Le Mamme per la salute e l’ambiente, da anni in prima linea nella difesa del territorio della Piana di Venafro, per l’ultimo dossier, elaborato insieme al Coordinamento civico ambiente e salute della provincia di Lecce, al Comitato per la tutela ambientale della Conca Eugubina e al Comitato No Css nelle cementerie di Gubbio, hanno scelto un immagine del «progetto performativo Martyrion di una nostra amica che ha cercato di raccogliere le vertenze delle realtà territoriali in difesa dell’ambiente. In questo scatto – spiega una di loro – l’artista Teresa Antignano, che posa con dei seni di cartapesta tra le mani, interpreta la figura di Sant’Agata martire a cui furono strappati i seni. Nel nostro territorio secondo uno studio preliminare si è evidenzia una mortalità del +46% per cancro al seno».
Il dossier “Cemento, rifiuti, emergenza sanitaria” nasce da un lungo periodo di confronto tra quattro gruppi distanti geograficamente (Valle del Volturno, piana di Venafro, Gubbio e Galatina) ma vicini per la volontà di difendere ambiente e salute. Il percorso di dibattito e condivisione è iniziato durante il periodo delle restrizioni Covid. Le quattro associazioni hanno discusso a lungo delle criticità «scaturite dal vivere nei pressi di un cementificio Colacem. Da questo confronto – spiegano – è nata la decisione di presentare un dossier comune alla Commissione Ambiente della Camera», depositato il 6 giugno scorso.
«Nei comuni di Sesto Campano, Galatina e Gubbio – scrivono le Mamme – sorgono tre cementifici di proprietà della società Colacem, terzo cementiere italiano per produzione, con sei stabilimenti in Italia e quattro nel mondo. Alcuni comitati di cittadini hanno raccolto un dossier sull’emergenza sanitaria in quelle comunità. Il dossier è stato presentato alla presidente e vice presidente della Commissione Ambiente della Camera, Alessia Rotta e Rossella Muroni, con richiesta di audizione urgente. La raccolta di dati relativi alla situazione sanitaria, ambientale e autorizzativa dei tre cementifici dimostra un modus operandi aziendale che si ripete identico in ciascun luogo da decine di anni. Alle amministrazioni locali sono mancate finora la capacità o la volontà di affrontare la questione».
Dal punto di vista sanitario, affermano le Mamme ambientaliste, «il dossier riporta dati di autorità preposte e di studi scientifici, che configurano una emergenza a tutti gli effetti. Concentrazione di inquinanti e rischio di mortalità mostrano trend in peggioramento per gli ultimi vent’anni. Dove esiste un registro dei tumori, i casi sono sopra la media e sopra i valori di aree urbane notoriamente inquinate. Tuttavia, nel 2021 la Regione Umbria ha abolito il registro tumori di Gubbio “perché troppo costoso”. Aziende sanitarie locali, associazioni mediche e Comuni hanno chiesto e finalmente ottenuto a Galatina e Sesto Campano la realizzazione di Valutazione di impatto sanitario (il risultato non è ancora noto) mentre l’Istituto superiore della sanità ha espresso allarme per le anomalie statistiche tumorali a Gubbio e ha classificato il distretto di Galatina “Area cluster” per neoplasie polmonari».
Dal punto di vista ambientale, «i cementifici sono industrie insalubri di prima classe, obbligatoriamente soggette a Valutazione di impatto ambientale (Via). Tuttavia, nessuno dei tre in questione è stato mai valutato, nonostante che la Eea (Agenzia europea per l’ambiente) ne abbia indicati due tra i 600 impianti maggiormente inquinanti dell’Unione Europea, nonostante che a Gubbio ci siano ben due cementifici, e nonostante che, fino al decreto Cingolani del 2021, la Via fosse una procedura obbligatoria per i cementifici. Alcuni dei comitati hanno sporto denuncia avverso le autorità preposte per omissione di atti d’ufficio. I timori delle popolazioni locali – affermano ancora le Mamme per la salute e l’ambiente – sono cresciuti in seguito al sequestro delle polveri presso lo stabilimento di Galatina eseguito dalla Dda Lecce, che ha evidenziato caratterizzazioni insufficienti nella composizione dei rifiuti, così come indicato anche in sede di Ctu per Colacem Galatina e da Ispra per Sesto Campano. Laboratori accreditati e centri di ricerca hanno confermato la presenza di diossina nel latte materno e nella placenta umana, ed elevata concentrazione di metalli pesanti nella vegetazione, nella falda e nel suolo».
Da quando Ciampi, era l’11 febbraio del 1994, decretò l’emergenza rifiuti in Campania, in Italia si discute su dove mettere i rifiuti – ragionano dalle associazioni che hanno realizzato il dossier –. Il governo ha continuato a favorire l’incenerimento, in particolare nei cementifici: in netto contrasto con gli obiettivi europei per la riduzione delle emissioni di carbonio e il recupero dei materiali scartati.
«Cinque decreti emanati tra il 2003 e il 2022 hanno favorito il progressivo allentamento delle procedure di autorizzazione e controllo dell’incenerimento di rifiuti nei cementifici. Per la legge italiana – concludono le Mamma –, i limiti di inquinamento e di emissione di carbonio di un cementificio che brucia rifiuti sono oggi meno restrittivi di quelli di un termovalorizzatore».