Dopo le vertenze Carsic, Proma e delle tante aziende che sono naufragate nel nucleo industriale di Pozzilli sarà la volta dell’Unilever?
Sembrerebbe proprio di sì, almeno stando a quanto annunciato da un gruppo di lavoratori, pronto a proclamare lo stato di agitazione se non dovesse la proprietà rispettare l’accordo firmato con il sindacato il 30 settembre 2021.
«È uno scaricabarile tra l’Inps e l’azienda sui pagamenti della nostra cassa integrazione – riferisce uno dei lavoratori –. Abbiamo preso da poco la quota che ci toccava da gennaio ad aprile. Attendiamo ancora per il mese di maggio e giugno. Ma l’Istituto di previdenza ci manda dall’azienda e l’azienda ci manda dall’Inps. Abbiamo comunicato quanto sta accadendo anche ai nostri rappresentanti sindacali, per vedere di superare questa assurda situazione. Un continuo balletto di responsabilità e chi ci rimette siamo noi poveri lavoratori alle prese con bollette, scadenze di fine mese, rincari vari e senza poter contare su una entrata certa».
I lavoratori in carico allo stabilimento di Pozzilli attualmente sono 65 e si dicono tutti molto preoccupati per quanto sta accadendo.
Giova ricordare che l’Unilever fin quando produceva detersivi era il fiore all’occhiello del nucleo industriale di Pozzilli. Un’impresa fortissima e molto attenta al benessere dei dipendenti.
I lavoratori che in queste ore sono usciti allo scoperto delusi per quanto sta accadendo puntano i riflettori sull’accordo sindacale sottoscritto il 30 settembre scorso. «Sapete cosa prevedeva quell’accordo? Vi informiamo leggendo il paragrafo che interessa noi lavoratori: “La Unilever Italia Manufacturing Srl si impegna sin d’ora, in ipotesi di ricorso agli ammortizzatori sociali e previa sottoscrizione di apposito accordo sindacale che disciplini il ricorso allo strumento, ad integrare il trattamento di integrazione salariale al 90 percento della retribuzione annua lorda riparametrata su 12 mensilità. Tale accordo annulla e sostituisce la clausola del precedente accordo sul medesimo tema e qualsiasi altro eventuale accordo verbale”. Questo è scritto nell’accordo – ribadiscono decisi i lavoratori – firmato da tutte le sigle sindacali. È stato rispettato secondo voi? Per niente, anzi ci hanno chiamato dall’ufficio pagamenti affermando che addirittura dovremmo restituire le somme percepite perché una società esterna ha calcolato in maniera diversa le quote spettanti a ciascun lavoratore e non si parla più del 90 percento. Noi non restituiremo nulla e nessuno provi a mettere mano ai nostri stipendi. Tutto questo è vergognoso e speriamo che chi di dovere e ci rappresenta intervenga una volta per tutte. Altrimenti a breve proclameremo lo stato di agitazione. Non possiamo continuare a vivere in questo stato di confusione, di precarietà dove l’Inps e l’azienda giocano allo scaricabarile sulla nostra pelle».
Al di là di questa fase transitoria, i lavoratori sono preoccupati anche per il loro futuro, cioè per il subentro della nuova proprietà, la società “P2P Srl” di San Potito Sannitico, in provincia di Caserta. Ogni lavoratore ha firmato una sorta di accordo di cessione del contratto, con il quale lo stesso lavoratore proseguirà il proprio rapporto di lavoro senza periodo di prova, senza soluzione alcuna di continuità, alle dipendenze della proprietà subentrante dalla data di efficacia che è il 1° gennaio del 2024. La Unilever e la P2P il 29 ottobre del 2021 hanno sottoscritto un accodo con i sindacati definendo le linee guida del piano di reindustrializzazione e riconversione del sito di Pozzilli. Un accordo che garantirebbe gli attuali livelli occupazionali, ma i lavoratori, dopo gli ultimi avvenimenti sul mancato rispetto dell’accordo del 30 settembre dello scorso anno, non si fidano più e si stanno interrogando su cosa accadrà realmente dal 1° gennaio 2024.
Sul punto sarebbe auspicabile un intervento di Regione e Parlamento. Il processo di riconversione dello stabilimento Unilever è stato sin da subito motivo di vanto, in particolare per il Movimento 5 stelle. La sottosegretaria Todde ha personalmente partecipato a più di un incontro con la società cedente e quella subentrante. Quanto denunciato dai lavoratori, però, non lascia affatto ben sperare.
L’auspicio è che si tratti solo di un piccolo incidente di percorso.
Marco Fusco