Il 2022 oramai sta per passare alla “storia”. È tempo di bilanci e il sindaco di Venafro Alfredo Ricci risponde volentieri alle domande di Primo Piano Molise. Un’intervista a tutto tondo che dice molto anche sulle intenzioni del primo cittadino uscente in vista delle prossime scadenze elettorali sia per il Comune che per la Regione.
Sindaco, se dovesse tornare indietro cosa non farebbe?
«Difficile dirlo con obiettività. Credo che tante cose si possano fare meglio e che con il senno di poi sia facile avere ripensamenti su tante cose. Oltre tutto io con me stesso sono portato a una forte autocritica, per provare a migliorare. Probabilmente cercherei di avere una maggiore attenzione a comunicare meglio le tante iniziative messe in campo. Forse avrei dovuto avere più attenzione alla politica, però non mi pento di essermi dedicato a tempo pieno ad essere amministratore che prova a risolvere i problemi della propria città, anche a costo di perdere qualche opportunità personale».
Se dovesse scegliere tra le cose fatte quale sceglierebbe tra quelle che hanno dato l’impronta della sua azione amministrativa?
«L’attenzione alla scuola, il mio grande pallino, per essermene occupato già nella precedente Amministrazione. Da assessore e poi da sindaco ho avuto sempre l’abitudine di frequentare personalmente le scuole, per cui oggi i ragazzi delle scuole medie sono quelli che 10 anni fa, quando sono diventato assessore, erano all’infanzia. Ecco, sapere che in quattro anni e mezzo siamo riusciti a recuperare i finanziamenti che consentiranno di superare emergenze anche di 20 anni e rivoluzionare le scuole di Venafro per questi bambini e ragazzi, è per me motivo di grande gioia. Dalla demolizione e ricostruzione di via Maiella al recupero dello storico asilo di via Acquedotto, dalla realizzazione della Scuola Camelot all’ampliamento del Don Giulio Testa, nel giro dei prossimi anni Venafro avrà tutte le scuole sicure e fruibili. E si potrà a quel punto anche pensare di riconvertire l’area dove oggi c’è la scuola di via Colonia Giulia (che non servirà più), rendendola una grande piazza con servizi per la collettività. »
Febbraio 2020 la pandemia: cosa le ha colpito dei venafrani?
«Il senso di comunità. Quel periodo è stato molto difficile per tutti, ma da noi forse un po’ di più, vorrei ricordare che a Venafro ci ritrovammo a essere zona rossa nel periodo in cui esserlo sembrava significare morte certa. Furono momenti terribili, la gente mi chiamava a telefono per sfogarsi e spesso piangeva perché aveva paura. In quel contesto c’è stato rispetto delle regole e soprattutto attenzione a coloro che rischiavano di più per fragilità personali o sociali. E non le nascondo che mi sono rimaste impresse anche quelle telefonate di cittadini che semplicemente mi manifestavano solidarietà per il lavoro che stavo provando a fare, alcuni mi hanno emozionato per i pensieri che hanno avuto nei miei confronti».
Sindaco cosa lascia ai futuri inquilini di Palazzo Cimorelli?
«Insieme agli amici dell’Amministrazione lasciamo un Comune lanciato a velocità enorme verso il proprio futuro, con un bilancio ormai risanato dopo anni di tempeste e tante opere pubbliche pronte per partire. Questo ha consentito anche di procedere con nuove assunzioni, proprio in questi giorni hanno preso servizio ben 6 nuovi collaboratori a tempo indeterminato, ed erano 12 anni che non ne arrivavano. E l’anno prossimo contiamo di far partire anche i concorsi. Inoltre, l’Amministrazione che ho l’onore di guidare ha portato a Venafro credo l’importo di nuovi finanziamenti più alto mai visto in un solo mandato amministrativo. Dall’edilizia scolastica (ben 12 milioni) a Palazzo San Francesco (per cui i lavori partiranno a breve), dal CIS, che consentirà la riqualificazione intera della villa comunale e delle principali strade del centro storico (e siamo in attesa dei pareri), all’ampliamento del palazzetto dello sport (anche in questo caso i lavori partiranno nei prossimi mesi), fino al rifacimento dell’asfalto nelle principali strade cittadine, che completeremo in questi mesi, solo per citarne alcuni. E poi la nostra città finalmente ha una percentuale di raccolta differenziata superiore al 70% (e partivamo da un dato del 17%) e la pubblica illuminazione che sta progressivamente efficientandosi. Ovviamente bisogna vedere se i nuovi inquilini, come dice lei, non saranno gli stessi di questi anni. Ma questo sta ai cittadini deciderlo».
Ma lei sarà di nuovo in corsa alle prossime elezioni comunali o come dicono i ben informati opterà per le regionali?
«Io sono al servizio della mia comunità e del mio territorio, se posso essere utile. In questi anni l’ho fatto da Sindaco e da Presidente della Provincia, senza sosta. Il Comune resta sempre il primo amore e non è un mistero che un solo mandato amministrativo, oltre tutto monco come lo è stato questo che sta terminando a causa della pandemia, non consente di toccare con mano i tanti progetti avviati. Ad ogni modo, sono valutazioni che stiamo facendo con gli amici dell’Amministrazione Comunale e con gli altri che sono sul territorio, perché non ci sfuggono anche altre dinamiche. Certo è che questa squadra ci sarà anche alle prossime comunali».
Che voto si dà e che voto dà alla sua maggioranza? Chiuso il 2022, con il piano di rientro ormai quasi alle spalle, sono stati anni difficili. Tante le critiche quale di queste l’ha infastidita di più?
«Non posso darmi un voto da solo, non spetta a me farlo. Sono i cittadini i giudici di un amministratore. Posso dire che in questi anni ci ho messo tutto me stesso, con testa e cuore, per affrontare questo mandato. E l’ho fatto con una squadra, di cui sono orgoglioso e soddisfatto per il lavoro fatto, e per lo spirito di gruppo che si è creato, anche nei momenti difficili, e ce ne sono stati, dalla pandemia ai gravi lutti che ci hanno colpito, da Annamaria Buono a Giuseppe Santoro. Le critiche è normale che ci siano, sono utili quando costruttive e soprattutto inevitabili, perché quando si decide c’è sempre qualcuno che si va a scontentare. L’importante è conservare sempre buona fede, buon senso e serenità. Non c’è quindi una critica che mi ha colpito di più in modo particolare. Diciamo che in genere non ho condiviso gli attacchi strumentali, quelli fatti “a prescindere”, senza approfondire o in mala fede, da chi si erge a salvatore della patria mentre agisce soltanto per scopi personali, che sarebbe bello prima o poi raccontare».
Marco Fusco