«Nonostante le nostre segnalazioni, denunce, nessuno si preoccupa della sanità di questo territorio. Noi del Comitato Santissimo Rosario stiamo sostenendo una battaglia civile a favore del nostro ospedale che è un valore inalienabile che un territorio deve garantire a servizio dei suoi cittadini». Amareggiato Mario Giannini del vertice del Comitato Santissimo Rosario che sceglie di intervenire ancora subito dopo i risultati delle elezioni politiche da appena archiviate. «Notiamo – prosegue Giannini – un sostanziale disinteresse della politica per questo territorio i cui rappresentanti non si interessano della difesa del diritto alla salute dei cittadini. Se poi vogliamo parlare dei dati economici basti considerare che nonostante la chiusura di due ospedali per acuti, Venafro e Larino, non sappiamo se e quanto sia stato il risparmio per il bilancio regionale. E se veramente vi è stato un risparmio dove sono finiti i soldi e perché non si riesce a risanare il deficit sanitario? Forse i soldi sono stati utilizzati per incrementare le attività private?».
Mario Giannini del Comitato Santissimo Rosario pone domande, ma fino a questo momento le risposte non sono arrivate da chi è a capo della sanità regionale. «L’ospedale di Venafro – continua ancora Giannini – è stato riconvertito, ma allora perché non vengono attivati i servizi previsti dal decreto numero 27 e dall’atto aziendale? Anche perché si spendono milioni per tenere in funzione la struttura. Tutti devono sapere che noi del Comitato ci batteremo fino alla morte per il mantenimento e per il completo funzionamento del nostro presidio. In ragione della prossimità territoriale con la Campania e il Lazio, l’ospedale di Venafro, ha sempre attivato pazienti delle zone limitrofe, specialmente dell’alto casertano. Per questo motivo noi proponiamo di prevedere la riattivazione di alcune attività per acuti come ad esempio quelle delle branche mediche e cioè medicina interna, riabilitazione intensiva (codice 56), lungodegenza e posti per un hospice. Tutto questo consentirebbe alla Regione un notevole ritorno in termini economici attraverso la mobilità attiva di cui la nostra Regione ha grande necessità in quanto deve pagare tanto alle altre regioni per la mobilità passiva. Basti ricordare – conclude Mario Giannini – che quando l’ospedale era aperto anche con reparti per acuti, produceva una mobilità attiva di circa 3 milioni di euro. Invece a noi sembra un controsenso in quanto chiudendo l’ospedale di Venafro non vi è risparmio ma al contrario, paradossalmente, si è avuta una perdita economica».
Marco Fusco