Associazioni, avvocati, sindaci, funzionari regionali, giudici, privati cittadini e chi più ne ha, più ne metta per condire l’affaire internazionale che vede protagonista Sherman. Lui è un dolcissimo dogo argentino. Un cane tripode (cioè senza una zampa) che, suo malgrado, è finito al centro di uno scontro senza precedenti che da un paio di anni sta interessando svariati enti e persone in Italia e in Germania. I mass media nazionali se ne sono occupati in settimana perché nel frattempo è intervenuta una ordinanza del Tar Lazio. Qualcuno avrà visto o letto la storia su «Uno Mattina» o sul settimanale «Oggi», ma pochi sanno che l’intricata vicenda interessa molto da vicino Venafro. Sia la giovane che ha adottato il cane che il legale che difende gli interessi del Comune di San Vittore del Lazio sono infatti venafrani. Nello specifico stiamo parlando di Jessica Di Cicco e dell’avvocato Gianluca Giammatteo. La storia ha inizio nell’agosto del 2014 quando un povero randagio viene investito su una strada di competenza del Comune di San Vittore. Come da prassi, l’animale ferito viene recuperato e avviato al canile: prima però il dogo argentino è costretto a subire l’operazione che porterà all’amputazione di una zampa. Dopo le cure del caso, Sherman viene ospitato nel rifugio di Sgurgola (canile convenzionato con il Municipio di San Vittore del Lazio).
Dopo circa un anno, nel luglio del 2015, arriva quindi una richiesta di adozione da parte di una signora tedesca, assistita dall’associazione Ekos pet. Tutto è bene quel che finisce bene, quindi? Neanche per sogno. La sindaca Nadia Bucci (forse anche dietro consiglio dei volontari del canile), infatti, si oppone motivando il diniego all’autorizzazione con la politica del voler favorire adozioni sul territorio in modo da far rimanere il cane nel suo habitat naturale. Inoltre, senza tanti giri di parole la sindaca laziale esplicita il proprio timore relativo al fatto che una volta portato in Germania dell’animale si possano perdere le tracce in quanto nella nazione tedesca non sussisterebbero obblighi di microchippatura o registrazione. Così, Sherman resta ancora in canile, fino a quando Jessica Di Cicco e il suo compagno di San Vittore non decidono di avanzare istanza per adottare quel povero dogo argentino: «La sua storia ci ha intenerito e abbiamo pensato di prenderlo con noi». Da un paio di mesi, nonostante l’invito della Regione Lazio a revocare il diniego all’originario affido in Germania, il cane vive pertanto con la coppia di giovani che in poco tempo ha rimesso in sesto il tripode. Storia dunque a lieto fine, finalmente? Ancora una volta no, neanche per sogno. Appresa la notizia, infatti, l’associazione Ekos, per tramite del legale Patricia Fischioni si ribella e presenta ricorso al Tar del Lazio. I giudici quindi esaminano il caso e ordinano la restituzione dell’animale con contestuale consegna alla signora tedesca che ne aveva in precedenza chiesto l’adozione.
Inoltre, lo stesso Tar segnala la questione alla Corte dei conti: per un paio di anni il cane è rimasto in canile nonostante una richiesta di affidamento con conseguente spese per l’ente comunale. Ovviamente, forte del sostegno legale dell’avvocato Gianluca Giammatteo e dei regolamenti del Municipio, la sindaca Nadia Bucci non vuole sentire ragioni: Sherman è un cane randagio trovato a San Vittore e deve rimanere sul territorio. Così, in occasione dell’udienza al Tar in programma il prossimo 9 novembre per l’esame nel merito della delicata vicenda, il Comune si costituirà in giudizio e proverà a convincere i giudici amministrativi che il dogo argentino adesso più che mai deve restare alla sua nuova famiglia adottiva. Nel frattempo, sui social network si è scatenata una vera e propria campagna a sostegno di Jessica Di Cicco e del suo compagno e della nuova vita di Sherman che, come si evince da foto e video, appare ora felice e spensierato. In tutto ciò, la sindaca Bucci ha già fatto sapere di non voler mollare assolutamente. Anzi. «Abbiamo fatto appello anche in Consiglio di Stato e se serve pagherò le spese personalmente. Il cane adesso sta bene, perché deve andare in Germania e farsi un viaggio di duemila chilometri?!».
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