È morto Michele Petraglione. La notizia ha fatto in pochi minuti il giro della comunità di Cercemaggiore – dove Michele, 51 anni, era molto conosciuto e ben voluto – suscitando dolore e commozione. Qui aveva avviato e costruito un piccolo impero insieme alla sua famiglia. Avviato e costruito perché lui da dopo il matrimonio si era trasferito in Africa. Conduceva un’azienda di movimento terra e di edilizia in genere. Aveva seguito le orme di un fratello. D’altronde quello dell’edilizia in Italia è un settore alla deriva, soprattutto per le piccole e medie imprese. Michele era lungimirante, aveva intuito, fiuto per gli affari e tanto coraggio. Ne serve tanto per decidere di allontanarsi dagli affetti più cari e cercare fortuna dove la sicurezza è ancora un optional, dove le leggi e le regole le dettano ancora i più forti. 
Qualche anno fa racimolò tutti i risparmi messi da parte con sacrificio e sudore nel continente nero e con l’aiuto delle figlie Lina, Katia, Patrizia e Maria aprì a Cercemaggiore un laboratorio per la produzione della pasta. Pasta fresca e prodotta artigianalmente che nel volgere di poco tempo ha raggiunto quote importanti di mercato e il cui nome, “Spighe Molisane”, è ormai conosciuto anche oltre i confini del Paese. Per Michele quel pastificio era motivo d’orgoglio. L’inizio, è ovvio, fu tutto in salita, ma lui faceva spesso la spola tra l’Africa e il Molise per seguire da vicino l’attività di famiglia. Poi la svolta. Ancora una sua intuizione: “La sagra del cavatello cercese”. Una mega festa di tre giorni che si svolge ogni anno a luglio in contrada San Vito e che attira più di 10mila persone. Pochi ma genuini gli ingredienti: i famosi cavatelli di Cercemaggiore prodotti da “Spighe Molisane”, ragù con carne macinata o carne di cinghiale, spezzatino, arrosto misto, ottima birra e buon vino. Ma non è tutto, perché nel novero delle innumerevoli iniziative Michele si era inventato anche un allevamento di cinghiali la cui carne viene utilizzata solo ed esclusivamente per la “sagra”. E poiché non esiste una festa senza musica, sempre lui, Michele, supportato e consigliato dalle adorate figlie, si metteva in moto – dividendosi tra l’Africa e il Molise – molti mesi prima per organizzare le tre famose serate. E non a caso a contrada San Vito sono arrivati artisti dal calibro di Orietta Berti, I Ricchi e Poveri, I Collage, Enzo Avitabile. 
Era ripartito da Cercemaggiore, dove era tornato per trascorrere qualche ora con le figlie, appena la scorsa settimana. L’intento era quello di fare una capatina in Marocco dal fratello e poi raggiungere la Repubblica di Guinea per coordinare i lavori che stava realizzando la sua ditta. Pare che già quando ha lasciato l’Italia non fosse proprio in perfetta forma fisica, ma nulla lasciava presagire un epilogo così tragico. Una volta giunto in Marocco Michele è stato ricoverato in ospedale. In Guinea non è mai arrivato. Un male fulminante – forse malaria – l’ha stroncato. 
Adesso i familiari sono in contatto con il consolato italiano in Marocco per tutti gli adempimenti necessari al rientro della salma in Molise.
Michele lascia un vuoto incolmabile in chi lo ha conosciuto. Sempre allegro. Amico degli amici. Persona dall’animo generoso. Aveva quel carisma che è di chi ha alle spalle l’esperienza maturata lontano da casa. Quel carisma che accompagna le persone che ne hanno viste e vissute di tutti i colori, quelli che lavorano sodo anche 14 ore al giorno senza distinzione tra sabati, domeniche e festivi. Quelli che con il loro sudore hanno fatto grande l’Italia anche in un periodo terribile come quello attuale. Quelli che pur di non arrendersi al destino della piccola regione hanno percorso migliaia di chilometri e poi sono tornati con un pugno di dollari per poter dire: ce l’ho fatta. Quelli che sfidano le regole di mercato, che mettono a rischio la pelle. Ma che lasciano un segno indelebile e un insegnamento per chi ogni giorno deve fare i conti per arrivare a fine mese.
Michele adorava le sue figliole. Oggi Lina, Patrizia, Katia e Maria piangono la prematura e improvvisa scomparsa di un padre che per cercare di dare loro un futuro migliore ha rinunciato alla vita. A loro, alla signora Vincenza e a tutti i familiari va il pensiero commosso della redazione di  Primo Piano Molise.

Commenta

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

*

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.