Non si era mai visto prima, se non in rari casi, che una squadra di calcio – calcio a 5, in particolare -, fosse costretta a giocare tutte le partite del campionato fuori casa e ciononostante riuscisse a mantenere la vetta della classifica.
È accaduto fino a qualche giorno fa alla ASD Venafro F.C., che milita nel campionato di serie C.
Vista, infatti, l’indisponibilità della palestra polivalente di via Pedemontana, il presidente del sodalizio, Gabriele Scarabeo, ha chiesto e ottenuto una serie di inversioni di campo. Quindi, quando il calendario recava una gara in trasferta, poco male. In occasione dei turni casalinghi, invece, Scarabeo si è visto costretto a chiedere di poter giocare in casa della squadra che in quella giornata doveva invece essere ospitata a Venafro.
Come è noto la palestra è stata interessata da lavori di riqualificazione, e questa è una bella notizia. Ultimate le opere, mentre la società di basket – evviva Dio – ha ottenuto il permesso per riprendere possesso del terreno di gioco, quella di calcio a 5 ha dovuto sudare le proverbiali sette camice, fino allo scorso 2 novembre quando è arrivata l’autorizzazione. Che consiste nella sottoscrizione di un modulo – così come previsto dalla Federazione – che il sindaco, o chi per lui, ha impiegato mesi per firmare.
Due pesi e due misure? Non proprio. Sembrerebbe infatti che per il basket la “pratica” sia più semplice da sbrigare. Per il calcio a 5, la Federazione di competenza pare essere più esigente. Ma nulla di trascendentale e, soprattutto, una procedura ben nota agli uffici di Palazzo Cimorelli. Non è infatti il primo anno che la società di Gabriele Scarabeo chiede e ottiene l’autorizzazione.
La domanda è dunque lecita: perché lasciar trascorrere tanto tempo se, come sostiene la società, la richiesta del rilascio del nullaosta porta la data del 21 agosto scorso?
Come diceva Andreotti, a pensar male degli altri si fa peccato ma spesso ci si indovina.
La compagine, tra l’altro, si chiama “Venafro” (e non Scarabeo, per dire Primo Piano o Fortitudo), milita nel campionato di serie C ed è attualmente nelle prime posizioni in classifica. Bene anche il percorso nell’ambito della Coppa Italia.
In ogni caso ora l’autorizzazione c’è, quindi, tutto risolto.
Macché, nemmeno a pensarci. È infatti in corso una “tempesta” epistolare tra il sodalizio e il Municipio.
In queste circostanze, si sa, ognuno cerca di far valere le proprie ragioni e ognuno prova a fornire una versione di parte. Leggendo gli atti, però, si ha la sensazione che l’amministrazione sia finita un tantino fuori le righe. Per quale ragione, almeno al momento, non è dato sapere.
Nella nota che accompagna il “modulo” che autorizza la società ad usufruire della palestra, Ricci scrive tra l’altro che il nullaosta è stato rilasciato «esclusivamente per “quieto vivere”, stante l’abnorme e ingiustificata vostra insistenza». Secondo il sindaco, infatti, lo stesso «non è previsto né necessario nell’ambito dell’organizzazione interna al Comune».
E questa sembra la prima cantonata presa dal capo della giunta di Venafro. La società di Scarabeo glielo ha ribadito anche per iscritto: «Il facsimile le è stato rimesso, come negli anni precedenti, prima dell’iscrizione ai vari campionati e precisamente con nota del 21 agosto 2023, nella quale come ogni anno le è stato evidenziato che “tale modulistica era indispensabile al fine di porre la scrivente nelle condizioni di poter adempiere a quanto richiesto dalla Federazione”».
Chiaro che le norme organizzative del Comune, che Ricci cita, non c’entrano nulla. La Federazione di calcio a 5, quest’anno e negli anni passati, richiede e richiedeva quello specifico modulo. Se l’amministrazione intende concedere la struttura, lo firma. Se non vuole concederla, non lo firma. Ma non è contemplato sottoscrivere una autorizzazione per «quieto vivere».
Poi, si evince sempre dalla corrispondenza, si apre un capitolo sullo stato dei luoghi. Pare che nell’esecuzione delle opere non siano stati adeguatamente separati gli spazi non interessati dai lavori da quelli del cantiere. Come testimoniano le foto a corredo, la palestra è stata consegnata in uno stato pietoso.
E qui si solleva un altro problema, che non è escluso finisca in qualche aula di tribunale: secondo il regolamento, che impone alle società il pagamento di una retta per l’utilizzo dell’immobile, lo stesso deve essere manutenuto (manutenzione straordinaria) e consegnato in perfette condizioni entro il 30 giungo di ogni anno. E non è accaduto. Quindi, ragionano le compagini affidatarie, noi la nostra parte la facciamo purché il Comune faccia la sua.
E, ancora, dalle docce non esce acqua calda. Ciò comporta una multa per ogni partita. E la seconda multa è di importo più alto della prima. E così via. Il senso della sanzione comminata dalla Federazione è infatti quello di indurre a risolvere il problema, ciò giustifica il meccanismo dell’aumento progressivo.
Qualcosa da ridire anche sul nuovo impianto di illuminazione: i fari installati sono quelli riportati nel capitolato? Secondo una prima sommaria valutazione, il modello “Disano” che attualmente illumina il campo recherebbe non poco fastidio a calciatori e cestisti per via di una serie di riflessi prodotti dalle lampade.
Pare che lo stesso presidente della LND regionale, considerato l’importo investito per la ristrutturazione della palestra, voglia vederci chiaro ed eseguire al più presto un sopralluogo.
Ma Ricci nella sua missiva in un certo senso preavvisa disagi, aggiungendo che, «ove dovessero apparirvi intollerabili e non risolvibili (i disagi, ndr), potranno comunque consentirvi di ricercare differenti soluzioni in diversi immobili che saprete sicuramente e prontamente reperire nel migliore dei modi». Come dire: se non vi sta bene, andate pure.
Secca la replica della società del presidente Gabriele Scarabeo: «Un amministratore che ha a cuore la sua città, le società che aiutano il risanamento sociale e il valore sportivo sancito oramai anche costituzionalmente, mai potrebbe asserire ciò. Nella doppia veste di sindaco e di presidente della Provincia dovrebbe adoperarsi al fine di trovare soluzioni al “problema” creato dalla sua amministrazione alle società sportive».
Insomma, la sensazione è che sul “caso” palestra ci sarà ancora molto da scrivere.

ppm

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