A Venafro il comitato Ss Rosario – e non solo – torna in fibrillazione. Ieri il governatore Donato Toma ha infatti preannunciato ufficialmente che l’ospedale verrà utilizzato per ospitare pazienti Covid-19 pauci sintomatici o comunque pazienti a bassa intensità di cura.
Contrariamente quindi a quanto richiesto più volte da comitato, sindaco di Venafro e consigliere regionale Vittorio Nola, si sta per riattivare la Rsa del Ss Rosario senza aver prima ripristinato i servizi minimi più volte invocati e, per alcuni versi, promessi. Ignorata dunque, tra le altre cose, la nota ufficiale di Alfredo Ricci che avvisava pure della probabilità di una non serena accoglienza della novità. Infatti, della riattivazione della Rsa (terminata l’estate 2019, inaugurata a gennaio ma mai entrata in funzione come Rsa) sulla falsariga di quanto avvenuto ad aprile scorso si vociferava da settimane. Adesso, c’è la conferma del governatore che ha annoverato l’eventualità come ipotesi concreta.
Per certi versi ‘scontata’, di conseguenza, la levata di scudi – non contro i contagiati, ovviamente – bensì contro i due pesi e le due misure per il Ss Rosario da parte del regionale 5 Stelle Nola. E non solo. A ‘respingere’ l’ipotesi anche gli ambienti sanitari interni al Ss Rosario che avrebbero sottolineato all’Asrem come, sostanzialmente, il reparto Rsa non sia affatto pronto ad accogliere pazienti adducendo motivazioni concrete.
Per Nola, dal punto di vista politico, occorre prima ripristinare i servizi minimi in tutte le strutture pubbliche regionali. E in ogni caso, il Ss rosario non deve essere eletto soltanto a parcheggio per anziani.
Nola all’attacco. «È servito un fine settimana di intensa diffusione dei contagi relativi al Covid-19 in regione per convincere, finalmente, il duo Toma-Florenzano, dell’utilità strategica del “Santissimo Rosario” di Venafro – esordisce il 5 Stelle -. Esso, infatti, di diritto deve far parte della rete di urgenza ed emergenza territoriale e non deve rappresentare, come avvenuto nella primavera scorsa, soltanto un “parcheggio” da utilizzare per i nostri poveri anziani contagiati, durante le fasi più acute della pandemia. Questa posizione è chiara e la sosteniamo da tempo a condizione, però, che vengano ripristinati tutti i servizi minimi nelle strutture sanitarie pubbliche presenti in Molise».
In particolare, Nola sottolinea come «per il presidio di Venafro è importante riattivare definitivamente il reparto di Radiologia, il Centro per l’assistenza ai diabetici, il Punto di primo intervento e procedere con speditezza alla nomina del responsabile della Casa della salute, così da poter programmare investimenti sia tecnologici sia in termini di capitale umano, quindi mediante l’assunzione di personale medico-sanitario».
Insomma, su questi punti su cui ci sarebbe accordo, «gli annunci del presidente Toma vanno ora confermati dai fatti, come richiesto dai comitati locali, ma sono una prima risposta a quanti, artatamente, già prefiguravano lo smantellamento del presidio sanitario di Venafro. Ciò che meraviglia, infatti, è che molti amministratori locali hanno sempre una parola facile sui giornali (oltre al sindaco Ricci, sul tema di recente si è espresso solo il capo dell’opposizione Nicandro Cotugno, ndr), ma faticano a fornire aiuti concreti. Le divisioni e i campanilismi non aiutano a superare questa terribile pandemia e, parallelamente, non facilitano la ripartenza della nostra regione, soprattutto in termini occupazionali».
Dunque, ad avviso di Nola, «per cercare di creare le condizioni atte ad un rilancio economico e sociale, bisogna partire proprio dal recupero funzionale di molti servizi sanitari pubblici, anche attraverso la riprogrammazione delle funzioni del “Santissimo Rosario” e mediante l’attivazione della specializzazione sulle malattie infettive che deve essere realizzata presso il presidio ospedaliero di Larino, come richiesto da tempo sia dal Movimento 5 Stelle in Consiglio regionale sia da vari attori economici e istituzionali. L’astio e le polemiche rivolte al passato servono solo a evidenziare protagonismi inutili ma di certo non rappresentano i giusti incentivi a costruire il futuro».
Viceversa, «ogni forza politica e ciascun amministratore, sia pubblico che privato, deve sentirsi coinvolto rispetto ai destini della nostra piccola comunità regionale e ciascuno deve fornire il proprio contributo al dibattito sul tema sanitario, ma anche culturale, infrastrutturale, ambientale e digitale. La resilienza del nostro territorio passa innanzitutto attraverso i comportamenti etici dei suoi amministratori: è questo il primo e principale modo di combattere lo spopolamento e l’abbandono delle comunità locali, come sta avvenendo da troppo tempo specialmente nelle aree più interne della nostra terra».