La decisione dell’Asrem di demedicalizzare Venafro in luogo di Agnone, oltre a gridare vendetta, pone un problema di rappresentatività in seno alle istituzioni regionali. Ha deciso la dg dell’Azienda sanitaria, Evelina Gollo, ma lo ha fatto dopo aver sentito il parere del commissario Toma. Sembra, dunque, che si tratti di una decisione più politica che tecnica.
Il sindaco di Agnone (basta dare uno sguardo a pagina 12) canta vittoria e per farlo prende in prestito le parole di don Tonino Bello: «Chi ha la passione del veggente, non l’aria avvilita di chi si lascia andare, cambia la storia e non la subisce».
In una guerra tra poveri, il primo cittadino di Venafro ha scelto di seguire un altro profilo, quello delle diffide, che reitererà ogni giorno fin quando il problema non sarà risolto (nella legittima convinzione che la demedicalizzazione della postazione del 118 faccia venire meno la garanzia dei livelli essenziali di assistenza).
La scelta di mettere a disposizione le indennità per far fronte alle spese dei turni aggiuntivi dei medici, secondo quanto riferiscono fonti qualificate di Palazzo Cimorelli, era stata accolta con favore dalla dirigenza Asrem. Problema risolto? Tutt’altro. Pare, infatti, che qualche ora dopo la proposta, Ricci abbia ricevuto una telefonata dal presidente-commissario che gli comunicava l’impossibilità di procedere in tal senso: con le indennità degli amministratori non si possono pagare le ore in più prestate dai medici che operano per il 118.
Cosa può fare dunque un’amministrazione locale a cui viene sottratto un prezioso servizio per la salute dei cittadini?
In realtà sul piano pratico poco o nulla, se non far arrivare laddove le decisioni si assumono il dissenso della città.
Ma le responsabilità possono essere circoscritte esclusivamente a sindaco, giunta e consiglieri comunali?
Venafro ha autorevoli rappresentanti in seno all’Assemblea legislativa di Palazzo D’Aimmo. A cominciare dal vicepresidente della giunta regionale, Vincenzo Cotugno. In Consiglio siede anche Vittorio Nola. E, ancora, Roberto Di Baggio, Michele Iorio e Filomena Calenda, che da Isernia hanno sempre mostrato particolare interesse per l’area venafrana.
Sulla vicenda – non serve particolare coraggio per affermarlo – è calato un silenzio imbarazzante.
Come mai quando doveva essere demedicalizzata la postazione di Frosolone l’assessore Pallante ha puntato i piedi e ha fatto lo stesso – rendendo pubblica la sua protesta – il consigliere Di Lucente di Vastogirardi il 3 aprile scorso, appreso che Agnone avrebbe perso il medico a bordo dell’ambulanza?
Un ruolo risolutivo nella vicenda potrebbero e dovrebbero averlo anche i parlamentari molisani che tutti, nessuno escluso, hanno fatto incetta di voti a Venafro in occasione delle ultime elezioni politiche.
Stando alle informazioni che trapelano, a Roma sarebbe in atto un grosso pressing della deputata Lancellotta sul ministro Schillaci e sul suo capo di gabinetto. Fatica, per ora, inutile. Il problema non è risolto e quanto accaduto qualche notte fa, proprio in occasione dell’ultimo turno di un medico sull’ambulanza della postazione del 118 che ha sede nell’ex ospedale Santissimo Rosario, tiene tutti con il fiato sospeso. Un bimbo di sei anni a cui un severo laringospasmo impediva di respirare, è stato salvato dalla dottoressa in servizio, che ha somministrato al piccolo terapie di esclusiva competenza medica. E se accadesse di nuovo? Ci si può affidare al caso?
Per quanto possa essere lodevole l’iniziativa di sindaco e giunta di donare la propria indennità allo scopo, ma è mai possibile che il diritto alla salute sia assicurato tramite una devoluzione volontaria e non più dalla Costituzione?
I parlamentari Cesa e Lotito, a cui in campagna elettorale non è mancata la dote dell’eloquio, cosa dicono in tal senso?
Chi e con quale criterio decide le postazioni che devono essere demedicalizzate? L’Asrem, il commissario della sanità? Il sub?
È ancora un diritto conoscere cosa anima certe dinamiche o bisogna solo subire senza nemmeno la possibilità di chiedere?
Il Molise, lo afferma l’Istat, è il luogo che più degli altri sconta il fenomeno dello spopolamento. Chi oggi governa – a tutti i livelli – non ha nemmeno la lungimiranza di comprendere che la sua “fortuna” derivi dall’elettorato. Che sta scomparendo con il progressivo taglio dei servizi.
Al prossimo giro la poltrona, parlamentari e amministratori regionali se la contenderanno – se va bene – con i politici abruzzesi. Ma non è escluso che il Molise sia annesso da Puglia o Campania. A quel punto, considerando i numeri, sarà difficile, se non impossibile, entrare nelle stanze dei bottoni.
E che non sia un bene. Anzi, certamente lo sarà per i “normali” cittadini molisani, gli unici che stanno pagando da anni sulla propria pelle l’incapacità di una classe politico-dirigente, a cui, tuttavia, un merito deve essere riconosciuto: quello di aver prodotto un debito spaventoso senza erogare un solo servizio all’altezza della dignità umana. Roba da guinness.
l.c.

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