Quella fila interminabile di ambulanze, con a bordo gli anziani ospiti della residenza “Tavola Osca” di Agnone, destinazione ospedale “Santissimo Rosario” di Venafro, è rimasta per giorni nella mente e nei cuori degli studenti dell’istituto omnicomprensivo “Antonio Giordano”.
Immagini inquietanti che hanno scosso non poco l’ambiente cittadino e, soprattutto, il mondo della scuola.
«Dobbiamo chiedere perdono ai nostri anziani, tutti. Dal Presidente della Repubblica in giù, per quello che gli abbiamo fatto»: don Maurizio Patriciello, il prete anticamorra di Caivano e divulgatore del Vangelo attraverso i media, ha commentato così le immagini inquietanti della carovana di ambulanze che lo scorso 6 aprile ha trasportato gli ospiti di due residenze per anziani (Agnone e Cercemaggiore).
“Solidarietà senza limiti” da parte del popolo venafrano per i 18 nonni giunti al Santissimo Rosario. Tutti, proprio tutti, anche chi convive con problemi familiari, ha dato vita a una vera e propria competizione, «sana competizione», come ha scritto il nostro direttore: «Stanno correndo verso l’ospedale. E all’ingresso “bussano con i piedi”, perché nelle mani hanno doni di ogni genere».
Qualche giorno dopo questo accadimento, quella fila interminabile di ambulanze – immagini che hanno fatto il giro del mondo e sono arrivate anche alla nota trasmissione di Rai 3 “Chi l’ha visto?” – non è passata inosservata nemmeno per Papa Francesco, che a Santa Marta ha innalzato la preghiera per la generazione più esposta alla pandemia, gli anziani: «Preghiamo oggi per gli anziani, specialmente per coloro che sono isolati o nelle case di riposo. Loro hanno paura, paura di morire da soli. Sentono questa pandemia come una cosa aggressiva per loro. Loro sono le nostre radici, la nostra storia. Loro ci hanno dato la fede, la tradizione, il senso di appartenenza a una patria. Preghiamo per loro perché il Signore sia loro vicino in questo momento».
Con uno scatto di amore e orgoglio, Venafro ha saputo prendersi cura dei 18 nonnini mostrando l’abbraccio sereno, protettivo e accogliente di una comunità che riesce sempre a coniugare la solidarietà con la condivisione per una accoglienza senza pari. Il cappellano dell’ospedale, don Salvatore Rinaldi, ha parlato di una «testimonianza toccante, di una dimostrazione corale di vicinanza cristiana al di là di ogni più rosea aspettativa».
Un’attenzione verso gli ultimi, i più indifesi, verso quelli che il sindaco Alfredo Ricci ha definito «nostri nuovi concittadini».
In tutto questo c’è il meglio della venafranità, fatta di tanti volti, di tanta gente pronta a donare disinteressatamente. Ciò ha indotto il direttore di Primo Piano Molise, Luca Colella, ad affermare che i suoi «concittadini di Venafro avrebbero consegnato alla storia una delle pagine più belle del Molise».
Ora, direttore, questa pagina si illuminerà ulteriormente grazie ai nostri studenti e alle nostre studentesse che hanno voluto inviare le loro “letterine” per i 18 «nonnini nuovi concittadini».
Vedrà ragazzi dalla faccia pulita esternare sentimenti sinceri, che hanno declinato la bontà a donare un sorriso, una parola, un consiglio, una infinita gratitudine verso quei nonnini che non vogliono altro che conforto, amore e affetto e una carezza dei loro nipoti. Eh già… i nostri studenti si sono immaginati nipoti di questi nonnini! E i nomi dei nonnini che Venafro ha adottato, glielo assicuro, sono incisi tutti nel cuore di questi ragazzi e sono una riserva di gioia che «intender non la può chi non la prova».
Marco Fusco