Lo storico palazzo De Lellis-Vitale di Venafro rischia il crollo per colpa del Comune.
In una stanza di quel palazzo, nel 20 ottobre del 1805, nacque Leopoldo Pilla, uno dei figli più illustri della città.
Dopo circa dieci anni – tanto è durata la vertenza – il Tribunale di Isernia, rigettando il reclamo dell’amministrazione che ha provato ad opporsi ad una precedente ordinanza dei giudici pentri emessa a febbraio scorso, ha ordinato l’esecuzione di una serie di lavori urgenti e non più rinviabili.
Il Comune dovrà provvedere a proprie spese alla regimazione delle acque piovane, separandole possibilmente da quelle nere, che attualmente interessano le fondazioni del palazzo sia dalla parte del vicolo degli Agostiniani sia su via Caserta. Nel dettaglio, dovrà provvedere al rifacimento della condotta fognaria con idonee caditoie oltre che con idonei pozzetti atti a convogliare in fogna tutti i discendenti dei tetti che ora scaricano a cielo aperto. Inoltre, il Comune dovrà far realizzare la pavimentazione del vicolo sempre in cubetti di pietra lavica ma con una idonea sigillatura delle fughe e l’indispensabile organizzazione delle pendenze per far confluire le acque nelle caditoie.
In buona sostanza, la stabilità della storica struttura è stata seriamente compromessa dalle perdite della rete fognaria e dalle acque piovane non convogliate negli appositi canali di scolo.
Rispetto a febbraio scorso, quando il Tribunale aveva già ordinato una serie di opere urgenti, le precarie condizioni dello stabile sono probabilmente peggiorate. Ma il Municipio anziché provvedere ha preferito appellare il provvedimento.
Lo scorso 6 luglio, i giudici della Sezione unica del Tribunale ordinario di Isernia si sono definitivamente pronunciati. Il provvedimento di rigetto del reclamo non è suscettibile di ulteriori impugnazioni. Il Comune, le cui casse non brillano per prosperità, dovrà dunque procedere alla realizzazione dei lavori indicati nella precedente ordinanza.
Gli eredi Vitale, dopo le numerose richieste “bonarie” cadute nel vuoto, hanno deciso di rivolgersi alla magistratura. Diverse le segnalazioni e le diffide inoltrate nel tempo al sindaco pro tempore (almeno tre le amministrazioni comunali a cui la famiglia si è rivolta senza esito alcuno), ma nessuno ha mai mosso un dito.
Il consulente tecnico nominato dal Tribunale ha evidenziato, tra l’altro, «[…] dilavamento e dal forte imbibimento del terreno di fondazione dovuti alla perdita di tenuta della rete fognaria comunale ed alla insufficienza delle caditoie a raccogliere le acque piovane anche per piogge di ordinaria intensità». I giudici, dunque, hanno ritenuto vi sia «la sussistenza del diritto della Vitale a che il Comune provveda alla esecuzione delle opere necessarie per impedire l’ulteriore aggravamento dei processi dannosi che interessano l’edificio, salvo poi stabilire in modo maggiormente approfondito, nel corso dell’instaurato procedimento di merito, la ripartizione delle rispettive responsabilità».
Gli eredi Vitale, assistiti dall’avvocato Duilio Vigliotti, hanno citato il Comune anche per i danni subiti dallo storico edificio e causati dalla condotta inerte ed inadempiente dell’amministrazione.
Per quanto si tratti di un procedimento a parte, i primi due verdetti non depongono affatto bene per il Municipio, che oltre a dover sostenere i costi per eseguire le opere di che trattasi, rischia di dover far fronte ad una richiesta risarcitoria che considerando l’importanza e il pregio delle storica struttura, potrebbe essere milionaria.
Fa specie constatare che un palazzo riconosciuto dal Ministero «bene di particolare interesse storico-artistico» e che per i venafrani dovrebbe rappresentare motivo di vanto, sia invece a rischio crollo a causa, tra l’altro, di una fogna colabrodo.
Ppm