Di qualche ora fa la relazione della Direzione Investigativa Antimafia: il Molise fa gola alla malavita e subisce le infiltrazioni silenti delle organizzazioni criminali pugliesi e campane. Quelle campane, particolarmente interessate la mercato della droga, sono molto presenti nel Venafrano e nell’Isernino.
Nelle stesse ore – seppur con pochi dettagli, notizie in tal senso erano già state fornite ieri su queste colonne – i Carabinieri del Nucleo operativo radiomobile della Compagnia di Venafro davano esecuzione ad una misura di arresto cautelare in carcere emessa dal gip di Isernia su richiesta della Procura nei confronti di una donna affiliata al clan Spada, accusata di spaccio di sostanze stupefacenti.
Come reso noto dagli inquirenti, la donna, insieme al compagno (ora residente altrove), era già finita in manette nel 2018 con le medesime accuse.
Nonostante i precedenti, continuava a spacciare – prevalentemente cocaina – nell’abitazione di via Maiella. I Carabinieri hanno osservato a lungo l’andirivieni di clienti. La maggior parte veniva “servita” sul pianerottolo. Quelli più confidenti venivano fatti accomodare nell’appartamento: il tempo di un caffè e di saldare il conto delle dosi acquistate e avanti un altro, numerose volte al giorno.
Dopo le formalità di rito, la donna è stata trasferita nella casa circondariale di Chieti dove presto sarà sentita dal giudice.
Per i fatti contestati nel 2018, la Spada fu condannata insieme al compagno – nonostante lo sconto di pena previsto dal rito abbreviato – a sei anni e due mesi di reclusione e al pagamento di una multa di 28mila euro.
I giudici della Corte d’Appello ritennero invece congrua una condanna meno severa, riconoscendo la fattispecie dello “spaccio di lieve entità”. La pena fu ridotta a due anni e quattro mesi e la multa scese a 4.400 euro. Pena espiata, ma ai profitti dello spaccio, a quanto pare, la rom venafrana non vuole affatto rinunciare. Secondo quanto ricostruito dai Carabinieri, infatti, l’abitazione e le modalità di fornitura dello stupefacente ai clienti è praticamente identico a quello documentato con le indagini di cinque anni fa.
Gli spada a Venafro sono molto radicati e assolutamente inseriti nel tessuto sociale. Discendono da Virginia Spada, nata nel 1907 a Venafro e madre del più famoso Vittorio Casamonica.
Come accade in tutti i contesti, il cognome non è necessariamente garanzia – nel caso di specie – di delinquenza. Sono numerosi gli Spada che a Venafro e in tutta la provincia pentra si distinguono quotidianamente per onestà e rettitudine. Non è il caso della donna tornata in cella. ppm

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