lo siamo ma ancora non ne siamo a conoscenza! Ci siamo rassegnati tutti vero?», è uno dei messaggi sui social per ‘salutare’ per l’ultima volta una giovane mamma morta prematuramente. L’ennesima morte prematura, verrebbe da dire. E il timore, secondo molti, da quanto emerso pure da alcuni contributi dell’assemblea di lunedì scorso è che il peggio, se possibile, non sia ancora arrivato in quanto la latenza di malattie in qualche modo connesse all’inquinamento può arrivare fino a 15-20 anni.
Eppure, forse da un punto di vista comprensibilmente giunti a questo punto, tutti attendono i famosi dati degli studi di Ispra (caratterizzazione delle polveri) e del Cnr (studio epidemiologico) prima di agire. Ma su questo occorre preparasi poiché, come sottolineato dallo stesso sindaco Alfredo Ricci, poi non ci si dovrà dividere sull’interpretazione dei risultati che emergeranno e che si presume non saranno univoci.
Insomma, si dovrà aspettare almeno l’estate (infatti a marzo saranno pronti gli studi dell’Ispra sulle polveri e a fine maggio il Cnr di Pisa consegnerà le evidenze epidemiologiche) per iniziare a parlare di contromisure… Ciò malgrado l’iniziativa di Città Nuova recasse come slogan eloquentemente “Il tempo è scaduto”. Le polveri “volano” mentre le istituzioni sovracomunali e forse anche sovraregionali come emerso dall’assemblea camminano lentamente, troppo lentamente. Il tutto in barba al principio di precauzione in materia di ambiente e salute.
«Le Pm2,5 – scrive Arpa Toscana – possono essere respirate e spingersi nella parte più profonda dell’apparato, fino a raggiungere i bronchi. Le polveri ultrafini potrebbero essere addirittura in grado di filtrare fino agli alveoli e ancora più in profondità nell’organismo e, si sospetta, entrare nel circolo sanguigno e poi nelle cellule. Studi epidemiologici, confermati anche da analisi cliniche e tossicologiche, hanno dimostrato come l’inquinamento atmosferico abbia un impatto sanitario notevole; quanto più è alta la concentrazione di polveri fini nell’aria, infatti, tanto maggiore è l’effetto sulla salute della popolazione. Gli effetti di tipo acuto, sono legati ad una esposizione di breve durata (uno o due giorni) a elevate concentrazioni di polveri contenenti metalli. Questa condizione può provocare infiammazione delle vie respiratorie, come crisi di asma, o inficiare il funzionamento del sistema cardiocircolatorio. Gli effetti di tipo cronico dipendono, invece, da una esposizione prolungata ad alte concentrazioni di polveri e possono determinare sintomi respiratori come tosse e catarro, diminuzione della capacità polmonare e bronchite cronica. Per soggetti sensibili, cioè persone già affette da patologie polmonari e cardiache o asmatiche, è ragionevole temere un peggioramento delle malattie e uno scatenamento dei sintomi tipici del disturbo».
E fino ad oggi per la piana di Venafro ci si è occupati di Pm10 e Pm2,5, tralasciando ad esempio la diossina, rinvenuta nel latte materno ormai 10 anni e da allora non più ricercata, o quantomeno l’opinione pubblica non ne ha saputo più nulla.
Ancora una volta, pertanto, i “fatti” si attendono dalle Mamme per la salute che il 23 porteranno la Regione davanti al Tar Molise per vedere l’annullamento del Piano della qualità dell’aria ritenuto perfettamente inutile per casi di crisi come quello di Venafro.

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