Le condizioni della dozzina di degenti attualmente ospitati presso il reparto Covid-19 del Ss Rosario sono buone. A loro non manca ormai più nulla. Alcuni – 4 – addirittura sono risultati negativi ai tamponi di controllo e dichiarati quindi guariti. Dopo le forti criticità iniziali, dovute al famigerato trasferimento notturno urgente del 6 aprile, la situazione si è normalizzata (nonostante la morte di tre anziani pazienti, di cui una avvenuta proprio al Ss Rosario). Nelle ultime ore, però, è emersa una notizia per certi versi sconcertante: uno dei nonnini presenti nel reparto Covid-19 è risultato affetto da scabbia. L’80enne, ricordiamo, proviene dalla casa di cura di Agnone ed è seguito in base a lo specifico protocollo da oltre una settimana. Si trova in isolamento.
Come spiegato dal Ministero della Salute, «la scabbia è un’infestazione dovuta a un acaro parassita. Il suo ciclo evolutivo si compie interamente nell’uomo: dopo l’accoppiamento il maschio adulto rimane sulla cute mentre la femmina depone le uova sotto la superficie cutanea, dove vive in genere 30 giorni. Le larve attive emergono dopo 3-4 giorni e invadono la cute circostante, che appare arrossata e rilevata. Il sintomo più comune è il prurito intenso». Si tratta comunque di «una patologia banale».
Nell’ultimo decennio in Italia si è riscontrato un aumento dei casi. Tra i fattori che ne favoriscono la diffusione «la vita in comunità: per esempio sono stati osservati casi di scabbia nelle case di riposo, nei dormitori e nelle scuole materne».

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