Potrebbe essere votata all’unanimità la mozione per la revoca dell’adesione allo Sprar proposta dal gruppo Misto. Dopo le parole dell’assessora Angelamaria Tommasone (che ha comunicato il congelamento del bando) rilasciate a Primo Piano Molise, ieri è intervenuto quindi l’ispiratore della mozione Adriano Iannacone.
«Sono soddisfatto dell’approccio dell’amministrazione comunale. Lo Sprar era nato con il governo Berlusconi per l’integrazione dei rifugiati, mentre oggi viene utilizzato per l’accoglienza indiscriminata di tutti gli immigrati. In ogni caso plaudo alla Tommasone che ha riconosciuto l’inadeguatezza dello strumento anche a seguito della comunicazione della Prefettura che ha fatto sapere che a Venafro spetterebbero 137 migranti. La città non può permettersi simili numeri. Bene quindi che pure l’amministrazione sia d’accordo. Discuteremo in Consiglio della questione e siamo pronti a modificare la mozione considerato l’atteggiamento di apertura della maggioranza».
Dunque, Iannacone aveva ragione: il Sistema di protezione per rifugiati e richiedenti asilo non è più spendibile perché non dà garanzie. «Noi comunque chiederemo la revoca dell’adesione, con l’augurio che permanga questo clima collaborativo in modo da addivenire ad una votazione unanime che possa dare maggiore forza alla posizione del Comune. Un argomento di tale importanza andava discusso già prima in aula, ma ora ben venga l’apertura dell’assessora alla nostra mozione».
Meno conciliante è invece il capogruppo di minoranza Alfonso Cantone, secondo il quale «l’amministrazione comunale guidata da Antonio Sorbo non ne azzecca una. Questa è l’ennesima dimostrazione. Ogni volta devono intervenire le minoranze per correggere il tiro!».
Quindi, sulla tematica in generale, Cantone sottolinea la necessità dell’integrazione: «Al di là dello Sprar bisogna prendere atto che ci sono già decine e decine di immigrati che adesso vagano senza meta per la città e che chiedono l’elemosina davanti alle attività commerciali. Bisogna coinvolgerli e farli sentire parte della collettività altrimenti a breve avremo dei problemi. Penso al volontariato, ad attività socialmente utili, qualsiasi cosa che li faccia sentire integrati. Non serve per forza lo Sprar, basta la volontà dell’amministrazione. Non le chiacchiere e i buoni propositi ma le azioni concrete».
(su Primo Piano Molise di oggi in edicola)
Già in molte città italiane i richiedenti asilo sono “invitati” a partecipare ad attività sociali o socialmente utili quindi la strada in questo senso è spianata, quanto poi agli Sprar dovrebbero essere una protezione contro “invasioni” perché il numero massimo è stabilito per legge in base alla popolazione e assicurano finanziamenti alle casse comunali che dovrebbero gestire in prima persona le permanenze, se però si agisce in modo diverso è chiaro che le convenzioni possono facilmente fallire…