Una notizia che profuma di speranza per tutto il popolo venafrano: la Santa Manna, il liquido al quale la devozione popolare attribuisce poteri miracolosi, ritorna dopo tre anni di attesa. La Santa Manna è presente in fondo al pozzetto a ridosso del sarcofago del Patrono San Nicandro, nella cripta sottostante il luogo di culto, affidato in custodia ai frati minori Cappuccini da oltre cinque secoli. Questa ricomparsa del liquido miracoloso offre un assist al vescovo Cibotti: «Iniziati ufficialmente i festeggiamenti in onore dei Santi Martiri Nicandro, Marciano e Daria con una splendida notizia, la manna c’è! Sì, era assente da qualche anno. Ciò è ben augurante, anche perché presto ci saranno novità per il santuario. Queste cose non faranno altro che ravvivare la devozione ai Santi Martiri e nello stesso tempo renderanno questo Santuario ancora centro di una spiritualità che non è solo venafrana ma di tutta la Diocesi, perché i santi martiri sono patroni di tutta la Diocesi».
Nel pontificale il presule ha toccato vari temi, con un parallelismo tra giovani e santi martiri: «I giovani sono contestatori? Lo furono pure i santi martiri e per questo i giovani vanno ascoltati. Siamo in una fase cruciale della storia, dove le crisi stanno dilaniando il mondo e le guerre avanzando ovunque e dove persino l’appello alla pace del Santo Padre rischia di rimanere inascoltato». Sono questi i passaggi cruciali e le parole di speranza e di fede espresse dal vescovo della Diocesi di Isernia Venafro che ha celebrato il Solenne Pontificale, in cui il sindaco come tradizione vuole, ha consegnato le chiavi della città e i ceri a San Nicandro. Alfredo Ricci ha voluto aprire il suo discorso ricordando che proprio quest’anno ricorre il decimo anniversario della consacrazione episcopale di monsignor Cibotti. Il primo cittadino ha rivolto un particolare ringraziamento anche alle autorità civili e militari, oltre che a tutti i parroci di Venafro e delle frazioni. Non ultimi i cittadini. «Un saluto affettuoso ai concittadini presenti e a tutti quelli che comunque partecipano ai solenni riti di queste giornate con l’animo pieno di devozione verso i santi martiri e di speranza nella loro intercessione. Sono i cittadini il senso del nostro esserci come Istituzioni e del nostro agire, come impegno costante per sostenere e migliorare il contesto cittadino. Sono loro il nostro punto di partenza (con le loro esigenze e i loro bisogni) e il nostro obiettivo (con i risultati che insieme a loro vorremmo raggiungere per accompagnare e collocare Venafro in un futuro sempre più radioso). Clero, Autorità, Popolo. Sono questi i tre elementi che caratterizzano la solenne celebrazione del Pontificale del 17 giugno. Ogni anno con questa cerimonia partecipiamo alla storia della nostra città e proviamo a scriverne un’ulteriore pagina. Sì, partecipiamo alla storia, una storia che muove dal terremoto del 5 giugno 1688, da cui il sentimento popolare dell’epoca, come tramandatoci dalla tradizione, vuole che Venafro venisse risparmiata grazie all’intercessione dei santi martiri. Per questa ragione il popolo di Venafro, rappresentato dalle autorità ecclesiastiche e civili dell’epoca, vescovo e sindaco in testa, volle istituire una festa di ringraziamento ai Santi Nicandro, Marciano e Daria nel mese di giugno di ogni anno, e lo fece con un atto notarile con cui Venafro si obbligò in perpetuum, per sempre. Si istituì e disciplinò così anche il solenne Pontificale del 17 giugno, durante il quale, per dirla con le parole di Francesco Lucenteforte nella sua Monografia Fisico-Economico-Morale di Venafro del 1880, “il Sindaco inginocchiato a piè dell’altare rivolto al Celebrante fa un commovente e breve discorso, offrendo a nome de’ cittadini un mazzo di dodici candele di cera simbolo della fede che hanno nella protezione dei Santi, e le chiavi della città in segno di soggezione e riverenza. Il Celebrante rispondendo a nome de’ medesimi Santi, accetta per essi l’offerta e con adattate parole assicura il popolo della loro protezione”. Le parole del Lucenteforte che ho appena letto ci fanno comprendere il senso della storia di cui siamo parte, una storia fatta di Fede fervente e passione civile, che hanno nella devozione nei Santi Martiri e nell’affidamento alla loro protezione il collante e il tratto saliente, che scalda i cuori, emoziona, commuove. Sono passati secoli, eppure il nostro tempo continua a farci avvertire il bisogno dell’esempio e della protezione dei Santi Nicandro, Marciano e Daria».
Il sindaco Ricci, poi, rivolge ai giovani un accorato appello, partendo dall’esempio di Chiara Amirante della comunità “Nuovi Orizzonti”: «Chiara Amirante, che con le comunità Nuovi Orizzonti declina la Fede nell’impegno civile verso i giovani emarginati e in difficoltà delle periferie romane, ci racconta di quanti giovani, pur avendo tanti amici virtuali, follower, nei diversi canali social, spesso si trovino sempre più soli a parlare, anzi chattare, del nulla, al punto che la nostra società della comunicazione è ormai diventata la società della non-comunicazione. Eppure, prosegue Amirante, in questo difficile contesto proprio i Santi rappresentano la Luce, che viene da coloro che hanno vissuto con radicalità e serietà le parole del Verbo di Dio, percorrendo la via da Lui tracciata, vedendo realizzate meraviglie, opere stupende, miracoli. È il compimento della promessa di Gesù: “Anche chi crede in me, compirà le opere che io compio e ne farà di più grandi” (Gv 14,12). In un’epoca in cui qualcuno ama ripetere che mancano esempi da seguire, i Santi sono coloro che hanno creduto così tanto da non fermarsi davanti a nulla, andando avanti nella via tracciata dalla loro instancabile Fede. Mi piace ricordarlo, perché tutti noi possiamo trarne un insegnamento anche civile. E lo dico in modo speciale ai nostri giovani, che sono la parte più entusiasta della nostra città attuale e rappresentano la nostra speranza nel suo futuro. La devozione dei venafrani verso i santi martiri ha un tratto caratteristico anche nella giovane età di tanti fedeli. Ecco, nella cerimonia di oggi vorrei affidare alla protezione dei santi martiri e all’attenzione di tutti noi in modo particolare i nostri giovani. La narrazione che li vede disinteressati, approssimativi e avulsi dalle problematiche attuali è una narrazione distorta e che palesa la poca conoscenza e attenzione alla realtà giovanile, anche cittadina. Lo vediamo tutti i giorni, nei grandi traguardi nazionali e internazionali che raggiungono partendo dalla nostra piccola realtà, e lo leggiamo sempre più spesso sui giornali. Inoltre, quando per ragioni istituzionali o personali ho la fortuna di stare con i giovani – a scuola, nei luoghi di ritrovo, presso associazioni, nei momenti di sport e svago – resto sempre piacevolmente colpito dalla vivacità culturale e dal dinamismo con i quali propongono soluzioni “alternative”, visioni nuove prive di quei preconcetti che ai “grandi” troppo spesso impediscono di guardare oltre. Ai giovani di Venafro dico di credere nelle potenzialità che hanno e che possono esprimere nel nostro territorio, di puntare sulla nostra città che manca di alcune cose, ma ne è ricca di altre, come ci rendiamo conto ogni volta che entriamo in contatto con altre realtà, apparentemente più evolute della nostra. I santi martiri, verso cui avete una così bella e intensa devozione, hanno creduto instancabilmente e non si sono fermati neanche davanti alle difficoltà più dure: sappiate seguirne l’esempio».
Agli adulti, invece, il primo cittadino chiede di seguire l’esempio dei giovani: «A tutti noi, rappresentanti nelle Istituzioni ma anche cittadini, dico che dobbiamo imparare dai nostri giovani a guardare oltre e ad allargare i nostri orizzonti, ma soprattutto a dare loro fiducia, perché è solo attraverso la fiducia che possono meglio esprimere loro stessi. In questo senso, le chiavi della città che oggi consegno idealmente ai santi Nicandro, Marciano e Daria sapranno ancora una volta suggellare il legame fortissimo tra Venafro e i suoi santi patroni, ma sapranno anche aprire le menti e i cuori di tutti noi, per credere nei giovani della nostra città e dare loro fiducia e opportunità. In questo potrà aiutarci seguire il suo appello di ieri sera, eccellenza, alla pace, non soltanto come assenza di guerra, di cui il mondo ha tanto bisogno nell’attuale momento storico, ma anche come pace nei nostri cuori e come capacità di superare i dissidi, piccoli o grandi, interni al nostro tessuto personale e sociale, che mi piace tradurre in una sempre accresciuta capacità di essere comunità. Mi avvio a concludere, richiamando il dono della Santa Manna, che mancava da 3 anni e ieri sera abbiamo ritrovato. Senza volere entrare nel merito di valutazioni teologiche che non mi competono, come da tradizione vogliamo trarne ancora maggiore spunto di fiducia e speranza nella protezione dei santi martiri, perché possano ancora di più dare alla nostra Venafro occasione di rilancio e crescita. E, perché no, dare anche nuove prospettive a questo luogo sacro, e su questo Lei e io, eccellenza, da ormai quasi un anno, nei rispettivi ruoli e con un fondamentale e costante confronto e dialogo, per cui la ringrazio, siamo impegnati instancabilmente, con responsabilità, devozione e silenzio, come è giusto che sia quando si discute di grandi e complesse questioni, ma senza mai perdere di vista la centralità di questo luogo e il ruolo che esso ha per Venafro e i venafrani, pur in tempi difficili in cui, non bisogna mai dimenticarlo, mancano vocazioni. E il problema muove da lì. Ma l’impegno, tanto più se accompagnato dalla protezione e dalla guida dei santi martiri, confidiamo che produrrà frutto. Viva Venafro! Viva i santi martiri».

Marco Fusco

Foto servizio Gennaro Casolaro

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