L’attesa a Venafro per l’ingresso dei “nuovi” monaci francescani al Convento di San Nicandro, è finita: ieri sera l’insediamento dei nuovi frati cappuccini provenienti dalla Romania che sono stati presentati alla comunità durante la funzione religiosa presieduta dal vescovo della Diocesi di Isernia-Venafro monsignor Camillo Cibotti. In tutto erano una decina i monaci rumeni, ma solo quattro saranno in pianta stabile presso la Basilica dei Santi Nicandro, Marciano e Daria.
È stato proprio il presule a portare avanti, per tutta l’estate, le trattative per aprire le porte del Convento di San Nicandro a una nuova congregazione. Anche durante la messa di ieri sera, sono state ricordate tutte le tappe di questa vicenda che ha scosso non poco l’intera comunità dei fedeli di Venafro. Come è noto, a Venafro, c’è una devozione senza tempo per il complesso sacro che è stato luogo di preghiera- e non solo – anche di Padre Pio. L’annuncio di questo avvicendamento al Convento di San Nicandro, con la stessa congregazione, ma con monaci provenienti dalla Romania, era stato dato durante i festeggiamenti dei Santi Martiri Nicandro, Marciano e Daria, con il vescovo Cibotti che dava ampie assicurazioni sul futuro del complesso del Convento di Venafro. Poi la conferma dal provinciale: i Frati Cappuccini lasceranno il Convento di San Nicandro a Venafro. E così, dopo oltre un anno di voci e smentite, di polemiche e riunioni a ogni livello, i frati Cappuccini, che dal 1577 ne hanno la custodia, ieri hanno lasciato Venafro. A renderlo noto fu per primo il ministro provinciale dei Frati Minori Cappuccini, Francesco Di Leo, all’interno di una circolare che è stata pubblicata sul sito internet ufficiale dei Frati Cappuccini di Foggia. Nella circolare viene reso noto che al posto dei Frati Cappuccini arriveranno i Conventuali, un altro ramo dei Francescani. Tranquillizzati quindi anche i venafrani, molto legati al Convento, che ospitò per circa due mesi Padre Pio, arrivato a Venafro nel lontano ottobre del 1911. «Nel prossimo mese di settembre – spiegava Francesco Di Leo – il convento di Venafro sarà consegnato alla custodia dei frati minori conventuali della Provincia Rumena. Sono scelte che non si fanno a cuor leggero – proseguiva Di Leo – e posso ben comprendere il rammarico di quanti sentono forte il legame con il convento di Venafro, ma credo che la soluzione adottata sia la migliore, visto che permetterà la continuità di una presenza francescana in quel luogo. Ciò assicurerà anche un impegno a mantenere viva la memoria della permanenza di Padre Pio nel convento-santuario dei santi martiri Nicandro, Marciano e Daria». Alla fine era questa la soluzione prospettata dal vescovo Cibotti. Sostituire i frati cappuccini rimanendo sempre nella stessa Congregazione, ordine religioso. Il problema è la mancanza di vocazioni, perché il problema non è solo della Congregazione dei frati cappuccini, ma riguarda tutti gli ordini religiosi. Su tutte queste ipotesi, non è mancato lo scontro a Venafro tra maggioranza e opposizione. Il popolo venafrano appare soddisfatto della decisione presa per sostituire i frati cappuccini con i frati minori conventuali della Provincia Rumena, per rilanciare tutte le attività che ruotavano intorno al Convento San Nicandro. La notizia di questo cambio del “testimone” tra i frati francescani, per il momento, sembra essere accolta con soddisfazione anche dagli ambienti vicini alla Basilica dei Santi Patroni della città, anche se tutti attendono di vedere all’opera i nuovi inquilini del Convento di San Nicandro. Insomma i venafrani attendono l’inizio del nuovo percorso presso il Convento di San Nicandro, con la speranza che i frati conventuali della Provincia Rumena non facciano rimpiangere chi ha “albergato” per ben cinque secoli nel luogo che ospitò anche Padre Pio. È proprio il caso di concludere che è tutto bene quel che finisce bene.

Marco Fusco

Commenta

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

*

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.