Il Comitato di cittadini per ristabilire il diritto collettivo non molla la presa e continua a lottare. Vuole autodeterminarsi e andare al voto liberamente.
La storia. La storia del Dominio Collettivo (uso civico) di Cerasuolo è lunga ed affascinate. Tutto parte nel 1844 quando sotto il Regno delle due Sicilie il feudatario di Cerasuolo (ma anche di un altro feudo – Rocchetta) Pasquale Marotta decide di devolvere alla sua morte il feudo alla Congrega dei Poveri di Cerasuolo con una condizione: dire ogni giorno una messa e costruire alla sua morte una chiesa in onore di San Pasquale Baylonne. Alla sua morte le volontà testamentarie sono esaudite. «Giova sottolineare – segnalano dalla frazione – che l’eredità del feudo consiste ancor oggi di due tipologie di beni o terreni: pascolo e bosco collettivo, ad oggi 700 ettari, in più beni concessi direttamente ai cittadini come terreni agricoli e terreni delle proprie case; questa puntualizzazione è importante perché sulla seconda tipologia di beni si accende proprio oggi una controversia tra amministrazione comunale e comunità di Cerasuolo».
Quindi, «nel 1882 Cerasuolo è distaccato dal Comune di Rocchetta e aggregato a Filignano. Il Comune di Filignano incamera una quota dei beni del lascito attraverso la Congrega dei poveri di Filignano ed impone il pagamento del canone enfiteutico agli abitanti di Cerasuolo. Tra il 1920 ed il 1940 si hanno notizie di problemi di ordine pubblico tra gli abitanti di Cerasuolo soprattutto attorno alla questione del canone enfiteutico imposto dal Comune ritenuto particolarmente oneroso ed intollerabile. Altre notizie riguardano una decurtazione delle terre collettive di Cerasuolo a favore del Comune di Rocchetta. Quindi, il 6 agosto 1948 il Comune di Filignano stabilisce che il canone enfiteutico non è più dovuto dai cerasuolani. Di questa delibera non parrebbe esservi più traccia negli archivi comunali anche se rimane traccia negli archivi prefettizi».
Poi, un salto fino al 2006, quando cioé si svolgono le penultime elezioni ad oggi. «Nel 2010 la Regione Molise alla scadenza dei quattro anni della gestione dell’amministrazione non avvia nuove elezioni. Nel 2017 una nuova legge (la 168) trasforma gli enti di gestione degli usi civici da enti di diritto pubblico a strutture di carattere privatistico. Di fatto la legge rende necessarie nuove elezioni ma in una modalità totalmente diversa da quanto avvenuto in tutto il dopoguerra: in sostanza le comunità locali hanno facoltà di autonormarsi con uno statuto e provvedere autonomamente e direttamente alle elezioni. La Regione Molise invia un commissario in data 20/02/2017. Dopo pochi mesi il commissario si dimette». Nel 2018 la Regione indìce nuove elezioni «in modalità che ignorano la recente legge 2017 n° 168. Vince una compagine che si mette all’opera e licenzia addirittura un nuovo statuto, regolarmente registrato. La compagine perdente promuove un ricorso al Tar. Il Tar – ad avviso ovviamente del comitato – non considerando la propria incompetenza annulla le elezioni. Perché affermiamo che il Tar non è competente in materia di usi civici? Come si è già detto secondo la legge 168/2017 gli enti di gestione degli usi civici o domini collettivi sono strutture di diritto privato e non enti pubblici quindi non rientrano sotto la giurisdizione della Regione né sono soggetti a controllo comunale».
L’attualità. Dunque, «nel 2019 la Regione Molise pubblica due documenti nei quali da una parte si nega il commissariamento dell’ente e la riviviscenza del Comitato, dall’altra si afferma la necessità che la comunità locale – in conformità alla legge 168 del 2017 – provveda, autonomamente, all’elaborazione discussione e di uno statuto per nuove votazioni».
Di fatto pertanto l’amministrazione dei beni dell’uso civico di Cerasuolo si trova in una situazione di vuoto o vacatio.
Ad ottobre 2019 si arriva ad una prima riunione del Comitato locale che inizia discutere di un nuovo statuto; un’altra riunione si tiene a novembre. Nel 2020: nuova riunione a gennaio del Comitato. Poi c’è il periodo del lockdown da Covid. «Il 9 giugno 2020 vi è una sentenza della Cassazione la quale afferma che: “…la natura pubblica dei beni non incide sulla connotazione privatistica – come espressamente prevista dalla stessa legge – degli enti esponenziali di cui trattasi, la cui autorganizzazione è, quindi, improntata sul modello delle associazioni private, e ciò anche in ordine all’attività gestionale e alla struttura interna organica, cui sono funzionali le procedure elettorali”. De facto et de iure gli intenti della legge 2017 n°168 sono ribaditi».
Ma il 29 giugno 2020 la giunta del Comune delibera «la reintroduzione dei canoni enfiteutici sui terreni di Cerasuolo “concessi” o, in alternativa, la facoltà di sciogliere l’obbligo del pagamento attraverso un riscatto. Riscatto che tuttavia è economicamente molto oneroso. Dopo 72 anni (si veda il 1948) riemergono i canoni».
La comunità di Cerasuolo è piuttosto esacerbata anche per i recenti problemi economici causati dal lockdown, si chiede a più voci di ritirare la delibera.
A luglio 2020 si tiene un incontro tra la comunità di Cerasuolo e la sindaca. «Quest’ultima si dichiara irremovibile dal ritirare la delibera di giunta ma propone di creare una commissione per capire quali siano i terreni soggetti a pagamento di canone e su quali basi storiche e giuridiche».
Ad agosto 2020 il Comitato di Cerasuolo, «per contrastare meglio le politiche locali», decide di ridare un governo al Dominio Collettivo: elabora una bozza di statuto e lo rende disponibile per i 15 giorni previsti a tutti i gli abitanti. E programmata una riunione pubblica per il 30 agosto per approvare il nuovo statuto. Il Comune comunica che sono vietati assembramenti causa Covid. Il Comitato, dopo averne dato notizia sui canali web, svolge ugualmente la riunione via telematica: lo statuto in bozza è modificato e le modifiche sono approvate.
Si arriva così al primo settembre 2020. Il Comitato pubblica presso le ex poste: «lo statuto modificato secondo quanto emerso ed approvato dalla discussione in assemblea; i moduli necessari per le elezioni; l’avviso nel quale individuiamo la commissione elettorale con tanto di nomi e volontà di tenere elezioni in data 20/09/20. Nei documenti si afferma la volontà del Comitato di chiedere autorizzazioni agli enti di pubblica sicurezza malgrado non siano necessarie poiché la consultazione elettorale riveste carattere privato. Il giorno successivo la documentazione è pubblicata via telematica nei canali facebook e watsapp».
La data delle elezioni è, per il Comitato, importante «perché il 29 settembre scade il termine per impugnare la delibera di giunta nella quale si prevede il pagamento dei canoni o l’affrancazione. Il 2 settembre 2020 la sindaca comunica sui canali istituzionali che vi sarebbero alcune fantomatiche “società segrete” (virgolettato anche nel testo della sindaca) e che vi sarebbe un “pericolo grave di ordine pubblico e/o sanitario” a Cerasuolo. La comunicazione della sindaca è inviata a Prefettura, Questura, Carabinieri e Regione. Successivamente la sindaca chiede al Comitato la delibera della formazione del comitato e i compiti dei componenti. Il Comitato ha ritenuto inutile la risposta poiché si tratta di un comitato cittadino spontaneo che non ha alcuna necessità di organi amministrativi interni essendo strettamente pro tempore e con uno scopo circoscritto all’approvazione dello statuto e alle elezioni. Non è inutile sottolineare che le elezioni permettono di dare un governo al Dominio Collettivo e affrontare le questioni gestionali e legali pendenti. Il 4 settembre 2020 il Comitato pubblica sempre con le stesse modalità degli altri documenti il verbale della seduta del 30/08/20; anche nel verbale della “società segreta” sono indicate le generalità dei partecipanti».
In conclusione, dunque, «in assenza di un governo del Dominio Collettivo il Comune ha facoltà di presiederlo direttamente sia pure con contabilità separata e mantenendo la rappresentanza elettiva della frazione ma il Comitato, a suo pieno diritto, non ritiene di dover permettere questa eventualità. Il Comitato ritiene di essere in totale buona fede e che il proprio operato è necessario per ristabilire – democraticamente -un diritto civile ancorché naturale. Il legame di Cerasuolo con il proprio dominio collettivo è storico ed è parte integrante dell’identità locale. Il Comitato ritiene indebite le ingerenze esterne soprattutto alla luce della giurisprudenza vigente».
Su elezioni e braccio di ferro tra frazione e Comune non è dunque ancora scritta la parola fine.