Sedici anni fa gli Lsu erano circa un migliaio. Lavoratori fuori dal ciclo occupazionale industriale che subì il primo grave colpo (basta citare il caso dell’allora Sam) e recuperati da norme nazionali che ne autorizzavano l’utilizzo per mansioni utili nelle amministrazioni. Tutti stabilizzati, o quasi. Ne restano 13, ancora precari. Ieri mattina erano in presidio davanti al Consiglio regionale per chiedere di essere ascoltati: al momento lavorano da precari nelle Comunità montane che il 31 dicembre chiuderanno i battenti. “Mia moglie e i nostri tre figli devono mangiare ogni giorno, qualcuno mi dica come fare”, ha detto uno di loro. Nel piazzale di Palazzo Moffa c’erano anche i dipendenti dell’azienda di trasporti Atm che lamentano il ritardo nel pagamento degli stipendi e una delegazione degli operai della Solagrital. La cooperativa di Bojano, che ha rilevato la produzione della ex Sam, è “piena di debiti e rischia il collasso”, hanno denunciato.