Grande partecipazione e commozione ieri pomeriggio a Venafro per l’ultimo saluto a Stefano Patriciello.
L’imprenditore 62enne, fratello dell’europarlamentare Aldo, è stato investito e ucciso l’altroieri mattina mentre si trovava sul cantiere sulla Statale 158 in territorio di Colli a Volturno. Le esequie si sono tenute nel piazzale della chiesa Santi Martino e Nicola per consentire il rispetto delle norme anti-Covid e sono state officiate dal parroco don Rocco Iannacone e da don Maurizio Patriciello, prete noto in Campania per la sua azione anticamorra ed originario di Afragola come Stefano.
Oltre a familiari, amici, conoscenti e dipendenti dell’impresa, tra gli altri hanno presenziato alla funzione pure i sindaci di Venafro, Alfredo Ricci, e di Pozzilli, Stefania Passarelli.
Dopo il funerale celebrato da don Rocco, il quale ha ricordato come Stefano fosse «sempre presente e puntuale, in piedi», a seguire le funzioni religiose, c’è stata la breve omelia di don Maurizio Patriciello. Il parroco ha ricordato come le sue origini siano le stesse della famiglia dell’imprenditore investito e ucciso sulla Statale 158: «Siamo di Afragola, abbiamo lo stesso cognome, e mio fratello si chiama Stefano…».
Quindi, don Maurizio ha citato «la banalità del male», di come un episodio all’apparenza banale possa rivelarsi fatale. «Ho una grande rabbia, immagino quella dei familiari», ha aggiunto.
«Le parole saranno belle o brutte, servono a poco: passa il vento e se le porta, l’unica cosa importante è credere. Cara Annamaria – si è quindi rivolto alla vedova dell’imprenditore -, l’amore è più forte della morte. Il vostro amore – ha detto alla famiglia – supera questa morte».
In un clima di grande dolore ma anche di compostezza, e nel rispetto del distanziamento sociale, il feretro ha quindi lasciato la chiesa dei Santi Martino e Nicola accompagnato dai congiunti del 62enne con la moglie e i tre figli.
Sulla bara una maglia e una sciarpa dell’amato Napoli. Come hanno ricordato gli amici, quando giocava a calcetto era solito indossare la divisa azzurra con la scritta “Mignolix”, dal soprannome “mignolino” per essere l’ultimo di dieci fratelli.
Le indagini. Intanto, gli inquirenti stanno cercando di ricostruire l’esatta dinamica di quanto accaduto. Il 71enne conducente della Grande Punto è stato iscritto nel registro degli indagati. Si procede per omicidio stradale come da prassi. L’uomo non è risultato positivo all’alcol test e al drug test. Non si scarta alcuna ipotesi, dal malore alla distrazione alla fatalità di una sbandata, terminata poi con il tamponamento di un mezzo d’opera diverse decine di metri più avanti. Il conducente verrà sentito a breve dagli inquirenti, così come gli altri operai presenti sul cantiere. Uno di loro, un 46enne investito insieme a Stefano Patriciello, è tuttora ricoverato al Neuromed, dove è stato trasferito l’altroieri per un trauma cranico. I medici hanno sciolto la prognosi stabilendola in 40 giorni.