Clima caldo, soprattutto tra Alfonso Cantone e Carlo Potena (nella foto), al Consiglio comunale di ieri sera a Venafro. All’ordine del giorno, alla fine, un solo argomento. Cioè l’importantissimo punto riguardante il Piano pluriennale di riequilibrio finanziario che l’assessore al Bilancio ha proposto di rimodulare. La maggioranza ha votato compatta, mentre l’opposizione si è schierata contro.
Il nuovo piano del Comune dunque ora comprende anche le somme derivanti dal riaccertamento straordinario dei residui e dai debiti fuori bilancio. In totale 2,1 milioni in più sul groppone di Palazzo Cimorelli già gravato dai 3,4 milioni circa da dare a Molise Acque, che è stato poi l’ammanco che ha determinato la scelta di approvare il Piano pluriennale di riequilibrio finanziario. La seduta è risultata piuttosto accesa e, a parte un intervento del sindaco Antonio Sorbo, è stata completamente catalizzata dal duello tra il capogruppo di “Venafro che vorrei”, Alfonso Cantone, e appunto l’assessore al Bilancio, Carlo Potena. Quest’ultimo ha parlato comunque di “disavanzo tecnico” riferendosi agli aggiuntivi 2,1 milioni di euro da ripianare. Ovvero, l’assessore ha spiegato che la cifra era stata già prevista. L’ulteriore ammanco è dovuto per buona parte al contenzioso e alle sentenze esecutive (alcune delle quali però non ancora definitive e che pertanto potrebbero essere ribaltate in appello). Potena ha spiegato in aula che senza la normativa introdotta lo scorso anno dal governo Renzi, il Comune di Venafro si sarebbe ritrovato costretto a coprire i debiti fuori bilancio per oltre un milione di euro in appena tre anni (tradotto: circa 350mila euro ogni 12 mesi). Con la rimodulazione del Piano di riequilibrio, invece, la cifra verrà spalmata nei successivi otto anni, con evidente giovamento per le casse comunali. A questa ulteriore quota da aggiungere al debito di Molise Acque, va sommata anche la parte da stanziare per il riaccertamento straordinario dei residui per 70mila euro annui. Insomma, salvo altri debiti fuori bilancio che dovessero palesarsi nel futuro, i cittadini venafrani saranno chiamati a coprire fino al 2023 una ‘rata’ di 650mila euro.
Tuttavia, ci sono i presupposti affinché l’impresa riesca poiché l’ente locale nei primi due anni di vigenza del Piano di riequilibrio è riuscito ad andare ben oltre la semplice copertura dei debiti. “Le politiche di bilancio adottate consentono di ripianare la maggiore spesa derivante sia dal disavanzo scaturito dal riaccertamento straordinario dei residui di amministrazione sia per la copertura dei debiti fuori bilancio in quanto nel bilancio di previsione 2016/2018 è stata prevista la somma rispettivamente di 189.014,62 euro, 200.000 euro e 250.000 euro per la copertura dei debiti fuori bilancio”, ha affermato Potena, ricavando di conseguenza un tesoretto che ora potrà essere riversato per l’’emergenza’ del nuovo debito da 2,1 milioni.
Cantone ha duellato a lungo con l’assessore sostenendo, peraltro, che quelli dati da Potena “sono numeri a caso”. Dal battibecco, il titolare dei conti di Palazzo Cimorelli ha contrattaccato sostenendo che “in passato i bilanci erano falsi”. Durissima è stata infine la dichiartazione di voto del capogruppo di opposizione Cantone, il quale ha sostenuto che “il percorso seguito dall’esecutivo per quanto concerne la proposta di risanamento ma anche per quanto concerne la sua rimodulazione affida a generiche e magiche ‘politiche di bilancio’ la risoluzione delle cause che hanno determinato lo squilibrio strutturale senza mai entrare nel merito dei rilievi pronunciati dall’Organo di controllo e delle richieste istruttorie della stessa commissione ministeriale”. In più “addirittura l’esecutivo pretende di rimodulare l’originaria proposta di risanamento addizionando semplicemente al disavanzo pregresso le somme risultanti da debiti fuori bilancio di nuova formazione e quelle derivanti dal disavanzo tecnico straordinario senza preoccuparsi di riconsiderare, neppure minimamente, la situazione delle entrate e delle uscite future”.
Potena ha invece esortato a votare senza alcun dubbio la rimodulazione del Piano ricordando come finora la Corte dei conti non si sia ancora espressa sulla bontà dell’operazione in quanto il Ministero dell’Interno non ha ad oggi sciolto le riserve nonostante le “puntuali risposte e delucidazioni” inviate dal Comune. L’iter prevede quindi prima il passaggio al Viminale, dopodiché la Corte dei conti potrà dare il proprio parere. Insomma, ha voluto rassicurare l’assessore al Bilancio, non ci sono problemi a votare la rimodulazione anche perché “l’amministrazione ha seguito un percorso virtuoso”. E così è stato per la maggioranza. 10 voti a favore (assente l’assessore Marco Valvona) e quattro contro (assenti Anna Ferreri e Adriano Iannacone del gruppo Misto). Mentre è stato rinviato il punto relativo alle note di aggiornamento al Documento unico di programmazione.
Interrogazioni saltate. Prima dell’inizio dell’assise, la presidente Stefania Di Clemente ha dato spazio alle interrogazioni. Sette, tutte presentate da Alfonso Cantone, che tuttavia sono saltate tutte. L’assessore al Bilancio, Potena, si è rifiutato di rispondere in aula poiché il testo dei quesiti di sua competenza è arrivato solo il giorno prima, dunque ha garantito che risponderà per iscritto entro 30 giorni. Dopo un battibecco tra Cantone e Sorbo, anche quelle indirizzate al sindaco sono saltate. Ora si attende la risposta scritta entro un mese. Le interrogazioni vertevano su atti e provvedimenti riguardanti il bilancio dell’ente e sulla parità di genere nonché su inquinamento e viabilità inerente a via Colonia Giulia.
(su Primo Piano Molise di oggi in edicola)