«La chiusura del Parco regionale dell’Olivo di Venafro va scongiurata con forza e determinazione». L’allarme (ri)lanciato nei giorni scorsi da Primo Piano Molise è stato dunque raccolto da “Città Nuova”, nonché dal consigliere regionale 5 Stelle Vittorio Nola che ieri ha annunciato che al prossimo Consiglio regionale del 6 ottobre «presenterò un atto urgente».
L’associazione “Città Nuova” «esprime la propria totale solidarietà e vicinanza al presidente Emilio Pesino e ai consiglieri del Parco che da anni, con grandi sacrifici, tengono in vita una delle eccellenze della nostra regione. Ciò nonostante l’indifferenza e addirittura l’ostilità dell’amministrazione regionale che, da quando il Parco è nato ed è attivo, non ha mosso un dito e negli ultimi anni si sta distinguendo per una serie di scelte che rischiano di far morire questa bellissima realtà, una delle poche realtà molisane che ha una risonanza internazionale». I soci di “Città Nuova”, quindi, ricordano i vari passaggi che hanno portato all’istituzione del Parco, «la cui idea originaria era nata da un’intuizione del compianto sindaco Vincenzo Ottaviano».
Successivamente «fu Pasquale Di Lena a formulare la prima proposta di legge in consiglio regionale nel 1997, proposta che però non fu mai approvata né presa in considerazione. L’impianto di questa proposta fu ripreso in Consiglio comunale dal gruppo consiliare di “Città Nuova” che predispose un testo, preparato dall’allora capogruppo Antonio Sorbo e soprattutto dal consigliere Emilio Pesino, portato all’attenzione dell’assise civica che lo approvò all’unanimità nel 2007 inviandolo alla Regione. Il testo fu recepito dal governo regionale allora guidato da Michele Iorio che lo modificò nella parte in cui, per il funzionamento e la gestione, si strutturava il Parco come ente subregionale. La proposta di legge, di cui fu relatore in aula il consigliere regionale Massimiliano Scarabeo, fu approvata il 4 novembre del 2008. La legge, la n. 30/2008, prevedeva uno stanziamento per il funzionamento dell’ente per il primo anno di 150mila euro e impegnava la Regione a inserire nel proprio bilancio ogni anno una posta per il Parco dell’Olivo».
Il Parco è un ente subregionale che dipende direttamente dalla Regione che «deve garantirgli il finanziamento e gli strumenti per operare». Tuttavia, rimarca “Città Nuova”, «la Regione in questi anni non ha rispettato gli impegni assunti con la legge istitutiva. Il finanziamento relativo al primo anno di funzionamento, cioè il 2011, è stato assegnato al 2012 e rispettava le previsioni della legge regionale, vale a dire consisteva in 150mila euro. Già l’anno successivo (2013), tuttavia, il finanziamento è stato dimezzato e due anni dopo addirittura ridotto ad un terzo, vale a dire a 50mila euro. Somma che solo grazie alla pressione del presidente Pesino e degli enti locali del territorio interessati alla questione, è stata confermata anche per il 2014. Poi nel 2015 al Parco la Regione non ha assegnato alcuna somma. Il finanziamento è ricomparso per il 2016 ma poi è di nuovo “sparito” nel 2017 per ricomparire nel biennio 2018 e 2019. Non ve n’è traccia per il 2020 in quanto nel bilancio regionale non è previsto nemmeno un euro. Il Parco è riuscito ad andare avanti soprattutto grazie al volontariato e alla partecipazione a progetti europei vinti che hanno consentito di disporre di somme per alcune attività. Tuttavia si è arrivati ad un punto in cui il Parco, che è un ente e quindi deve rispettare tutte le norme relative agli enti pubblici di cui deve anche avere la struttura burocratica, senza risorse non può più andare avanti».
Secondo l’associazione, pertanto, «ciò che rammarica è che la Regione ha sempre avuto un atteggiamento non collaborativo, a differenza degli altri enti locali. Tutti ricorderanno la vicenda dello “sfratto” dalla sede del Parco. Il Parco, mentre la Regione gli negava il dovuto finanziamento, è stato costretto a pagare l’affitto allo Iacp, ente regionale, per la sede che occupava nel centro storico. Grazie all’intervento del Comune di Venafro dal maggio 2018 il Parco è stato ospitato gratuitamente nella palazzina Liberty e successivamente, proprio di recente, ha trasferito la sede nei locali della Fondazione Mario Lepore. In questi anni il Parco ha collaborato con il Comune di Venafro, che ha concesso gratuitamente nel 2016 in comodato d’uso terreni comunali per realizzare il “Giardino dei patriarchi”. Inoltre con il Comune nel 2017 ha sottoscritto un protocollo d’intesa con l’istituto Biocult dell’Università del Molise. Ma soprattutto Parco e Comune hanno presentato, attraverso l’associazione “Città dell’Olio”, la candidatura al Ministero per le Politiche agricole per l’inserimento del territorio del Parco nel Registro Nazionale dei Paesaggi Storici Rurali, prestigioso riconoscimento ottenuto nel gennaio 2018 che pone il territorio di Venafro tra le eccellenze a livello nazionale, essendo pochi i siti olivetati in Italia ad aver ottenuto tale riconoscimento. Tuttavia nemmeno questo sforzo, per il quale la Regione – a cui era stato chiesto inutilmente un contributo di poche migliaia di euro per la predisposizione del dossier di candidatura – non ha mosso un dito, non solo non è stato apprezzato ma addirittura è stato completamente ignorato dall’amministrazione regionale. Infatti il Ministero aveva sollecitato tutte le Regioni i cui territori fossero rientrati nel Registro Nazionale dei Paesaggi Storici Rurali, ad inserire nel Psr misure “ad hoc” per la loro valorizzazione. Il Ministero a tal proposito, vista l’inerzia della Regione Molise, inviò anche una lettera al presidente Frattura e all’assessorato all’agricoltura, retto all’epoca da Vittorino Facciolla, ma a quella lettera ufficiale non è stato mai dato alcun seguito. E nessun esponente della giunta regionale, benché invitato, fu presente alla cerimonia di consegna del riconoscimento al Ministero a Roma, a differenza di quanto accadde invece per il sito di Assisi-Spoleto che vide presente l’assessore regionale umbro».
A conti fatti, però, per “Città Nuova” «l’attuale giunta regionale sta facendo addirittura di peggio, togliendo ogni possibilità al Parco di sopravvivere. Bene ha fatto l’associazione nazionale “Città dell’Olio” a prendere posizione duramente sulla questione richiamando l’amministrazione regionale alle proprie responsabilità».
I vertici del Parco regionale hanno anche formulato una proposta di riforma della legge regionale istitutiva. «Se ciò non dovesse avvenire si avrebbe la conferma che esiste a Campobasso la volontà di far morire il Parco (e con esso il territorio venafrano, come dimostra la situazione dell’ospedale), evento la cui responsabilità dovrà essere addebitata sia all’intera amministrazione regionale sia a quei personaggi che, per il loro ruolo, hanno ampio potere di iniziativa: si tratta del presidente della Regione, Donato Toma, del vicepresidente della giunta regionale, Vincenzo Cotugno (tra l’altro venafrano) e dell’assessore all’Agricoltura Nicola Cavaliere. La nostra associazione è disponibile sin da subito a qualsiasi iniziativa, anche di protesta e di lotta dura, per garantire al Parco regionale dell’Olivo di poter continuare la sua meritoria attività e invita tutti i soggetti interessati ad attivarsi per scongiurare questo pericolo. Sarebbe una sconfitta per tutti e in particolare per il territorio che si vedrebbe privare di una risorsa fondamentale per la sua valorizzazione e promozione anche a fini turistici».