Stupore, incredulità e poi tanta tanta vergogna. Sono gli stati d’animo provati da tutti i cittadini onesti del Bel Paese, alla notizia dell’esplosione di una bamba davanti all’istituto professionale Morvillo-Falcone di Brindisi, che ha provocato la morte di una studentessa di 16 anni, Melissa Bassi, e il ferimento di altri cinque compagni. Stupore per i tempi, il luogo e le modalità con cui è avvenuta l’esplosione: poco prima delle 8, nell’orario in cui gli studenti si apprestavano ad entrare in aula, davanti ad una scuola intitolata a colui che è stato il simbolo della lotta contro la mafia (Falcone – e la moglie) e proprio nel giorno in cui migliaia di giovani si apprestavano a scendere in piazza a favore della legalità. Incredulità per un gesto vigliacco, che per certi versi allontanerebbe l’ipotesi della matrice mafiosa (al momento la più accreditata), perchè difficilmente la mafia sceglie i suoi obiettivi tra i bambini. Ma soprattutto, perchè nessun uomo degno di essere chiamato tale lo farebbe. E poi vergogna, tanta vergogna, per chi – nonostante l’innocenza dei ragazzi e quella dei loro genitori – quel gesto ha avuto la vigliaccheria di compierlo, mafioso o non. Oggi, l’Italia intera, Molise compreso, è unito nella tristezza e, nonostante il tentativo di mandare all’aria la giornata contro la mafia, scende in piazza per manifestare la sua voglia di legalità, la voglia di giustizia, la voglia di futuro. Alle 18 gli studenti sono scesi in piazza Prefettura a Campobasso, in piazza San Pietro Celestino ad Isernia e presso la villa comunale (Villa Maria) di Venafro. Sono scesi in piazza perchè non si può morire a scuola, saranno in piazza per dire no alla violenza cieca e criminale del terrorismo, per dire no alla mafia.

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