Se non un fulmine a ciel sereno, comunque una botta, pesantissima per Venafro. E non solo. La Cultura, quella con la maiuscola, ieri ha perso uno dei suoi cultori migliori: Francesco Giampietri.
La sua curiosità, il suo entusiasmo verso nuove ‘scoperte’, verso ogni sfaccettatura della società erano contagiosi. Il filosofo e prof è venuto a mancare l’altra notte, a soli 37 anni. Un terribile male lo ha stroncato. Ha lottato con tutte le sue forze.
“Spacciatore a piede libero di libri e di idee”, lascerà un vuoto incolmabile nella sua famiglia (il papà comandante della Polizia municipale Gianni, la mamma Daria, dipendente comunale, la sorella), negli amici, nei conoscenti e nella sua “piccola città”, come amava definire Venafro. Così come, si può essere certi, nei suoi studenti dell’Università degli studi di Cassino e del Lazio meridionale presso cui dal 2018 aveva due cattedre, in Filosofia moderna e cultura letteraria e Storia del pensiero contemporaneo.
La filosofia, il filo conduttore della sua (purtroppo) breve vita. Dal 110 e lode grazie alla tesi di laurea imperniata intorno alla figura di Liebniz nel 2008 fino agli ultimi giorni di ricerca, traduzioni, scrittura; senza dimenticare il dottorato di ricerca presso l’Università di Roma “Tor Vergata”.
Francesco è stato autore di vari scritti e volumi, addirittura curatore di capitoli in “La filosofia e le sue storie”, progetto editoriale di Umberto Eco; è stato poeta, scrittore, in una parola “intellettuale libero” come lo ha definito l’ex sindaco della città Antonio Sorbo.
Il suo impegno sociale e civile negli ultimi anni, la sua ‘sconfinata’ umiltà ne hanno contraddistinto la storia personale. Tutti lo conoscevano, e tutti lo ricordano zainetto in spalla e con gli immancabili auricolari, magari in giro sorridente sul due ruote.
Una persona “fuori dagli schemi”, per tutti “il filosofo che arriva al cuore”. Sempre dai modi gentili e garbati, sempre sorridente, di una educazione rara e sopraffina. Di una curiosità unica, sempre alla ricerca. Sempre immerso nella Cultura, certamente «di élite quanto ai contenuti sublimi e non comuni che ha proposto, ma, nel contempo, popolare per la sua capacità straordinaria di renderla fruibile a tutti», lo ha ricordato il sindaco Alfredo Ricci.
“Lettere e disarmonia” è stato il suo ingresso nella narrativa. Oltre agli scritti su Liebniz, è stato tra le altre cose curatore della raccolta di racconti e aneddoti sul Molise con “Cartoline dalla terra che forse esiste”. Agitatore culturale di Venafro come pochi. Negli ultimi anni, con l’associazione “EtCetera”, di recente fusa in “Venus”, è riuscito a portare nella “piccola città” dibattiti e discussioni su temi scottanti ed estremamente complessi e complicati da trattare: sempre con una naturalezza quasi disarmante. Ricordare tutti gli eventi organizzati è impossibile, tra presentazioni di libri, dibattiti pubblici, mostre artistiche, concerti, cineforum, Notti della Poesia, Festival culturali, seminari storici, iniziative quali Femminile plurale, il Festival delle Contaminazioni… Intratteneva rapporti con il meglio della cultura italiana, ha portato in città personaggi del calibro di Mina Welby, Luciana Castellina, dell’imam di Napoli (solo per citarne alcuni, sperando di non fare torto alla miriade di altri protagonisti), sempre favorendo un fervido dibattito su questioni e materie talvolta ‘spinte’, alternative: discriminazioni, fine vita, diversità, pena di morte e tante altre.
Indimenticabile la sua vivacità, il suo fervore culturale, il suo entusiasmo che sprizzava da tutti i pori quando magari telefonata per confrontarsi o per annunciare l’accettazione di questo o quel personaggio di primissimo livello dell’invito a presenziare agli eventi organizzati. Con “EtCetera” «ha promosso nel nostro territorio un modo nuovo di fare cultura, contaminando generi diversi, superando l’autoreferenzialità della vecchia impostazione seminariale, aprendo ai grandi temi, tenendo un occhio di riguardo per i più giovani ed adottando un approccio divulgativo pop senza banalizzare i problemi. Ha favorito occasioni pubbliche di incontro con personalità di primo piano della scena sociale e culturale nazionale, dimostrando che persino in provincia è possibile perseguire la bellezza». Di recente la fusione in “Venus Verticordia”, con «la bellezza che “apre i cuori”». Nel 2019 ha vinto il premio “Adriatico, un mare che unisce” come scrittore molisano dell’anno.
Avrebbe dato ancora tanto a Venafro. Tra le centinaia e centinaia di messaggi di ricordo, c’è chi sottolinea come «Piange anche il cielo per te, insieme a noi» e tanti che, a conferma delle sue radici, citano il suo ultimo post pubblico: «La piccola città, senza i suoi falò, è un cielo livido senza stelle. Ma, come cantava il poeta, torneranno le sere a intepidire nell’azzurro le piazze».
A causa delle restrizioni e limitazioni dovute al coronavirus, il 37enne non potrà essere accompagnato nel suo ultimo viaggio dall’intera comunità. Venafro gli avrebbe tributato il giusto riconoscimento e affetto. E non mancherà di farlo appena sarà possibile.
Ciao Francesco, te ne sei andato via troppo presto. Ma la traccia che hai lasciato resterà scolpita nella storia e nella memoria della tua “piccola città” ed oltre.
Riccardo Prete