«Come annunciato nei giorni scorsi sul tema dell’inquinamento della Piana di Venafro, all’interrogazione presentata grazie alla disponibilità dell’europarlamentare Rosa D’Amato, segue la petizione depositata presso il Parlamento europeo dall’avvocato Anna Ferreri, consigliere d’opposizione al Comune. Non appena la Commissione per le petizioni dell’Europarlamento pubblicherà il documento sull’apposito portale, per ogni cittadino sarà possibile “sostenere” la petizione con la procedura di cui daremo informazioni. Non ci fermeremo qui, altre azioni sono al vaglio»: la consigliera comunale Anna Ferreri va avanti e prosegue la sua azione depositando alla Commissione europea per le petizioni, un testo dettagliato che a breve sarà reso pubblico per l’avvio della sottoscrizione da parte dei cittadini.
Nel preambolo del documento, la consigliera Anna Ferreri parla dell’area della «conca venafrana nella provincia di Isernia è da molti anni caratterizzata dalla presenza di due fonti emissive principali: il Termovalorizzatore Herambiente ed il cementificio Colacem spa», da qui la stessa Ferreri riporta una serie di dati della letteratura scientifica internazionale per sottolineare che « sono in aumento le pubblicazioni di studi che dimostrano la pericolosità per la salute e l’ambiente degli impianti di incenerimento dei rifiuti».
La Ferreri poi riporta i dati dello studio epidemiologico del mese di luglio 2022; della relazione del procuratore della Repubblica di Isernia del 09 dicembre 2022 e della relazione Ispra del mese di dicembre 2022. E giù duro sulle responsabilità di Regione, Comune e autorità di controllo: «La Regione non ha provveduto alla procedura di riesame dell’Aia per i due opifici. Si rende immediatamente necessaria la revisione dei valori limite di emissione fissati nell’autorizzazione con l’inserimento di nuovi valori limite nel rispetto della normativa europea; la Regione non ha indicato le migliori tecniche disponibili (che nel frattempo hanno subito modifiche sostanziali) che consentono una notevole riduzione delle emissioni; per le BAT tutte le condizioni dovevano essere riesaminate ed aggiornate, la Regione non ha considerato le informazioni provenienti da altre Autorità (Procura della Repubblica) per ottimizzare i controlli, le ispezioni, anche chiedendo la sostituzione dei sistemi informatici, attualmente fallimentari in quanto non danno la certezza dei dati; la Regione non ha sospeso l’esercizio degli impianti né ha richiesto una Valutazione di Impatto Sanitario (VIS) da effettuarsi secondo linee guida accreditate da Ispra e Ministero della Salute, ad opera di tecnici di rilevanza nazionale ed esperti di tali metodiche e utilizzando un approccio combinato tossicologico ed epidemiologico. Tale VIS, sebbene non obbligatoria, appare ineludibile sia ai fini dell’adeguata definizione qualitativa e quantitativa dell’impatto sanitario pregresso dell’impianto sia ai fini di epidemiologia predittiva (previsione degli effetti sanitari) e per tutelare al meglio l’ambiente e la salute delle Comunità esposte. La Regione non ha provveduto, in maniera efficacia, al potenziamento dei sistemi di monitoraggio ambientale esistenti sia in termini di controllo della qualità dell’aria (potenziamento della rete attuale mediante centraline aggiuntive, valutazione integrativa IPA e metalli pesanti) sia mediante controlli periodici su altre matrici ambientali (suolo e falde acquifere) e sulla catena alimentare, oltre alla pianificazione di periodiche attività di biomonitoraggio insieme all’Asrem; la Regione non ha richiesto un periodico intervento di Arpa per verificare la taratura dei sistemi di autocontrollo Sme, dei monitoraggi di suolo e acque reflue, nonché dei rifiuti prodotti; la Regione non ha mai avviato un monitoraggio costante delle diossine, furani e Pcb che costituiscono classi di inquinanti organici persistenti; il sindaco di Venafro ed i sindaci limitrofi nell’esercizio delle loro prerogative di Autorità sanitaria locale non hanno svolto nessun ruolo propositivo e di vigilanza in merito, come previsto anche dalle normative comunitarie vigenti; la Regione Molise con l’entrata in vigore del nuovo Regolamento UE 997/2017 – sulla nuova classificazione delle scorie e ceneri pesanti prodotte dagli impianti di incenerimento – non ha provveduto ad una nuova campionatura di ceneri sia presso Herambiente che presso la Colacem per una nuova verifica tecnico amministrativa anche con rinnovati controlli sulle aziende che conferiscono rifiuti e materie prime presso i due opifici. Con le nuove regole europee, i ben più restrittivi limiti di concentrazione delle sostanze pericolose vengono abbassati anche di dieci volte. E la definizione di “ecotossico” contenuta nel regolamento varrà per tutti: “Rifiuto che presenta o può presentare rischi immediati o differiti per uno o più comparti ambientali”. Ciò significa che molti rifiuti verranno riclassificati da “non pericolosi” a “pericolosi”, e potrebbe trattarsi ad esempio di ceneri pesanti o scorie, dove sono presenti ossidi di rame o di zinco e il cui limite di concentrazione passa da 25mila mg/KG a 2,Smila mg/kg. Vista la situazione allarmante della piana di Venafro, si sarebbe resa necessaria, da parte della Regione, una nuova campionatura di ceneri sia presso Herambiente che Colacem per una nuova verifica tecnico-amministrativa con controlli anche sulle aziende; allo stato attuale né il Ministero dell’Ambiente, benché sollecitato dalla procura della Repubblica di Isernia, né la Regione Molise, né il sindaco di Venafro, hanno fatto nulla per la bonifica delle aree inquinate».
Alla fine cosa si chiede con la petizione? È presto detto: «Si chiede di verificare se la Regione Molise in merito alla questione prospettata, rispetti: gli artt.8,15,16 e 17 della Direttiva 2010/75/UE;art. 6, della Direttiva 2004/35/CE;il Regolamento UE 2017/997 sulla nuova classificazione delle scorie e delle ceneri pesanti prodotte dagli impianti di incenerimento. Si chiede, inoltre, di verificare se la Regione Molise è in possesso di un Registro Tumori aggiornato all’attualità ed aggiornato anche a seguito dalla nuova normativa europea in materia di dati personali che prevede un funzionamento più dettagliato rispetto alla sicurezza nella raccolta e trasmissione dei dati dei pazienti affetti da tumore. Svolta l’indagine ed accertato che la presente petizione attiene ad una questione di interesse generale che rivela il recepimento e l’applicazione non corretti del diritto dell’Unione Europea, la scrivente chiede di prendere provvedimenti anche attraverso un procedimento di infrazione».

Marco Fusco

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