Il monte Santa Croce continua a bruciare. Venafro ancora circondata dal fuoco nella morsa dei piromani. La mano dell’uomo è stata confermata dagli inneschi ritrovati dai soccorritori che da due notti stanno facendo un lavoro immane. In azione, per tutta la giornata di ieri (probabilmente si continuerà anche oggi), due Canadair e un elicottero, che si riforniscono da Minturno e Colle Grotte a gettito continuo. In azione anche Vigili del Fuoco, Protezione Civile e volontari per le operazioni di spegnimento da terra.
Ad aggiungersi ai soccorsi, ieri pomeriggio, anche mezzi aerei speciali come ha sottolineato il sindaco di Venafro Alfredo Ricci: «L’incendio presenta ancora 5 fronti attivi e minaccia i due boschi a destra e a sinistra della cima di Santa Croce. Pertanto, per potere accelerare e ottimizzare le attività di spegnimento abbiamo sollecitato l’intervento di elicotteri speciali dei Vigili del Fuoco, più potenti di quelli usati finora. Grazie al fondamentale raccordo con il Comando Provinciale di Isernia, che voglio ancora ringraziare, si è riusciti ad ottenere l’intervento di 2 elicotteri Erickson dei Vigili del Fuoco, aumentando così l’efficacia delle attività di spegnimento».
Ma l’amarezza del sindaco di Venafro, che è costantemente in contatto con la prefettura circa l’evoluzione dell’incendio che ha interessato su più punti quasi tutte le montagne che circondano Venafro, è quella di tutto il popolo venafrano. «Da ieri mattina presto, appena è stato possibile – spiega ancora il sindaco -, sono intervenuti mezzi aerei di protezione civile regionale e Vigili del Fuoco. Attualmente stanno operando due canadair e un elicottero, prevalentemente nella parte alta dell’incendio. La situazione nella parte bassa, invece, è stata sostanzialmente risolta grazie al lavoro delle squadre intervenute da terra nella nottata. Davvero voglio ringraziare tutti gli operatori dei Vigili del Fuoco e in genere della catena della protezione civile che da ieri incessantemente e professionalmente si stanno adoperando per domare l’incendio. Il quadro della nostra montagna – continua desolato il primo cittadino – è purtroppo quello di uno scempio che fa rabbia e male al cuore. Se, come tutti crediamo, dietro c’è la mano criminale dell’uomo, come Comune siamo pronti a costituirci parte civile per chiedere condanne esemplari e il risarcimento di tutti i danni».
Notte in strada per tanti cittadini che abitano a ridosso del Castello Pandone, con le fiamme che, all’inizio, hanno lambito anche le case sulla zona antica della città. «Noi qui sopra il Castello abbiamo veramente avuto paura – ci dichiarano alcuni cittadini che per precauzione nella notte di giovedì scorso hanno preferito scendere in strada -. Con le fiamme alte che si avvicinavano sempre più alle case. Aria irrespirabile, clima rovente che ha messo in pericolo soprattutto gli anziani e le persone fragili del nostro quartiere. Dobbiamo ringraziare tutti i soccorritori per l’opera di soccorso garantita a tutti noi in ogni momento. Qui si tratta di criminali. Speriamo che si riescano ad assicurare alla giustizia. Hanno distrutto parte dell’immenso patrimonio della nostra città».
Il vasto incendio ha toccato anche il Comune di Conca Casale, a confine proprio con Venafro. Il sindaco Riccardo Prete ha richiesto controlli costanti sull’area distrutta che ora va bonificata: «Le due comunità, di Venafro e Conca Casale, hanno trascorso una notte di allerta e preoccupazione. Ci siamo spaventati, insieme al sindaco di Venafro, Alfredo Ricci, siamo in continuo contatto con la prefettura e i Vigili del Fuoco per seguire l’evolversi dell’incendio. Ora i controlli devono essere costanti, non solo l’individuazione dei colpevoli, che ci sono perché è chiara la mano dei piromani anche in questa circostanza, ma anche per i prossimi anni, ripeto, i controlli dovranno essere quotidiani. Qui ci troviamo di fronte a gente senza cuore, che va sbattuta in galera».
Ieri la cenere ha raggiunto anche abitazioni fuori dall’area circoscritta dell’incendio. Per tutta la giornata, fino all’approssimarsi della serata, sui cieli di Venafro hanno sorvolato i mezzi aerei della Regione e della Protezione Civile per tentare di domare le fiamme. Ad alimentare il rogo anche gli ordigni presenti nella zona che hanno aumentato le criticità e ostacolato l’azione di spegnimento sia con i mezzi aerei che con quelli da terra. Non è bastata un’altra giornata per domare le fiamme.
Anche quella di oggi sarà da attenzionare per cercare di avere ragione del rogo, sviluppatosi dopo le ore 20 di giovedì scorso. La torricella “spogliata” di tutta la sua vegetazione diventa quasi l’emblema del disastro ambientale che ha colpito la montagna di Venafro. Un colpo al cuore di tutti i venafrani, una cicatrice che non si rimarginerà facilmente.
Marco Fusco