Nella giornata di ieri Herambiente, società titolare del termovalorizzatore di Pozzilli, ha reso noti i risultati del biomonitoraggio condotto in proprio che attesterebbe come l’impianto non comporterebbe impatti sulla qualità dell’aria della Piana. Si tratta, come detto, di uno studio condotto in proprio. Fatto sta che il secondo anno di biomonitoraggio realizzato attraverso le api «attestano l’ininfluenza delle emissioni dell’impianto». Sul sito Herambiente pubblicati i dettagli delle analisi. L’ad Ramonda ha così commentato: «Responsabilizzati a operare tutelando in primo luogo la salute dei cittadini e aperti a ogni confronto sul tema delle polveri». Dunque, secondo Hera «continuano a essere rassicuranti i dati del biomonitoraggio ambientale effettuato con le api nella zona circostante al termovalorizzatore Herambiente di Pozzilli. […] esito ampiamente positivo. Il progetto Capiamo, attivato nel 2020 e avanzato a tappe regolari, ha così nuovamente confermato l’assoluta ininfluenza del termovalorizzatore sulla qualità dell’aria della Piana di Venafro».
Il biomonitoraggio, su base volontaria, si accompagna ai dati relativi alle emissioni che vengono monitorate continuamente e ai controlli dell’Arpa.
Insomma, «i risultati sono frutto di due campagne distinte di campionamento, effettuate a giugno e a settembre 2021 presso il termovalorizzatore, su tre matrici: api, miele e cera. Le circa 300.000 api presenti nei 3 alveari, sono state impegnate ogni giorno in circa 10 mila micro-campionamenti su un’area di circa 7 km2». Nello specifico, è stato evidenziato «come la presenza di anioni (cloruri, solfati e nitrati) nel miele raccolto all’impianto sia in linea con i valori medi dei mieli di origine italiana. É stata riscontrata la sostanziale assenza di diossine, Pcb e pesticidi, mentre le analisi sugli idrocarburi policiclici aromatici (Ipa), che hanno come principale fonte la combustione di carburanti fossili, l’incenerimento dei rifiuti, la produzione di energia o di asfalto e prodotti chimici, mostrano una condizione ambientale a cui contribuiscono più sorgenti emissive tipiche dell’antropizzazione del territorio, senza che si evidenzi un contributo significativo da parte del termovalorizzatore. Anche i metalli presenti nel miele sono riconducibili alla presenza di cantieri edili abbandonati, industrie e infrastrutture. […] Le indagini sui campioni di miele hanno mostrato la totale assenza di diossine, IPA, PCB e pesticidi. La cera analizzata a settembre si mostra esente da diossine, PCB e pesticidi, con tracce di IPA ampiamente inferiori ai limiti fissati dalla normativa per oli e grassi di origine animale. […] La presenza dei metalli sia nel miele che nella cera è riconducibile alle tipicità del territorio, caratterizzato dall’abbondanza di marna e dolomite, e alla presenza di diverse attività antropiche. In entrambe le campagne i campioni di miele hanno evidenziato la totale assenza di piombo».