Proseguono le indagini tese a ricostruire i rapporti tra Elvio Carugno, il dirigente regionale in carcere per un ammanco di migliaia di euro nella casse della Regione Molise, ed altre persone finite nel registo degli indagati per alcuni “prelievi” sospetti effettuati presso lo sportello ‘Sprint’, di cui Carugno era direttore. Dopo il primo arresto (per un ammanco di 300mila euro), al dirigente era stata notificata una nuova ordinanza per aver emesso bonifici bancari per oltre un milione di euro in favore di soggetti fatti passare per imprenditori, che non avevano alcun titolo per accedere ai suddetti finanziamenti (i soldi, in particolare, erano vincolati al finanziamento di specifiche iniziative a favore dell’imprenditoria femminile). Nell’inchiesta sono indagate tre donne, “personaggi noti – scrive il Gip di Campobasso, Libera Maria Rosaria Rinaldi, nella seconda ordinanza di custodia cautelare – poiché, pur senza rivestire particolari qualifiche professionali, sono inserite, o lo sono state, nelle società riconducibili a Remo Perna”. A loro Carugno in qualità di titolare dello sportello ‘Sprint’ Molise ha fatto bonifici bancari per per oltre 400 mila euro, mentre uno più consistente, quasi 1 mln di euro, è stato emesso in favore di una società consortile amministrata dal figlio di Remo Perna, Francesco. Carugno e Remo Perna sono tra i 17 indagati nell’ambito dell’inchiesta sullo Zuccherificio del Molise. Il gip di Campobasso parla di Carugno come una “persona pericolosa e spregiudicata che utilizza il denaro pubblico per i suoi interessi personali”. Secondo gli inquirenti la somma sottratta dai fondi destinati all’internazionalizzazione delle imprese, attraverso vari stratagemmi, è ora di quasi un milione e mezzo di euro.